Un cartello (dell'epoca) prima dell'inizio del film mi avverte che quello che sto per vedere è "il primo film sonoro della cinematografia francese", e subito la visione si fa in salita. Già mi appresto a vedere un'opera di Abel Gance e quindi sono moralmente pronto al kolossal (cosa che poi non troverò), mi ritrovo poi anche di fronte ad un'opera di passaggio, che si prospetta piena di sperimentazioni mentre è fortemente ancorata ad una messa in scena muta.
Devo dire che se penso che nel medesimo anno Fritz Lang ha prodotto anche lui il suo primo film sonoro (non credo fosse il primo film sonoro tedesco), cioè M, il Mostro di Dusseldhorf, non posso che notare una distanza abissale.
Nulla da dire sulla statura di Abel Gance come regista, i suoi capolavori parlano per lui, ma di certo non ha saputo comprendere al volo il sonoro come il grande maestro tedesco. Infatti mentre Lang aveva visto nel sonoro mille nuove possibilità di messa in scena, mille nuove potenzialità espressive che ha immediatamente tradotto in M, costruendo la metropoli (tema che gli è molto caro) soprattutto sui suoni, facendo si che l'assassino fosse riconoscibile soprattutto per un suono (il fischio) e affidando infine alla voce di Peter Lorre nel finale tutto il sentimentalismo, Gance invece gira un film muto in cui al posto dei cartelli ci sono le parole.
Questo poi non impedisce a La Fin Du Monde di essere un film magniloquente e per certi tratti visionario, ma di certo non è il punto di svolta che mi aspettavo.
La storia è molto interessante però. Parla di uno scienziato che scopre che una cometa 7 volte più grande del nostro pianeta sta per impattare la Terrra, impossibile pensare ad un rimedio con la tecnologia dell'epoca (già è un miracolo che si siano accorti dell'arrivo). Gance si sofferma molto e in maniera interessantissima sulla società, che dopo i mortuari annunci dello scienziato: "Moriremo tutti", "Mancano 300 gionri alla fine del pianeta" hanno una reazione all'inizo scomposta come si immagina ma dopo qualche mese rassegnata ed infine incredula. La vita, la routine vincono su tutto e lo scienziato (che continua a professare la fine del mondo) viene ricercato dalla polizia. Nessuno crede più alla sua profezia nonostante le conferme della comunità scientifica internazionale, fino a che a pochi giorni dall'impatto si intravede la cometa in cielo. A quel punto scatta la fase mistica, impossibile da raccontare, fatta di montaggio alternato, dissolvenze e simbolismi, fino al bellissimo finale (specialemte l'ultima immagine).
Devo dire che se penso che nel medesimo anno Fritz Lang ha prodotto anche lui il suo primo film sonoro (non credo fosse il primo film sonoro tedesco), cioè M, il Mostro di Dusseldhorf, non posso che notare una distanza abissale.
Nulla da dire sulla statura di Abel Gance come regista, i suoi capolavori parlano per lui, ma di certo non ha saputo comprendere al volo il sonoro come il grande maestro tedesco. Infatti mentre Lang aveva visto nel sonoro mille nuove possibilità di messa in scena, mille nuove potenzialità espressive che ha immediatamente tradotto in M, costruendo la metropoli (tema che gli è molto caro) soprattutto sui suoni, facendo si che l'assassino fosse riconoscibile soprattutto per un suono (il fischio) e affidando infine alla voce di Peter Lorre nel finale tutto il sentimentalismo, Gance invece gira un film muto in cui al posto dei cartelli ci sono le parole.
Questo poi non impedisce a La Fin Du Monde di essere un film magniloquente e per certi tratti visionario, ma di certo non è il punto di svolta che mi aspettavo.
La storia è molto interessante però. Parla di uno scienziato che scopre che una cometa 7 volte più grande del nostro pianeta sta per impattare la Terrra, impossibile pensare ad un rimedio con la tecnologia dell'epoca (già è un miracolo che si siano accorti dell'arrivo). Gance si sofferma molto e in maniera interessantissima sulla società, che dopo i mortuari annunci dello scienziato: "Moriremo tutti", "Mancano 300 gionri alla fine del pianeta" hanno una reazione all'inizo scomposta come si immagina ma dopo qualche mese rassegnata ed infine incredula. La vita, la routine vincono su tutto e lo scienziato (che continua a professare la fine del mondo) viene ricercato dalla polizia. Nessuno crede più alla sua profezia nonostante le conferme della comunità scientifica internazionale, fino a che a pochi giorni dall'impatto si intravede la cometa in cielo. A quel punto scatta la fase mistica, impossibile da raccontare, fatta di montaggio alternato, dissolvenze e simbolismi, fino al bellissimo finale (specialemte l'ultima immagine).
l'ho registrato ma non l'ho ancora visto, anche a me aveva colpito la scritta che lo definiva il primo film sonoro francese e siccome eravamo sotto natale ho ricordato che il primo sonoro italiano e' la canzone dell'amore di righelli e ho capito tante cose.. :-(
RispondiEliminaVale molto la pena. Debole nella parte iniziale guadagna tutto nel finale.
RispondiEliminaMa per l'appunto non aspettarti un film sonoro, questo è un film muto con le parole.