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1.10.12

Gente interessante che dice cose interessanti - Jacques Audiard

Raramente capita di fare interviste interessanti, in cui l'intervistato è disponibile, loquace e in grado di esprimere concetti interessanti. Quelle rare volte che capita vale la pena riportarle per intero.
Arriva, si siede, poggia il suo Fedora sul tavolo e chiede se può accendersi la pipa. Spesso i registi assomigliano ai film che fanno, alla stessa maniera con la quale i padroni di cani alle bestie che possiedono. Jacques Audiard sembra uscito da un film di Jacques Audiard.
Figlio d’arte (il padre ha scritto metà del miglior cinema francese) e ottimo scrittore prima che regista, forse è uno dei più grandi cineasti in attività, di certo uno dei più sottovalutati. Un sapore di ruggine e ossa è il suo sesto capolavoro.

Da dove viene Un sapore di ruggine ed ossa?
Da una raccolta di racconti di Craig Davidson intitolata “Rust and bones”, sono storie che parlano della barbarie dopo la crisi, individui sprovvisti di tutto che hanno solo il corpo come merce di scambio gli uni con gli altri e questo ovviamente si lega alla nascita di un amore e alla loro capacità di amarsi.
Certo detto così è molto semplice ma questa è proprio la difficoltà di adattare questi racconti, riuscire ad arrivare a questa semplicità da “boy meets girl”.

Siamo però lontani dalla brutalità di Il profeta?
Si quel film era un caso particolare, ma anche questo in un certo senso lo è. E’ vero che è più delicato ma la vera novità, almeno per me, è stato lavorare con un attrice su di un corpo femminile, avevo davvero la voglia di filmare un volto o un corpo di donna nell’universo di Davidson.

Non era capitato già in Sulle mie labbra?
E’ vero che nel mio cinema ci sono spesso personaggi cui manca qualcosa, eppure il parallelo con Sulle mie labbra io l’ho notato solo in sala di montaggio. E quando l’ho accennato alla mia montatrice lei mi ha risposto: “Ma sei cretino o cosa?? E’ evidente!”.

Aveva da subito in mente Marion Cotillard?
No. In realtà quando scrivo non penso agli attori che interpreteranno i ruoli, lo faccio solo quando finisco di scrivere. Non conoscevo molto il lavoro di Marion, ma di certo ci sono 2-3 momenti di La vie en rose che mi erano rimasti impressi e avevo creato in me l’interesse a lavorare con lei. Trovo sia un’attrice con un melange straordinario di virilità e femminilità. Quando la vedo recitare ha qualcosa che richiama le grandi attrici del cinema muto nella sua espressività.


6 commenti:

  1. Udo Kier1:28 PM

    Che colpo!
    Ma è così breve perchè lui poi è scappato via?

    Complimenti per la qualità delle domande, Mr GParker

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  2. E' così breve perchè purtroppo era tutto in francese quindi ci vuole il doppio del tempo. Fai domanda e poi l'interprete traduce. Lui parla, poi l'interprete ripete tutto.

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  3. Udo Kier5:34 PM

    E' davvero così francese quell'uomo, da non fare l'intervista in inglese???

    A me sembra assurdo

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  4. Secondo me funziona più che lui arriva in Italia e l'ufficio stampa italiano gli fa trovare l'interprete per il francese (che è logico) a quel punto lui,che pure è francese, parla in francese.

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  5. Che mito. Visto per caso ieri il profeta (che ci vuoi fare se sono sempre sul pezzo!). Certo che un film brutto non gli riesce nemmeno per sbaglio.

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