"C'è voluto Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban per poter girare I Figli Degli Uomini", questa è una frase che ha pronunciato proprio Cuaron introducendo il suo film all'anteprima romana, intendendo che dopo Y Tu Mama Tambien di certo nessuno gli avrebbe finanziato una simile produzione, che invece lui aveva nel cassetto già da quel periodo. La cosa poteva avvenire solo dopo il grande successo di Harry Potter.
Ed è stato un bene. I Figli Degli Uomini è bellissimo ma quel che più conta è ragionato. Si tratta di un'opera intelligente e calcolata al punto giusto. Se già con Y Tu Mama Tambien Cuaron metteva in scena un modo di conoscere la realtà con I Figli Degli Uomini spinge in avanti quest'idea del cinema come strumento per una descrizione reale girando un film che si nutre di profondità di campo e piani sequenza per tentare di restituire un perverso realismo simbolico. Riuscendoci totalmente.
Si tratta di fantascienza compiutamente europea, che investe più nello scenario e meno nel sogno futuribile, l'anno 2027 di Cuaron è altamente probabile per come mostra un mondo che (sconvolgimenti sociali dovuti alla trama a parte) non è lontano dal nostro, solo leggermente più avanti nella linea evolutiva che abbiamo intrapreso. Per questo scenario il regista sceglie una messa in scena che finge di registrare tutto programmaticamente attraverso la già citata profondità di campo e i piani sequenza (di cui uno lunghissimo e meraviglioso verso la fine, al momento di entrare in un palazzo sotto attacco) con spirito altamente funzionale al tipo di narrazione scelta. Superando anche la scelta di figure un po' scontate come quella di Michael Caine.
E' un'idea di cinema vera e funzionante quella di Cuaron e il film riesce insperabilmente a far passare con astuzia, efficacia e sottigliezza anche accuse banali come quelle al fanatismo ideologico e anche un antimilitarismo semplice, perchè alla fine c'è una visione seria, unica e autorevole di come il film debba essere e di come debba parlare. E questo vince su tutto.
TOP SCORE (a cura di Compatto):
Lo score di Children of Men è composto da John Tavener che nella sua vita ha composto score per solo 6 film, e oggi ho capito il perchè.
Si tratta di uno score non lento, de più: lentissimo. E poi come se non bastasse sopra Tavener ci mette anche una specie di coro femminile da soprano che è presente in quasi tutti i 50 minuti ma che dopo 2 già ha stancato. La cosa che non capisco è la mancata presenza di score d’azione visto che il film è catalogato anche come film d’avventura, questo è un quesito a cui solo chi ha visto il film può rispondere.
Il mio giudizio è negativo, anche perchè nei 50 minuti non sono riuscito ad individuare un ‘tema principale’.
Vi dico soltanto che dopo questo score, per riprendermi mi sono dovuto sentire 30 minuti di roba composta da Mark Mancina, compositore che apprezzo molto.
Ed è stato un bene. I Figli Degli Uomini è bellissimo ma quel che più conta è ragionato. Si tratta di un'opera intelligente e calcolata al punto giusto. Se già con Y Tu Mama Tambien Cuaron metteva in scena un modo di conoscere la realtà con I Figli Degli Uomini spinge in avanti quest'idea del cinema come strumento per una descrizione reale girando un film che si nutre di profondità di campo e piani sequenza per tentare di restituire un perverso realismo simbolico. Riuscendoci totalmente.
Si tratta di fantascienza compiutamente europea, che investe più nello scenario e meno nel sogno futuribile, l'anno 2027 di Cuaron è altamente probabile per come mostra un mondo che (sconvolgimenti sociali dovuti alla trama a parte) non è lontano dal nostro, solo leggermente più avanti nella linea evolutiva che abbiamo intrapreso. Per questo scenario il regista sceglie una messa in scena che finge di registrare tutto programmaticamente attraverso la già citata profondità di campo e i piani sequenza (di cui uno lunghissimo e meraviglioso verso la fine, al momento di entrare in un palazzo sotto attacco) con spirito altamente funzionale al tipo di narrazione scelta. Superando anche la scelta di figure un po' scontate come quella di Michael Caine.
E' un'idea di cinema vera e funzionante quella di Cuaron e il film riesce insperabilmente a far passare con astuzia, efficacia e sottigliezza anche accuse banali come quelle al fanatismo ideologico e anche un antimilitarismo semplice, perchè alla fine c'è una visione seria, unica e autorevole di come il film debba essere e di come debba parlare. E questo vince su tutto.
TOP SCORE (a cura di Compatto):
Lo score di Children of Men è composto da John Tavener che nella sua vita ha composto score per solo 6 film, e oggi ho capito il perchè.
Si tratta di uno score non lento, de più: lentissimo. E poi come se non bastasse sopra Tavener ci mette anche una specie di coro femminile da soprano che è presente in quasi tutti i 50 minuti ma che dopo 2 già ha stancato. La cosa che non capisco è la mancata presenza di score d’azione visto che il film è catalogato anche come film d’avventura, questo è un quesito a cui solo chi ha visto il film può rispondere.
Il mio giudizio è negativo, anche perchè nei 50 minuti non sono riuscito ad individuare un ‘tema principale’.
Vi dico soltanto che dopo questo score, per riprendermi mi sono dovuto sentire 30 minuti di roba composta da Mark Mancina, compositore che apprezzo molto.
devo dire che per me è addirittura capolavoro
RispondiEliminaConcordo pienamente, capolavoro
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