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29.4.07

Rashomon (id., 1950)
di Akira Kurosawa

E' sempre difficilissimo parlare di un film fondamentale come lo è Rashomon, opere indiscutibili sui quali è stato scritto e detto di tutto in tutti i modi.
L'incredibile cinema di Kurosawa compie il miracolo, anche più in là di I Sette Samurai e di Ran, più in là di tutto Rashomon non solo propone una struttura narrativa innovativa e destinata a diventare parte del cinema stesso, ma si concentra in una dimensione estetica che solo il racconto relega al margine e che invece è il cuore del film.
Il rapporto panico con la natura è il vero cuore del racconto nel racconto di Rashomon, i volti dei tre protagonisti sono continuamente velati dalle ombre della foresta (foto a destra), espediente per rendere l'afa con il bianco e nero mutuato da Marocco di von Sternberg, in più i forti rumori, gli insetti, la quiete e la primavera hanno un'importanza centrale in tutta la vicenda. E' la natura a scatenare l'ignoto ed insondabile accadimento.
Ma ancora anche le scene del racconto alla polizia (foto centrale) sotto un sole cocente e i racconti attorno al fuoco durante la pioggia (foto a sinistra). Rashomon si nutre di una dimensione estetica fortissima che attinge in primis alla natura.
Un film che riconcilia con tutto ciò che c'è nel cinema (anche con Ron Howard) e che riaccende il fuoco sacro dell'arte anche nel cuore più disilluso.

6 commenti:

  1. Anonimo5:02 PM

    "Un film che riconcilia con tutto ciò che c'è nel cinema (anche con Ron Howard)". Cosa intende signor GParker?

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  2. Intendo dire che queste punte così alte del cinema fanno bene a tutto il mezzo, nel suo complesso. Creano benevolenza, interesse e attrazione verso il cinema in sè e quindi (paradossalmente) anche verso i suoi exploit peggiori, come a parer mio sono i film di Ron Howard.

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  3. Anonimo6:27 PM

    A parole tue, sei un genio.
    Ciao signor GParker.

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  4. beh, meglio di niente.

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  5. Anonimo8:04 AM

    Non è vero.
    "Niente" non è male....

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