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15.1.12

La Talpa (Tinker, tailor, soldier, spy, 2011)
di Tomas Alfredson

Prendere Tomas Alfredson e fargli dirigere l'adattamento di un classico di LeCarrè è stata una scelta di quelle che fanno la differenza tra una produzione arruffata e una smaliziata. Il regista di Lasciami Entrare infatti non cambia il suo stile ma declina il gelo e l'ermetismo interiore dei vampiri svedesi al mondo delle spie inglesi. 

Ferma restando un'ambientazione d'epoca non troppo differente dal film che l'ha reso noto, il passaggio tra le due storie è radicale solo su carta, perchè in realtà il modo di porsi di ogni personaggio di fronte alle scelte che vive, ai problemi che gli si presentano e alla rivoluzione della propria vita che il contesto impone è sempre il medesimo. 
Così quello che succede alla fine è che La Talpa è evidentemente un film di spionaggio realizzato senza alcuna sudditanza verso i capisaldi del genere, che replica le classiche ambientazioni da guerra fredda senza rifarsi ad altre opere ma battendo una via al tempo stesso moderna e tradizionale. Ovvero tradizionale nello svolgimento ma moderna nelle dinamiche, nei tempi e nel modo in cui l'immagine impatta sui volti impassibili.

Non è certo un film semplicissimo da seguire La Talpa, storia narrata con ricercata complessità, che spazia tra tempi diversi, tra personaggi che di lavoro mascherano le loro intenzioni ma che, davvero come nei casi migliori, sa condensare quando serve il cuore del film in un'immagine sola. Un tradimento (matrimoniale) che cambia una vita intera e sconvolge l'uomo impossibile da sconvolgere e al tempo stesso il pubblico. 
La Talpa è un film che pur non confidando totalmente sulla sceneggiatura (e vista la provenienza sarebbe anche stato legittimo) sa costruire con calma ogni svolta, ogni acmè narrativo e ogni scena madre, in una maniera che gli consente di non doverle sottolineare con cafonaggine.
L'economia di messa in scena (che si traduce in un montaggio essenziale, luci sempre uguali e recitazione in levare) di Alfredson a tratti fa paura.

7 commenti:

  1. Premetto che non conosco Alfredson e non ho letto il libro di LeCarrè.
    Premetto anche che nonostante fosse chiaramente un film "da maschi" (per me i film si dividono in due fondamentali macrocategorie appunto quelli "da maschi" e quelli " da femmine"), avendo visto il trailer ero ben disposta nei confronti del film e con aspettative non banali. Premetto anche che esteticamnete il film è perfetto: avevo letto che si sente l'odore della polvere sugli scaffali e sulle scrivanie, vedendolo ed è vero, i colori seppiati,le immagini sgranate, gli attori perfetti nei loro ruoli anche se ahimè tutti molto invecchiati, le ambientazioni gli arredi, tutto perfetto. Ma la storia? Non tanto la sceneggiatura, proprio la storia dov'è? A parte la scena finale davvero commovente e illuminante, la trama dov'è?

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  2. Come dov'è? L'intreccio è grosso e ingarbugliato, l'indagine occupa tutto il film. Ci sono inganni, tentativi e doppigiochi a iosa. Non capisco che intendi per "trama"...

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  3. non mi sono spiegata bene scusa. intendo dire che mai per tutta la durata del film mi sono sentita coinvolta nelle indagini. Che l'individuazione del "colpevole" non è stato un colpo di scena nè lo sarebbe stato se il colpevole fosse stato un altro qualsiasi dei sospettati. Che tutto è svelato negli ultimi minuti, ma che non si tratta di una vera rivelazione quanto piuttosto della spiegazione dei fatti. Che il continuo salto temporale in avanti e indietro non aiuta la comprensione degli eventi nè l'empatia con i personaggi. Non ho trovato spessore nella descrizione dei protagonisti che restano soltanto accennati. Alla fine un colpevole vale l'altro. Questa è stata la mia impressione.

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  4. Si, il colpevole poteva essere chiunque ma io questa cosa l'ho trovata un pregio, cioè che anche lo svelamento sia parte di quell'atmosfera indecifrabile in cui tutto è confuso e nulla è netto. Alla fine a tradire potrebbe essere chiunque di quegli esseri umani dal più vicino al protagonista fino al più lontano e non cambierebbe niente!

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  5. Anonimo10:55 AM

    Secondo me era chiarissimo lo svolgimento degli eventi e il salto temporale non erano per niente ingarbugliati, a me è piaciuto e devo dire che non è vero che chiunque fosse stato il colpevole sarebbe stato uguale... Durante il film ci sono stati vari segnali che indicavano chi fosse tanto che l' avevo capito... La foto con loro due assieme (l' unica che mostrano), il fatto che alla festa è l' unico che non canta contro la Russia, il fatto che ha una relazione con la donna del protagonista ma soprattutto il fatto che l' amico si "lega" al bambino che si chiama Bill!

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  6. Anonimo10:57 AM

    Ah dimenticavo anche il fatto che è l' unico che quando ci Circus viene "ripulito" resta quindi è l' unico che è sempre stato ai vertici!

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  7. quello che volevo dire è che ad un certo punto più della trama (cioè di chi è colpevole) importa il mondo che racconta, cioè lo scenario in cui questi uomini si muovono.

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