Proprio in un periodo in cui ci sono stati dei dibattiti con altri cineblogger sull'opportunità di influenzare un giudizio su un film dall'ideologia di cui quel film si fa portatore, ho visto questo In Nome Di Dio, di Ford, una parabola cristianissima incentrata su pentimenti, redenzioni e nuovi inizi.
Ma se per i film attuali è sempre difficile riuscire a non farsi influenzare dal fastidio provato per una trama che propugna una visione ideologica del mondo, per il cinema passato c'è come uno sguardo benevolo portatore quasi di tenerezza nei confronti di qualsiasi ideologia. In sostanza non dà fastidio il cristianesimo conservatore di John Ford, nemmeno nei suoi momenti più beceri, anzi il racconto per metafore, analogie e allegorie di un nuovo Natale e di un ritorno del figliol prodigo sono anche più teneri e commoventi.
Certo rimane uno stile narrativo unico, e un'abilità nel giocare con le aspettative dello spettatore dai quali non si può prescindere. Fosse stato raccontato peggio il film sarebbe potuto anche essere inguardabile per come continuamente ammicca ad una visione cristiana della vita, unica dimensione possibile per una vita morale. Ma il sapersi giostrare tra le diverse dimensioni di un racconto (dalla grande epica degli inseguimenti lanciati a cavallo alle raffinatezze da western psicologico) rendono In Nome Di Dio un film completo e complesso, lontano da qualsiasi possibile banalizzazione ideologica.
Spettacolare anche stavolta la partecipazione di Ward Bond (sempre di più il vero valore aggiunto del cinema americano classico), uno sceriffo semplice e bonario ma astutissimo.
Ma se per i film attuali è sempre difficile riuscire a non farsi influenzare dal fastidio provato per una trama che propugna una visione ideologica del mondo, per il cinema passato c'è come uno sguardo benevolo portatore quasi di tenerezza nei confronti di qualsiasi ideologia. In sostanza non dà fastidio il cristianesimo conservatore di John Ford, nemmeno nei suoi momenti più beceri, anzi il racconto per metafore, analogie e allegorie di un nuovo Natale e di un ritorno del figliol prodigo sono anche più teneri e commoventi.
Certo rimane uno stile narrativo unico, e un'abilità nel giocare con le aspettative dello spettatore dai quali non si può prescindere. Fosse stato raccontato peggio il film sarebbe potuto anche essere inguardabile per come continuamente ammicca ad una visione cristiana della vita, unica dimensione possibile per una vita morale. Ma il sapersi giostrare tra le diverse dimensioni di un racconto (dalla grande epica degli inseguimenti lanciati a cavallo alle raffinatezze da western psicologico) rendono In Nome Di Dio un film completo e complesso, lontano da qualsiasi possibile banalizzazione ideologica.
Spettacolare anche stavolta la partecipazione di Ward Bond (sempre di più il vero valore aggiunto del cinema americano classico), uno sceriffo semplice e bonario ma astutissimo.
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