In pochi lo sanno o lo possono ricordare ma questo blog, nato nel 2005, all'inizio molto parlava di Banksy, allora non eccessivamente noto (o quantomeno noto abbastanza perchè l'eco delle sue gesta arrivasse fino a me), si raccontavano spesso le notizie più clamorose, gli emuli più improbabili, la forza della sua street art ecc. ecc. Poi è diventato notissimo e si è smesso di ripetere cose che si trovavano anche sui giornali online.
Arriviamo così al film, uscito in Italia direttamente in DVD qualche settimana fa e finalmente recuperato.
Una volta tanto arrivare tardi ha un vantaggio. Il film di Banksy, che nessuno potrà mai provare essere stato fatto davvero da lui ma se non altro ufficialmente attribuito a lui, racconta di un altro street artist che nasceva documentatore della street art. Dunque all'inizio si racconta di come nasca questa forma d'arte attraverso 3-4 figure fondamentali (tra cui lo stesso Banksy), poi la storia diventa tutta centrata sul documentatore che cominciare a fare l'artista con un certo successo. Tutto vero o quasi. Thierry Guetta è davvero uno street artist adesso, le sue opere esistono e sono vendute sul serio, anche se nessuno sa fino in fondo quanto questa storia sia reale o un'immensa montatura di Banksy stesso. Anche perchè le opere di Guetta non sono poi così lontane da quelle di Banksy, solo più brutte.
Il documentario non è eccezionale, in certi punti noioso e non offre un punto di vista sullo sviluppo del movimento che valga la pena essere narrato. Ha dei retroscena e dei dietro le quinte divertenti se si è stati appresso alle gesta di Banksy (come mise il detenuto di Guantanamo a Disney World e via dicendo) ma ha un valore più alto se lo si intende come l'ennesima truffa banksiana.
Praticamente "fermo" da quando è diventato noto, lo street artist per antonomasia degli ultimi anni ha sempre mirato a disegnare il cinismo di qualsiasi forma di sfruttamento commerciale, e il racconto improbabile dell'artista Thierry Guetta non può non lasciare il dubbio che esso stesso sia un'opera d'arte con la quale parlare della stupidità e dell'effimero che si cela dietro il mondo dell'arte commerciale, l'arte valutata e con lo scontrino attaccato. O l'arte comprata al supermercato come si vede in una delle locandine di Exit Through The Gift Shop e come dice il titolo.
Poi un giorno si dovrà parlare a lungo di come mai i documentari più interessanti di quest'era d'oro del documentarismo siano quelli in cui si dicono falsità.
Ho realizzato solo ora il senso del titolo...
RispondiEliminaGrazie.
Per me, comunque, il film è l'ennesima opera d'arte/denuncia/beffa di Banksy.
E se sul serio le opere di T.Guetta sono vendute [e acquistate] il messaggio è ancora più forte.
o quantomeno uno dei possibili sensi...
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