Oggetto inconsueto questo film di Milos Forman. Lontano dai toni della commedia a cui ci ha abituato e che spesso hanno fatto la fortuna dei suoi film in L'Ultimo Inquisitore analizza la vita di un uomo attraverso le vicissitudini della Spagna a cavallo della dominazione napoleonica.
Non è un film sull'inquisizione, nè un film sulla Spagna, nè tantomeno un film su Goya, mai come in questo caso si può parlare di un film di personaggi, dove lo sfondo storico è davvero uno sfondo, canovaccio utile a mostrare sfaccettature, contraddizioni e risvolti inaspettati.
Personalmente ho amato più altri lavori di Forman e mi sembra che la sua forza sia sempre risieduta nella capacità di far passare idee, concetti e sentimenti attraverso la messa in scena ironica. In questo caso rinunciando all'ironia tutto sembra più evidente e un po' forzato tuttavia ci sono delle idee interessanti e momenti degni del termine "cinema", anche per la presenza del carismaticissimo Bardem, ma rimangono colpi di coda che sembrano più che altro il frutto di una maestria soffocata dalla pigrizia.
In alcuni tratti Forman cerca di riprendere lo stile visivo di Goya (foto centrale) e applicarlo alle sue riprese, cerca di continuare il suo discorso sul potere e i potenti (in maniera non dissimile da come fa in Amadeus) e di utilizzare forme di messa in scena alternative per rendere la sordità del personaggio, ma non si va più in là del tentativo.
Non è un film sull'inquisizione, nè un film sulla Spagna, nè tantomeno un film su Goya, mai come in questo caso si può parlare di un film di personaggi, dove lo sfondo storico è davvero uno sfondo, canovaccio utile a mostrare sfaccettature, contraddizioni e risvolti inaspettati.
Personalmente ho amato più altri lavori di Forman e mi sembra che la sua forza sia sempre risieduta nella capacità di far passare idee, concetti e sentimenti attraverso la messa in scena ironica. In questo caso rinunciando all'ironia tutto sembra più evidente e un po' forzato tuttavia ci sono delle idee interessanti e momenti degni del termine "cinema", anche per la presenza del carismaticissimo Bardem, ma rimangono colpi di coda che sembrano più che altro il frutto di una maestria soffocata dalla pigrizia.
In alcuni tratti Forman cerca di riprendere lo stile visivo di Goya (foto centrale) e applicarlo alle sue riprese, cerca di continuare il suo discorso sul potere e i potenti (in maniera non dissimile da come fa in Amadeus) e di utilizzare forme di messa in scena alternative per rendere la sordità del personaggio, ma non si va più in là del tentativo.
concordo, è un film sullo sfondo storico dove i primi piani vanno tutti in secondo piano, dove la quinta diventa proscenio. ciao
RispondiEliminadiamine...
RispondiEliminaTutto quello che avevi detto finora mi avevo convinto a vedere il film.
Tuttavia, la recensione un po mi scoraggia...
A me invece onestamente sfugge proprio su chi/cosa sia il film. L'ho trovato sfilacciatissimo. La cosa peggiore girata da Forman.
RispondiEliminaNon mi è sembrato sfilacciato, più che altro volutamente arioso. Cmq la cosa peggiore è sicuramente Taking Off.
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