Spike Jonze è un formidabile regista, forse ancora un po' immaturo, ma sicuramente dotato di grandissimo talento e di una ferma volontà di guardare al cuore delle cose.
Se questo si percepisce in maniera relativa nei suoi lungometraggi, dove divide il merito con l'eccezionale sceneggiatore Charlie Kaufman, è invece assolutamente ovvio nei suoi lavori precedenti.
A chi non li conoscesse consiglio di farsi una cultura, sono piccole perle di ricerca di una via personale in lavori su commissione.
Più facile è conoscere i videoclip di Jonze, molti dei quali sono noti (qui una rassegna), nei quali riesce a riunire ricerca estetica con emozioni, una cosa che in una forma d'arte commericale come il videoclip raramente è presente e raramente con tale sincerità. Molto carine e sulla stessa scia (nche se ad un livello inferiore) sono le molte pubblicità che ha realizzato.
Ma il campo nel quale Jonze emerge con una forza straordinaria è il documentario. Non ha ne girati molti e alcuni, come What's Up, Fatlip? non valgono molto, ma altri, quelli più personali ed autentici sono delle vere chicche di minimalismo.
Jonze va al cuore delle cose, è in grado di levare tutti gli orpelli, rimuovere ogni cosa superflua per andare dritto all'essenza delle cose, dritto alle emozioni delle persone che parlano, è incredibile il modo in cui riesce a tirare fuori dai racconti e dalle brevi interviste l'anima delle persone che inquadra.
Stato dell'arte dei suoi documentari è Amarillo By Morning, meraviglioso reportage di una giornata passata con dei ragazzi di qualche stato del sud dell'America che sognano di diventare delle stelle del rodeo. Si respira un'aria di disperazione incredibile.
Oggi vedo che gira in rete un altro documentario di cui non sapevo nulla, sulla campagna presidenziale di Al Gore. Il pezzo presente su Google Video è di 13 minuti e affronta una giornata assieme a Gore, ma ci ho visto tutto Spike Jonze nel modo in cui vede l'essenza delle cose.
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