Il cinema di genere spagnolo degli ultimi anni sta conoscendo una fase di espansione così potente da arrivare a toccare anche generi prima sconosciuti come la fantascienza introspettiva, ma è così vessato da una vena horror particolarmente prolifica che questa sembra contaminare tutto. Così anche Eva, dramma a sfondo intelligenza artificiale, si apre con una sequenza che sembra suggerire l'orrore e non disdegna riprese dall'elicottero su immensi campi innevati che ricordano le fobie migliori.
In realtà poi l'opera di Kike Maillo, tradisce quasi subito queste promesse, ha uno statuto autonomo forte e nel resto della sua durata non flirta con l'horror come all'inizio ma racconta di un futuro che sembra prossimo per come mette in scena automobili, abbigliamento e costumi eppure è evidentemente remoto per la presenza massiccia di automi nella vita di tutti i giorni. I robot utilizzati quasi da tutti sono assistenti con scarsissima intelligenza, ottimi esecutori di ordini e, nei casi più avanzati, bravi imitatori di emozioni. Il protagonista è uno dei più brillanti scienziati che lavorano nel campo della generazione di robot con sentimenti, il cui obiettivo è studiare una bambina da utilizzare come modello per una nuova intelligenza artificiale emotiva.
Se solo Maillo non fosse così attaccato a trovate carine ma sostanzialmente futili, come la visualizzazione ad ologramma delle emozioni umane interpretate dal computer, e non indugiasse eccessivamente nel rapporto tra lo scienzaito e la bambina (interpretata da Claudia Vega, straordinariamente simile per fisionomia e atteggiamento alle sorelle Fanning, ormai modello della miglior recitazione infantile), forse Eva avrebbe avuto il tempo di applicare le sue buone idee visive (il film è tutto ambientato in una cittadina innevata e in esterni ovattati) ad un dilemma più alto di quello meramente pinocchiesco.
Quando verso la metà del film le carte principali sono ormai tutte sul tavolo ed è ora di giocare la partita facendole interagire Eva sembra perdersi appresso agli elementi meno interessanti e il suo mettere in scena tutto ciò con abilità, rende ancora più scottante la sensazione di aver perso una buona occasione per un film di fantascienza europeo di valore.
RispondiEliminavery good comment