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17.4.09

Antipirateria - Parte Uno: il plastico di Cogne

La FAPAV ha presentato ieri i dati della prima ricerca sulla pirateria audiovisuale mai fatta in Italia. Sono dati molto interessanti rilevati con più di 2000 interviste su un campione rappresentativo intervistato a domicilio. Qui potete leggere tutto il report e vedere anche un paio di grafici.
Vi linko un articolo esterno perchè non mi va di dilungarmi sui pur meritevoli dati. Preferisco parlare della seconda rilevazione fatta quella qualitativa, mirata a comprendere la psicologia e il comportamento del pirata.
Il video allegato è un'intervista fatta da me al numero uno della FAPAV su questa storia e sui molti dubbi e contraddizioni sollevati dal report. Vi avverto che è abbastanza inutile vederla se prima non avete qua sotto le incongruenze e le esasperazioni rilevate (sì, l'ho postata in alto per mettervi curiosità).

I dati qualitativi sono stati ottenuti con interviste fatte a bambini, adulti e teenager (tenendo dunque fuori la fascia 20-30, a detta loro cruciale).

9 commenti:

  1. carlito5:44 PM

    Sono distanti anni luce....
    universi paralleli io credo

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  2. complimenti per l'incalzante intervista

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  3. grazie
    se ci riesco metto anche quella più arrembante e incasinata a Virzì in mezzo ad altre persone

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  4. Alla fine questo è uno schema di discussione abbastanza classico. Si comincia con il cercare di quantificare il danno, poi appena si contestano i dati e tu ti metti, per così dire, a fare i conti in tasca agli autori lui giustamente ti risponde: "sì, ma io ho la legge dalla mia e voglio che sia fatta valere". E che gli vuoi dire...

    Sul fatto del "recupero" dei soldi dai provider (che lucrano certamente sulla situazione di impunità della pirateria) devo dirmi d'accordo con questo signore. Non la trovo una cosa sensata e nemmeno pulita: se un autore vuole entrare in un mercato simile va bene, ma bisogna continuare a tutelare tutti gli autori che vogliono vendere in maniera tradizionale e non vogliono vedere il loro prodotto piratato.

    Poi non ho capito bene la tua obiezione sul coinvolgimento dei provider nel modello francese. Per forza di cose c'è bisogno della loro collaborazione.
    Capisco che tu così vedi i provider diventare una specie di emanazione dell'esecutivo o delle forze di polizia, ma sinceramente la cosa non mi turba più di quanto mi turbi sapere che il mio provider oggi in questo momento è in grado di vedere tutti i dati che io scambio in connessione non criptato. Mi devo fidare.

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  5. Discorso simile per la musica, direi.
    Io, da consumatore massiccio, suonatore e scritore di musica (ma puramente casalingo...manco semi-professionista), mi ritrovo ad ascoltare musica in tutte le maniere, ho ascolti spesso pessimi, solitamente nella media.
    Ma ho una fame di musica e di arrangiamenti tale che non mi faccio scoraggiare se non dalle più insensate compressioni audio o registrazioni pirata.

    Ed ogni volta mi viene in mente il raccontino di mio padre su un suo amico che, all'alba dell'HiFi, lo convocò per fargli ascoltare il suo impianto stereo, mettendo sul piatto un vinile su cui non era era registrato nulla: "Senti? Non si sente nulla!"

    Paolo

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  6. Fabio: il punto è che il provider non deve andare appresso ai suoi utenti ma appresso a chi manda. Se può o vuole controllare i dati in download può farlo anche per quelli in upload.

    Paolo: concordo

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  7. @gparker

    Giuro che non ho capito il problema.

    Io dicevo che già adesso i dati che io scambio (in uscita o in entrata indifferentemente) viaggiano attraverso la rete del mio ISP in chiaro. Il mio ISP ne dispone: anche se presumo che non ci sia un umano che li vada a sbirciare prendo atto che la rete funziona così. Quella attuale è quindi una privacy molto sui generis.

    Se si dovesse mettere in piedi il modello di legge francese ipotizzo che verrebbero adottate delle euristiche automatiche per determinare se il dato che sta scambiando l'utente è roba coperta da copyright oppure no (come quelli testati da google, di cui ci hai parlato tu tempo fa), riservando un eventuale intervento umano solo per le verifiche dei "positivi".

    Un sistema di questo genere sinceramente non mi sembra che sposterebbe di molto l'attuale condizione della mia privacy. Attualmente i provider maneggiano già la totalità dell'informazione riguardo i miei dati per farli viaggiare nella loro rete. Nel sistema ipotizzato l'unica cosa che si aggiungerebbe è che da questi dati si tenterebbe di ricavare un'informazione di positivo/negativo circa un comportamento illegale (ma sarebbe lo stesso per un'euristica anti-virus, per fare un esempio).
    Alla fine, almeno per l'utente che rimane nella regolarità, la modifica della condizione della privacy è risibile.
    Per l'utente che si rende protagonista del comportamento illegale invece no, ma è normale per un cittadino che viene sottoposto ad un accertamento di legge.

    Insomma, io credo che definendo bene il processo, le responsabilità e le autorizzazioni non sia difficile fare una legge che fa funzionare un sistema simile senza collidere con i principi basilari del nostro ordinamento. Ricordiamoci che stiamo sempre parlando di una legge nuova

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  8. Secondo me la differenza è che ci sono dei dati che passano e lasciano una traccia ma che nessun umano guarda e dati che sono passati ad un organo che può anche essere la polizia senza che ci sia presunzione di reato, cioè controllandoli tutti.

    Anche le società telefoniche vedono il tuo numero e quelli che chiami però poi addirittura li nascondono nella tua bolletta!

    Quello che dicevo io invece è che comunque non si deve indagare quello che scaricano gli utenti ma semmai quello mettono in circolazione. Che è la differenza tra consumo e spaccio.

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  9. Secondo me la differenza è che ci sono dei dati che passano e lasciano una traccia ma che nessun umano guarda e dati che sono passati ad un organo che può anche essere la polizia senza che ci sia presunzione di reato, cioè controllandoli tutti.Bè, se si fa una cosa simile a quella che ho descritta io dovrebbe andar bene.
    Finché il controllo automatico non dà un positivo i tuoi dati hanno la stessa vita che avevano prima e non finiscono in mano a nessuno.

    Diversamente può partire un accertamento.

    Comunque dobbiamo pur renderci conto che questo illecito/reato di cui si parla è qualcosa che investe comunque la sfera privata (che film guardo, che musica ascolto). Il tentativo di individuarlo e limitarlo non può che avere delle ricadute in questo senso.

    Se no diventa davvero impossibile da perseguire e si può solo tollerare o combattere con strumenti del mercato.

    Quello che dicevo io invece è che comunque non si deve indagare quello che scaricano gli utenti ma semmai quello mettono in circolazione. Che è la differenza tra consumo e spaccio.Ah, ecco. Non l'avevo capito.
    Non è un problema tecnico comunque.

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