Desiderio è un'opera prima, un esordio alla regia che come spesso accade è pieno di buone intenzioni sviluppate però in fretta e con poca coerenza.
Dietro si intuisce un'idea di cinema precisa fin nel minimo dettaglio, ma il film altro non è che la riproposizione di uno stereotipo del nuovo cinema autoriale europeo post-Dogma. A questo punto sono quasi meglio le recenti opere tedesche sul periodo nazista come Le Vite Degli Altri (che se non altro applicano uno stile classico).
Desiderio vuole affondare nel micro disinteressandosi del macro (cosa che a me piace pure), trattare della storia di un vigile del fuoco (part-time) che dopo molto tempo che vive felicemente con la sua ragazza ha un'avventura con un'altra donna, cosa che incrina il primo rapporto e lo getta in depressione fino al suicidio. Una storia che sembra uscita dalla cronaca di provincia, ripresa con uno stile come detto post-Dogma, cioè telecamera a mano ma non troppo esibita e una fotografia molto molto realista (attori poco truccati se non per nulla) e scene anticinematografiche.
Tuttavia alla fine questa storia micro non ha la forza della tragedia nè le aspirazioni del dramma universale è semplicemente una storia, nemmeno raccontata bene perchè procede con difficoltà, incede tra mille digressioni e lungaggini che non sono utili a definire meglio i caratteri (magari!!) bensì appesantiscono il racconto di particolari e personaggi secondari.
E alla fine il desiderio del titolo sembra quasi una perversa morale cattolica...
Poi è pure doppiato malissimo....
Dietro si intuisce un'idea di cinema precisa fin nel minimo dettaglio, ma il film altro non è che la riproposizione di uno stereotipo del nuovo cinema autoriale europeo post-Dogma. A questo punto sono quasi meglio le recenti opere tedesche sul periodo nazista come Le Vite Degli Altri (che se non altro applicano uno stile classico).
Desiderio vuole affondare nel micro disinteressandosi del macro (cosa che a me piace pure), trattare della storia di un vigile del fuoco (part-time) che dopo molto tempo che vive felicemente con la sua ragazza ha un'avventura con un'altra donna, cosa che incrina il primo rapporto e lo getta in depressione fino al suicidio. Una storia che sembra uscita dalla cronaca di provincia, ripresa con uno stile come detto post-Dogma, cioè telecamera a mano ma non troppo esibita e una fotografia molto molto realista (attori poco truccati se non per nulla) e scene anticinematografiche.
Tuttavia alla fine questa storia micro non ha la forza della tragedia nè le aspirazioni del dramma universale è semplicemente una storia, nemmeno raccontata bene perchè procede con difficoltà, incede tra mille digressioni e lungaggini che non sono utili a definire meglio i caratteri (magari!!) bensì appesantiscono il racconto di particolari e personaggi secondari.
E alla fine il desiderio del titolo sembra quasi una perversa morale cattolica...
Poi è pure doppiato malissimo....
Errata corrige: Le vite degli altri non è una delle recenti opere tedesche sul periodo nazista ^^
RispondiEliminaSecondo me si.
RispondiEliminaNon volendo parlare di nuovo cinema tedesco, che non mi sembra assolutamente il caso, trovo che comunque ci siano una serie di film negli ultimi 2 anni (se non nell'ultimo anno e mezzo) che hanno ricevuto risonanza internazionale e tutti avevano in comune il fare i conti con il proprio passato che alla fine è quasi sempre il nazismo.
Certo Le Vite Degli Altri parla del post nazismo e anzi della parte di Germania comunista, tuttavia se devo dare un nome collettivo a quei film mi sembra che quello renda.
Del resto viene definito parte del cinema della liberazione Umberto D. che è del '52, o neorealista Miracolo A Milano, percui....
Sono comunque aperto a consigli, se hai nomi migliori per categorizzare quei film (da Le vite degli altri a 4 minuti a La Rosa Bianca).
il film + brutto mai visto in vita mia. una cagata pazzesca
RispondiElimina