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13.2.13

The necessary death of Charlie Countryman (id., 2013)
di Fredrik Bond

CONCORSO
BERLINALE 2013
PUBBLICATO SU 
Dovrebbe essere una favola adolescenziale, un racconto rapido e allucinato da colori molto saturi, inquadrature al ralenti che prendono in giro il ralenti e una costruzione a flashback (si parte con Charlie appeso ad un passo dalla morte e si torna indietro per capire come ci sia arrivato), con un umorismo che consente a Fredrik Bond di far resuscitare i morti, apparire fantasmi e mettere a discutere il protagonista con diverse "presenze", senza che questo sia poi molto importante nel film. L'importante in Charlie Countryman è il ritmo, la velocità espositiva, la rapidità con cui si succedono eventi e situazioni paradossali, l'unico modo per far passare in secondo piano qualsiasi implausibilità e variazione allucinata.

Peccato che poi non sempre il ritmo delle corse per Bucarest sia a livello della necessità. La storia di Charlie che va a trovare se stesso in Romania, inviato dal fantasma della madre morta, e invece trova l'amore e la mafia (due cose che come è noto non vanno d'accordo), ha più di una battuta d'arresto, più di un momento in cui il grande affanno di Shia LaBeouf per mantenere vivo un film che non deve mai fermarsi, cede, e allora la testa comincia a pensare. E quel che pensa è che poco ha senso in questo film e gli unici momenti veramente godibili forse sono proprio quelli demenziali, in cui l'umorismo è la sola finalità.

Quando invece Fredrik Bond vuole fondare un romanticismo moderno sulle basi del classico incontro rivelatore e del ragazzo inadeguato pronto a tutto per conquistare una donna di cui è perdutamente innamorato ma che pare assolutamente irragiungibile per lui (qualcuno ha contato a quanti ruoli così è arrivato Shia LaBeouf?), The necessary death of Charlie Countryman si rivela inconsistente e inadeguato, come una matricola che vuole sedersi da pari al tavolo degli studenti dell'ultimo anno.

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