Ecco finalmente un'opera tesa e "morale" che mette a frutto l'abilità, le idee e lo stile secco e asciutto di Peckinpah.
Dotato di un ritmo molto rilassato che si infiamma nel finale (come il protagonista e come il cane di paglia che brucia molto e molto in fretta) il film dimostra tutta la grande maestria di Peckinpah capace di descrivere caratteri e sentimenti in maniera indiretta (fin dalla bellissima e già eloquente scena dei titoli di testa), giocando di rimando e fidandosi molto delle capacità dello spettatore. Tutta la prima parte in cui vengono introdotti i ruoli e le figure in gioco è molto sottile, giocata su sguardi, inadeguatezze e lunghi piani con pochi dialoghi. Il misuratissimo Dustin Hoffman si contrappone perfettamente ai rudi campagnoli inglesi, anche nei botta e risposta.
Una volta creato il clima di ansia e tensione, il regista accende la miccia con un fatto scatenante e prepara l'esplosione di violenza finale tutta fatta di penombra e stacchi rapidi, pochi movimenti di macchina e un gusto particolare per la fotografia (tutta la parte in esterno con la nebbia e le luci).
Il sangue e le efferatezze sono indispensabili così come il crudo realismo della scena dello stupro (semi consenziente). Un vero film all'insegna della complessità che rinuncia ad ogni semplificazione e non fa sconti a nessuno, specialmente agli spettatori.
Dotato di un ritmo molto rilassato che si infiamma nel finale (come il protagonista e come il cane di paglia che brucia molto e molto in fretta) il film dimostra tutta la grande maestria di Peckinpah capace di descrivere caratteri e sentimenti in maniera indiretta (fin dalla bellissima e già eloquente scena dei titoli di testa), giocando di rimando e fidandosi molto delle capacità dello spettatore. Tutta la prima parte in cui vengono introdotti i ruoli e le figure in gioco è molto sottile, giocata su sguardi, inadeguatezze e lunghi piani con pochi dialoghi. Il misuratissimo Dustin Hoffman si contrappone perfettamente ai rudi campagnoli inglesi, anche nei botta e risposta.
Una volta creato il clima di ansia e tensione, il regista accende la miccia con un fatto scatenante e prepara l'esplosione di violenza finale tutta fatta di penombra e stacchi rapidi, pochi movimenti di macchina e un gusto particolare per la fotografia (tutta la parte in esterno con la nebbia e le luci).
Il sangue e le efferatezze sono indispensabili così come il crudo realismo della scena dello stupro (semi consenziente). Un vero film all'insegna della complessità che rinuncia ad ogni semplificazione e non fa sconti a nessuno, specialmente agli spettatori.
il primo DVD che ho comperato anni fa...
RispondiEliminaMi sconvolse l' ultimo fotogramma in cui Dustin sorride compiaciuto...
"Questa è casa mia."
Ah, dimenticavo. Per questo film Sam Peckimpah fu considerato un fascistone all' epoca...
Tipico...
RispondiEliminaLo stupro semi consenziente??? Se due persone ti violentano e se ti ribelli ti prendono a schiaffoni, o peggio, lo chiami semi consenziente? Cosa avrebbe dovuto fare, sparargli in fronte con la rivoltella che non aveva a disposizione?
RispondiEliminaLa semi consuensualità è data dal piacere della ragazza che è dilaniata tra la violenza subito e l'eccitazione che subisce.
RispondiEliminaLo si capisce dal fatto che a tratti lo carezzi e sia attiva nel rapporto.