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16.3.10

Chloe (id., 2010)
di Atom Egoyan

POSTATO SU
Amanda Seyfried contrapposta a Julianne Moore, tradizione e stranezza, due modelli di bellezza che sono nel film due modelli di vita e di etica. Atom Egoyan su questo sembra incastrarsi, su come l'etica e i valori siano opinabili e impossibili da conoscere realmente tanto quanto gli accadimenti.

C'è una moglie, bella ma non più giovanissima (Moore) che sospetta che il marito, la cui bellezza aumenta di anno in anno (Liam Neeson) la tradisca con qualche giovane studentessa. Rosa dai dubbi chiede ad una prostituta dal fascino giovanile (Seyfried) di far finta di mostrare il fianco casualmente ad un abbordaggio del marito. Per vedere come si comporta.
Pessimo errore.

Tra interni di una borghesia altissima e raffinata fino all'eccesso, fino cioè alla spersonalizzazione e alla dispersione umana (la casa gigante e trasparente che paradossalmente nasconde invece di mostrare) ed esterni ruvidi fatti di orti botanici e caffeterie, i tre personaggi si muovono per lo più fuoriscena. Tutti i momenti topici sono raccontati e dunque filtrati dal giudizio e dal punto di vista del personaggio che li narra, mentre gli alterchi, le litigate e le discussioni avvengono davanti allo spettatore senza mediazione alcuna che non sia del regista. L'obiettivo è spiazzare dire cose che forse sono vere e forse no per affermare che verità non ce ne sono mai.

Atom Egoyan trova una strada tra ossessioni comuni e avvincenti anche per lo spettatore meno intellettualmente esigente e suggestioni alte (pure troppo), per accontentare con stile le due anime del pubblico. Dà un colpo al cerchio e uno alla botte tenendosi a metà strada tra il genere, l'azione e i colpi di scena di Attrazione fatale e le rarefatte atmosfere del cinema sentimentale europeo. Il risultato non brilla da nessuna parte ma è indubbiamente riuscito. Forse l'azione non fa per lui ma il dramma da camera sicuramente.

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