Comincio col dire che con questo film Kusturica ha vinto il Leone d'oro per la miglior opera prima. Poi passo a precisare che il film vale. Come è facile intuire lo stile di Kusturica non si è ancora cristallizzato. Se già in Il Tempo Dei Gitani si cominciavano ad intravedere i kusturizismi, qui si intuiscono solamente, nella ricerca del soprannaturale e nella grottesca sequenza del cinema. Per il resto il film è di un genere che non amo, il genere "crescita e formazione sentimentale di un giovane in provincia sognando un futuro migliore". Nel caso specifico il futuro migliore che si sogna viene dalle canzoni italiane (Ventiquattromila baci) e la formazione sentimentale è in fondo convincente. Il punto è che Kusturica sa narrare, e allora anche un genere di film che solitamente odio mi convince, risvolti di trama o personaggi che altrove avrei odiato qui diventano subito convincenti. Lungo tutto lo svolgersi della trama si respira un senso di futile inutilità anche quando le situazioni sembrano volgere al meglio e la tristezza del giovane protagonista è incredibilmente empatica. In ogni inquadratura convince.
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