Ho i miei pregiudizi. Il che non vuol dire che certi film non li vedo o li valuto a prescindere, ma semplicemente che prima di entrare in sala mi faccio sempre un'idea di come sarà il film in questione e tra i miei pregiudizi ci sono i film africani, quasi sempre figli minori del cinema autoriale europeo (parlo chiaramente per quella minoranza che arriva sui nostri schermi). Assoggettati al nostro modo di mettere in scena e quasi sempre molto prolissi, non ne ho mai visto uno che fosse veramente convincente dall'inizio alla fine.
Dunque avevo i miei pregiudizi anche prima di Il Grande Match che, per quanto diretto da uno spagnolo, ha in locandina il deserto e da subito si propone con un'estetica nordafricana. Invece mi sbagliavo (del resto poi scopro che non è africano...).
Il Grande Match è molto intelligente e molto divertente, sfrutta (non con troppa abilità) dei non-attori per raccontare con il necessario realismo tre paradossali odissee che vengono compiute nello stesso momento in tre posti sperduti del mondo per vedere la finale della coppa del mondo del 2002.
Il centro non è tanto la passione per il calcio che contagia tutti, quanto il bisogno di emozioni e di riconoscersi in qualcosa. Gli aborigeni brasiliani che vanno a caccia con la lancia e la maglia di Ronaldo (geniale quello che ha sulla schiena tatuato il numero 9) come i tuareg disposti a tutto per vedere la partita, anche in condizioni proibitive (e quasi commovente quello che ha la possibilità di andare a fare un provino per il Newcastle).
Ma al di là di tutto mi ha sorpreso come Il Grande Match sia sinceramente divertente, non potendo nemmeno contare su bravi attori, ma semplicemente sfruttando il ridicolo intrinseco di certe situazioni con un umorismo tipicamente europeo.
Dunque avevo i miei pregiudizi anche prima di Il Grande Match che, per quanto diretto da uno spagnolo, ha in locandina il deserto e da subito si propone con un'estetica nordafricana. Invece mi sbagliavo (del resto poi scopro che non è africano...).
Il Grande Match è molto intelligente e molto divertente, sfrutta (non con troppa abilità) dei non-attori per raccontare con il necessario realismo tre paradossali odissee che vengono compiute nello stesso momento in tre posti sperduti del mondo per vedere la finale della coppa del mondo del 2002.
Il centro non è tanto la passione per il calcio che contagia tutti, quanto il bisogno di emozioni e di riconoscersi in qualcosa. Gli aborigeni brasiliani che vanno a caccia con la lancia e la maglia di Ronaldo (geniale quello che ha sulla schiena tatuato il numero 9) come i tuareg disposti a tutto per vedere la partita, anche in condizioni proibitive (e quasi commovente quello che ha la possibilità di andare a fare un provino per il Newcastle).
Ma al di là di tutto mi ha sorpreso come Il Grande Match sia sinceramente divertente, non potendo nemmeno contare su bravi attori, ma semplicemente sfruttando il ridicolo intrinseco di certe situazioni con un umorismo tipicamente europeo.
avendo letto questa recensione, me lo sono guardato ieri sera, a letto, in chiusura di un bel weekend con parenti e amici e famiglia.
RispondiEliminaBello addormentarsi con il sorriso sulle labbra.
Ed il pensiero che, per fare una roba simile, gli italiani hanno fatto 4-4-2.... triste e moralista come solo i film italiani sanno essere.
PS ... le contrattazioni sulle mezze pagine di Playboy erano impagabili!