Michele Placido che fa un buon film... E chi l'avrebbe mai detto?
Colmo di recensioni positive mi dirigo a dare per la prima volta in vita mia dei soldi al buon Placido, e non esco deluso.
Certo mi era stato dipinto come il ritorno del grande noir all'italiana e decisamente siamo lontani, ma è un film fatto bene, che sa intrattenere e (attenzione!) anche far vedere qualcosa di originale.
In giro c'è grande attenzione per gli attori, tutti bravi e pieni di carisma, peccato solo che il ruolo forse più difficile, quello del commissario, sia stato affidato ad Accorsi... Ma nessuno che parli del vero plus di questo film: la sceneggaitura di ferro messa in piedi dallo stesso Placido, dallo scrittore De Cataldo e soprattutto dai giganteschi Rulli & Petraglia (quest'ultimo ha contribuito ai meravigliosi Bianca e La Messa E' Finita, non a caso le prove più convincenti di Moretti). Dialoghi, scansione temporale, degli eventi e organizzazione generale impeccabili che rendono scorrevoli due ore e mezza di Romanzo Criminale, tra dialetto romano (che non potevo non apprezzare) autentico e non finto e qualche frase qua e là anche da ricordare.
Si è parlato molto della fotografia di Luca Bigazzi, livida e cupa, che a me non è sembrata così eccezionale nell'uso standard dei colori desaturati (che ormai stanno sotituendo il bianco e nero ed il seppia nella forma del racconto di tempi recenti); forse è più abile nello stringere sempre sui personaggi e sui dettagli per non dovere ricostruire tutti gli scenari anni '70 nei minimi dettagli.
Infine Placido. Ma è davvero lui il regista? Sembra incredibile una simile metamorfosi. Solo nella parte finale ed in alcune sequenze si scorgono (ma si scorgono solo!) tutti i peggiori difetti del cinema italiano degli ultimi 20 anni, di cui Palcido era (fino a ieri) fiero esponente. Per il resto molto ritmo ed un ottimo adattamento al mondo italiano (romano) degli stilemi all'americana. A quanto pare Placido tenta con un certo successo di tracciare un film modificando il libro di partenza per fare assomigliare l'impianto generale al modello di Quei Bravi Ragazzi e nella prima parte di C'Era Una Volta In America, dimentica volontariamente la tradizione del noir italiano e si concentra sulla matrice americana moderna, tratta con flessibilità le figure stereotipiche del genere (la dark lady, in questo caso puttana, su tutte) e sembra riuscire davvero a trarre un noir in piena regola da un fatto di storia (per quanto piegato già dal libro).
Come ho già letto nella recensione di Mereghetti sul Corriere anche io confermo che finalmente questo tipo di film (di genere), dando spazio alle figure di caratteristi, riesce a dare un senso (e anche un bel senso) a figure fin'ora tristi ed inutili (e anche un po' trash) che imperversano nei nostri film come Er Patata e Antonello Fassari, qui perfetti.
Sequenza finale con i bambini che scappano dalla polizia in controluce da galera, ma glielo si perdona. Una sola domanda: ma dov'è Mastrandrea? Sarebbe stato perfetto!
Colmo di recensioni positive mi dirigo a dare per la prima volta in vita mia dei soldi al buon Placido, e non esco deluso.
Certo mi era stato dipinto come il ritorno del grande noir all'italiana e decisamente siamo lontani, ma è un film fatto bene, che sa intrattenere e (attenzione!) anche far vedere qualcosa di originale.
In giro c'è grande attenzione per gli attori, tutti bravi e pieni di carisma, peccato solo che il ruolo forse più difficile, quello del commissario, sia stato affidato ad Accorsi... Ma nessuno che parli del vero plus di questo film: la sceneggaitura di ferro messa in piedi dallo stesso Placido, dallo scrittore De Cataldo e soprattutto dai giganteschi Rulli & Petraglia (quest'ultimo ha contribuito ai meravigliosi Bianca e La Messa E' Finita, non a caso le prove più convincenti di Moretti). Dialoghi, scansione temporale, degli eventi e organizzazione generale impeccabili che rendono scorrevoli due ore e mezza di Romanzo Criminale, tra dialetto romano (che non potevo non apprezzare) autentico e non finto e qualche frase qua e là anche da ricordare.
Si è parlato molto della fotografia di Luca Bigazzi, livida e cupa, che a me non è sembrata così eccezionale nell'uso standard dei colori desaturati (che ormai stanno sotituendo il bianco e nero ed il seppia nella forma del racconto di tempi recenti); forse è più abile nello stringere sempre sui personaggi e sui dettagli per non dovere ricostruire tutti gli scenari anni '70 nei minimi dettagli.
Infine Placido. Ma è davvero lui il regista? Sembra incredibile una simile metamorfosi. Solo nella parte finale ed in alcune sequenze si scorgono (ma si scorgono solo!) tutti i peggiori difetti del cinema italiano degli ultimi 20 anni, di cui Palcido era (fino a ieri) fiero esponente. Per il resto molto ritmo ed un ottimo adattamento al mondo italiano (romano) degli stilemi all'americana. A quanto pare Placido tenta con un certo successo di tracciare un film modificando il libro di partenza per fare assomigliare l'impianto generale al modello di Quei Bravi Ragazzi e nella prima parte di C'Era Una Volta In America, dimentica volontariamente la tradizione del noir italiano e si concentra sulla matrice americana moderna, tratta con flessibilità le figure stereotipiche del genere (la dark lady, in questo caso puttana, su tutte) e sembra riuscire davvero a trarre un noir in piena regola da un fatto di storia (per quanto piegato già dal libro).
Come ho già letto nella recensione di Mereghetti sul Corriere anche io confermo che finalmente questo tipo di film (di genere), dando spazio alle figure di caratteristi, riesce a dare un senso (e anche un bel senso) a figure fin'ora tristi ed inutili (e anche un po' trash) che imperversano nei nostri film come Er Patata e Antonello Fassari, qui perfetti.
Sequenza finale con i bambini che scappano dalla polizia in controluce da galera, ma glielo si perdona. Una sola domanda: ma dov'è Mastrandrea? Sarebbe stato perfetto!
Posso dire la mia? (chiedo, perchè visti i precedenti ;) ) Anche a me è piaciuto come film, mi piace molto come parte, brutale, diretto, senza fronzoli. La seconda parte secondo me è un po' lunga, ecco tutto.
RispondiEliminaComunque sono molto felice di averlo visto.
tutto sommato anche io la penso così. Però in questo profluvio di complimenti dettati per lo più dal giustificato stupore si è come sempre esagerato dimenticando com'è fatto un vero noir, che personaggi intensi, a tutto tondo e complessi ha. Qui i personaggi hanno davvero poche dimensioni, è solo un bel compitino, fatto davvero bene (specialmente nella prima parte), ma non va oltre. Purtroppo.
RispondiEliminaPoi secondo me commette lo stesso errore di Ocean's Eleven (il twelve non l'ho visto): introduce troppi personaggi senza caratterizzarli. Non è questione di scene aggiuntive, bastava davvero poco. Ad esempio, il Nero (scamarcio) è caratterizzato stupendamente anche con tre scene. Gli altri della banda, tolto er patata, sono un po'trascurati.
RispondiEliminaSi è quello il problema, la mancata profondità dei personaggi, che per l'appunto non è una questione di poco tempo a disposizione ma secondo me più di inventiva/volontà/attitudine. E non me la sento nemmeno di incolpare Rulli & petraglia. Purtroppo tutta la tecnica di questo mondo non fa di Placido un DiLeo...
RispondiEliminaè una recensione strana.. Mi sembra tipo bicchiere mezzo pieno... Io propendo per il bicchiere mezzo vuoto (che per me è già un miracolo...), tuttavia la matrice è la stessa...
RispondiEliminaleggete il libro e capirete cosa si perde nel film
RispondiEliminaSecondo me non è una questione di perdere o guadagnare. E' anche sbagliato fare un confronto in questi termini con il libro, semmai si può guardare alle differenze per capire le scelte del regista, ma non un confronto. Altrimenti sembrerebbe che chi ha fatto il film abbia voluto tradurre o ridurre (ancora peggio) un libro in unfilm, che è una cosa assolutamente deprecabile. I film tratti da libri, sono tratti nel senso che sono volutamente lontani quanto più è possibile dal libro partendo dal medesimo spunto (che è l'interesse del regista poi). E' come se da un medesimo punto di partenza il libro andasse in un direzione (ampia, complessa e tortuosa) ed il film in un'altra (iconica, suggestiva, allusiva).
RispondiEliminaIo la vedo così.
10 righe di pura argomentazione senza avere neanche letto il libro complimenti..... In pochi reggono tanto senza cadere....
RispondiEliminaGrazie grazie. Ma il terreno della pura teoria è il mio cavallo di battaglia....
RispondiEliminaera un film che andava fatto a trilogia......
RispondiEliminaSecondo me va bene così. Anzi è rimasto pure troppo fedele a quanto so. Avrei preferito che partisse dall'idea e dai personaggi del libro (ascesa e crollo della banda della mgliana) per sviluppare una trama diversa, che fosse cinematografica e non letteraria.
RispondiEliminaio una trilogia non la reggevo.... Uno basta e avanza...
RispondiEliminaMichele Placido che fa un buon film... E chi l'avrebbe mai detto?
RispondiEliminaInfatti non l`ha fatto..
(almeno secondo me)