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27.11.17

Tito E Gli Alieni (2017)
di Paola Randi

FESTA MOBILE
TORINO FILM FEST
Cosa ci faccia Valerio Mastandrea in questo specie di mash up tra la commedia italiana locale (quella dove le persone vivono piccole esistenze, strambe e lontano da tutto, autentiche e tenerissime nella loro marginalità) e il film di alieni della Disney degli anni ‘60, non è chiaro. Tito E gli Alieni è una specie di avventura kitsch desertica che si comporta come un cartone animato, che fa fare “bip” ai computeroni che sembrano i robot di Il Pianeta Perduto, e li mette a confronto dei bambini napoletani svegli e vitali (indovinate chi vincerà?).

Sembra la consueta operazione di dissacrazione all’italiana, andare in America, nel deserto, a girare una contromitologia dell’Area51 e del rapporto con gli alieni, in cui tutto ciò che nel cinema americano è serio, qui è distrutto e dissacrato dall’arrivo dei bambini napoletani, nipoti dello scienziato Mastandrea che cerca di ascoltare le comunicazioni dall’universo ma non è capace di stare appresso a loro due, affidatigli dopo la morte del padre.
Alla fine il cuore e la tenerezza italiana (o meglio: napoletana) vinceranno sia sui militari americani ottusi che sulla scienza. Ma soprattutto sarà l’amore a trionfare.

Mastandrea è così fuori luogo in questo film che fa male, è così fuori posto in questa specie di brutto cartone animato con attori dal vero, fotografato con i colori molto saturi, da apparire come in un Purgatorio per qualche peccato commesso chissà quando.
In Tito E Gli Alieni infatti a fronte di una ricercatezza formale di facciata le parti di commedia si affidano ai localismi e alle battute in dialetto dei bambini in trasferta, i momenti sentimentali sono trattati con l’amore per il piccolo, delicato e fuori dagli schemi del cinema indie più banale statunitense e alla fine, il grande obiettivo finale, cioè l’elaborazione di un lutto per tutti (di morti nel passato dei personaggi ce ne sono a frotte) sarà occasione per un incontro ravvicinato di inventiva raccapricciante.

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