Martin Scorsese da tempo alterna il lavoro di regista a quello di promotore della memoria cinematografica. Ruolo appropriato per il più alto interprete della new wave americana che negli anni '70 risollevò le sorti cinematografiche di hollywood in crisi da incassi, generò un nuovo tipo di linguaggio, affrontò nuove tematiche, ma soprattutto cominciò finalmente per la prima volta anche in America a fare un cinema che avesse memoria di sè, che guardasse cioè al passato, che fosse conscio delle proprie radici e che si aggrappasse a queste per la messa in scena dei nuovi film.
Così dopo i due documentari, quello sul cinema americano e quello sul cinema italiano (uno più bello dell'altro) in collaborazione con la Philips Electronics, che deve promuovere i suoi nuovi televisori ultrapiatti, ha stilato un elenco dei dieci film che più hanno influenzato il suo modo di fotografare (un giro di parole per dire i film con la miglior fotografia), e siccome è un uomo serio (eccome se lo è!) ha fatto una classifica per i film americani ed una per i non americani.
Purtroppo non riesco a trovare le classifiche complete perchè l'articolo sta su Hollywood Reporter rivista a pagamento, tuttavia la Reuters da qualche film presente.
Così dopo i due documentari, quello sul cinema americano e quello sul cinema italiano (uno più bello dell'altro) in collaborazione con la Philips Electronics, che deve promuovere i suoi nuovi televisori ultrapiatti, ha stilato un elenco dei dieci film che più hanno influenzato il suo modo di fotografare (un giro di parole per dire i film con la miglior fotografia), e siccome è un uomo serio (eccome se lo è!) ha fatto una classifica per i film americani ed una per i non americani.
Purtroppo non riesco a trovare le classifiche complete perchè l'articolo sta su Hollywood Reporter rivista a pagamento, tuttavia la Reuters da qualche film presente.
Americani:
Cantando Sotto La Pioggia (1952, Singin' In the Rain, di Stanley Donen, Gene Kelly; fotografia di Harold Rosson): fondamentale passaggio dal musical in bianco e nero a quello a colori e soprattutto fondamentale fotografia per il suo modo di intendere il colore non come un elemento decorativo ma come parte stessa dell'azione.
Duello Al Sole (1946, Duel In The Sun, di King Vidor; fotografia di Lee Garmes, Ray Rennahan, Hal Rosson): chi conosce i documentari e i libri scritti da Scorsese sulla sua formazione personale sa che Duello Al Sole è stato per lui fondamentale tanto quanto i film di Ida Lupino.
Non Americani:
Scarpette Rosse (1948, Red Shoes, di Michael Powell, Emeric Pressburger; fotografia di Jack Cardiff): Ecco questa è sicuramente una delle punte estetiche più alte di tutto il cinema europeo. Una vera perla del cinema inglese, va anche oltre Scala al Paradiso sempre di Powell, per l'uso fortemente espressionista del colore e l'ardore ed il coraggio di andare oltre una messa in scena realistica seguendo le voluttà estetiche fino in fondo.
Il Fiume (1951, The River, di Jean Renoir; fotografia di Claude Renoir): una coproduzione India/Francia/Stati Uniti, che è passata alla storia per l'incredibile proprietà di Renoir di riuscire a far letteralmente scomparire la macchina da presa. Chi non capisce cosa si intenda per far scomparire la macchina da presa e non riesce ad immaginare come sia possibile che in un film sembri che la macchina da presa non ci sia è perchè non l'ha mai visto accadere.
L'Ultimo Imperatore (1987, The Last Emperor, di Bernardo Bertolucci; fotografia di Vittorio Storaro): un film tutto sommato trascurabile se non fosse per l'incredibile direttore della fotografia italiano, ma ancora di più io avrei inserito Ultimo Tango A Parigi dove le luci pastose che entrano dalle finestre socchiuse dell'appartamento dove si incontrano i protagonisti sono fondamentali anche più dei dialoghi.
Se qualcuno recupera la lista completa per favore me la faccia pervenire che quella sì che è una chiccona.
Cantando Sotto La Pioggia (1952, Singin' In the Rain, di Stanley Donen, Gene Kelly; fotografia di Harold Rosson): fondamentale passaggio dal musical in bianco e nero a quello a colori e soprattutto fondamentale fotografia per il suo modo di intendere il colore non come un elemento decorativo ma come parte stessa dell'azione.
Duello Al Sole (1946, Duel In The Sun, di King Vidor; fotografia di Lee Garmes, Ray Rennahan, Hal Rosson): chi conosce i documentari e i libri scritti da Scorsese sulla sua formazione personale sa che Duello Al Sole è stato per lui fondamentale tanto quanto i film di Ida Lupino.
Non Americani:
Scarpette Rosse (1948, Red Shoes, di Michael Powell, Emeric Pressburger; fotografia di Jack Cardiff): Ecco questa è sicuramente una delle punte estetiche più alte di tutto il cinema europeo. Una vera perla del cinema inglese, va anche oltre Scala al Paradiso sempre di Powell, per l'uso fortemente espressionista del colore e l'ardore ed il coraggio di andare oltre una messa in scena realistica seguendo le voluttà estetiche fino in fondo.
Il Fiume (1951, The River, di Jean Renoir; fotografia di Claude Renoir): una coproduzione India/Francia/Stati Uniti, che è passata alla storia per l'incredibile proprietà di Renoir di riuscire a far letteralmente scomparire la macchina da presa. Chi non capisce cosa si intenda per far scomparire la macchina da presa e non riesce ad immaginare come sia possibile che in un film sembri che la macchina da presa non ci sia è perchè non l'ha mai visto accadere.
L'Ultimo Imperatore (1987, The Last Emperor, di Bernardo Bertolucci; fotografia di Vittorio Storaro): un film tutto sommato trascurabile se non fosse per l'incredibile direttore della fotografia italiano, ma ancora di più io avrei inserito Ultimo Tango A Parigi dove le luci pastose che entrano dalle finestre socchiuse dell'appartamento dove si incontrano i protagonisti sono fondamentali anche più dei dialoghi.
Se qualcuno recupera la lista completa per favore me la faccia pervenire che quella sì che è una chiccona.
scusa stai parlando del regista che ultimamente ha girato Gangs Of Ny e the Aviator???? Di quello che sta girando il remake di Infernal Affairs, con Di Caprio ancora una volta...?
RispondiEliminail messaggio è chiaro, scorsese è morto negli anni 80, oggi c' è solo il clone rimbambito... come per De Niro...
sottoscrivo ciò che dice frankie..puntualizzando però lo splendore artistico delle mazzate che si danno in gangs of new york..per quanto riguarda la lista completa dei film...non vorrei sbagliarmi ma credo ci sia su parioli pocket..o era il giornalino del Gesù e Mario...
RispondiEliminafondamentale l'esperienza di Marco Sperduti, un direttore della fotografia che è considerato un genio.
RispondiEliminano. non è vero. è uno che ha fatto il direttore della fotografia con Jerry calà nei ragazzi della notte.tutto qua.non può averlo colpito.
RispondiEliminaho pensato che sarebbe bello passeggiare tranquillamente con martin per Little Itlay dove è cresciuto mentre lui mi parla di cinema e si ferma a parlare con i negozianti del più e del meno,"come sta lucia Brad?" chiede al vetraio, "ehi Tony era da un pò che non ti si vedeva"dice al fattorino, che bello, che bello sentirei di fare parte di un film; poi se c'è una sparatoria e lui muore tra le mie braccia sarebbe divino.Divino.
RispondiEliminaGangs Of New York un film mal riuscito, The Aviator un film mal concepito, per i nuovi lavori non mi esprimo. Ma Martin non è morto negli anni '80, c'è il bellissimo Al Di Là Della Vita del 1999, L'Età dell'Innocenza (1993) e Quei Bravi Ragazzi del 1990.
RispondiEliminammmh l' età dell' innocenza è OK...
RispondiEliminaQuei bravi ragazzi è OK...
Al Di La Della Vita.... A Valerio non è piaciuto per niente... Secondo me forse è l' ultimo suo film vero, però siamo anni luce dal vero Martin... E morto, mi dispiace, diciamo allora da metà degli anni 90... Ti dico solo che ormai va in giro a dire che Di Caprio è il nuovo Marlon Brando... E chiaramente impazzito....
Non si può dichiarare la morte di un regista in piena attività. E cmq secondo me Al Di Là della vita è un filmone, non ce l'ho per un errore di resgistrazione ma se mai lo rifaranno me lo tengo tutta la vita... E' stupendo!
RispondiEliminasecondo me ha un bel cast e una grande regia, tuttavia è un film che non parla di nulla, veramente di nulla.... Anche l' idea è originale, ciò non toglie il vuoto... E comunque io dichiaro la morte di un regista in piena attività, così come quella di un pittore, di un musicista, di un attore o di uno scrittore in piena attività.... Di esempi ce ne sono quanti ne vuoi....
RispondiEliminaNon sono daccordo perchè se un registaè in piena attivtà e no in tramonto di carriera può sempre tirare fuori il capolavoro, può sempre tornare a vette altissime. Anch'io vorrei dichiarare clinicamente morto Ridley Scott ma non lo faccio e mi aspetto di continuo il nuovo capolavoro.
RispondiEliminaRiguardo Al Di Là della vita è proprio questo il bello!!! E' un Taxi Driver più moderno, non c'è una trama lineare, è un viaggio nella sua disperazione, nei suoi sentimenti... e' fantastico! Affronta i classici temi scorsesiani del peccato e della colpa ma con linfa nuova, come se avesse ancora qualcosa da dire...
Aspetta voglio essere + preciso Scorsese rimane grande come professionista dell' immagine, sia Gangs che Aviator e pure Al Di là sono fottutamenente belli da vedere... Ma le sue idee sono morte secondo me.... Si limita a tirare a campare guadagnando lo stipendio.... Penso valga la stessa cosa per Ridley Scott, però lui lo ha detto papale papale....
RispondiEliminaInoltre la mia sensazione è che registi di questo calibro hanno ormai delle troupe con dei professionisti della madonna (Scalia o Ferretti...) e questo rende tecnicamente perfetti i loro prodotti... Ma le idee, la loro personalità come registi??? Anche Spielberg onestamente penso sia sulla buona strada..... Non so se mi sono spiegato bene....
in effetti ciò pone una bella domanda,quanto del talento dei veterani di una troup sta dietro la riuscita tecnica di film girati da registi ai limiti della senilità?
RispondiEliminaAllora risponderò prima a Frankie dicendo che non credo che le idee di Martin siano morte anzi, lui come tanti altri è un regista che non aveva UNA cosa da dire ma un'idea precisa di cinema da comunicare e lo fa in ogni film. Un modo personale di vedere la realtà, dei temi da approfondire film dopo film (la tribalità, la colpa e la redenzione, la santità e la carne) in quasi tutte le sue opere, e quand'anche queste non ci sono i film sono frutto di progetti che in origine hanno un senso. A me The Aviator non è proprio piaciuto, anzi ha fatto discretamente schifo ma l'idea alla base non era male, narrare la grandezza di un uomo derelitto per parlare ancora del binomio carne-spirito. Poi uno non può fare tutti capolavori.
RispondiEliminaPer rispondere a Mariolone poi dico che ci sono due correnti di pensiero quella americana e quella europea. Quella americana è la teoria dei sistemi: star system, studio system, genre system. Per la quale un film è il frutto dell'intelletto e dell'ingegno di più persone ognuna specializzata nel suo campo ed in una funzione specifica del suo campo (registi che fanno solo western, attori che fanno solo cattivi). Regista simbolo Jhon Ford.
La linea di pensisero europea viene teorizzata formalmente da Truffaut, Godard, Chabrol e gli altri critici dei cahiers du cinema negli anni '50, ed è la teoria dell'autore. Per questa teoria esiste l'autore, il metteur in scene, che è l'uomo dietro ogni decisione, l'uomo che segue il progetto del film dall'inizio alla fine, l'ha fatto partire lui per un suo desiderio e metterà bocca in tutto e su tutto, lasciando agli specialisti solo il lavoro manuale e tutta la responsabilità del film cadrà su di lui. Regista simbolo Alfred Hitchcock.
Negli anni poi le cose si sono chiaramente mischiate anche perchè la generazione della new wave americana anni '70 (Coppola, Lucas, Scorsese, Spielberg, Cameron...) aveva amato e si era formata sul cinema europeo tanto quanto su quello americano, così da assorbire la figura dell'autore, ed infatti loro lo sono, pur vivendo la dissociazione di lavorare dentro lo studio system. Di questo ne parla e bene proprio Scorsese nel suo documentario Viaggio Nel Cinema Americano.
Ho capito ma allora dov' è il problema secondo te? Com' è che fa una zozzeria peggio dell' altra, su idee che possono anche essere buone.....? Per favore non accetto risposte del tipo "E un momento passerà", stiamo parlando di film che sono costati follie...
RispondiElimina(Stesso discorso per Ridley Scott, con tutto che Hannibal e Black Hawk mi sono piaciuti molto.... e con tutto che sono 30 anni che lui alterna bei film ed enormi vaccate...)
Non ti dico che "E' un momento, passerà" forse non passerà mai ed è davvero un regista finito, ma non lo posso dire ora per due film sbagliati. E poi cmq non lo credo. Ci sono registi che esauriscono le cose da dire (secondo me Moretti ormai è finito) ma non credo sia il caso di Scorsese.
RispondiEliminaconcordo per moretti... Però quando penso che Scorsese vole fa Taxi Driver 2 (e De Niro è d' accordo?????!!!!) e che sta facendo quella nuova zozzeria con Di Caprio..... Se non è morto è in coma, come Ridley Scott...
RispondiEliminaAnch'io mi sento morire se penso a Taxi Driver 2, ma però non può non contare nulla quello che ha fatto in precedenza, se c'è uno a cui do fiducia è lui, uno che si può permettere di ventilare queste cose e godere ancora del beneficio del dubbio.
RispondiEliminafiducia che sta lentamente diminuendo.... beneficio del dubbio che si trasforma sempre + in paura...
RispondiElimina