Grandissimo successo commerciale dell'epoca I Grandi Magazzini ha rappresentato un ideale nel quale identificarsi per moltissimi spettatori, la storia in forma di commedia di amori, soprusi e giustizia finale conquistò il paese.
Scevro da qualsiasi allusione politica o condanna morale il film si fa portatore della classica visione dell'Italia come di un paese moderno e giusto, dove l'amore e i sani valori familiari trionfano non senza l'aiuto di un po' di scaltrezza individuale. La medesima visione di mondo che contemporaneamente proponeva hollywood, il mito dell'individualismo incastonato in una società che consente a chiunque lo voglia e ne sia capace di realizzare i propri sogni. Propaganda di regime sottilissima e rassicurante.
Ma al di là di tutto questo come sempre Camerini propone una visione di cinema modernissima e sperimentatrice, personale e piena di idee, dove le inquadrature non sono mai scontate e dove si fa un uso fisso delle carrellate.
Il grande magazzino è ripreso da mille diverse angolature per esaltarne la grandezza e l'architettura (impagabile la ripresa iniziale), bellissime le riprese particolarmente ravvicinate come quelle iniziali nell'ascensore o quelle in macchina o ancora quella della colluttazione finale.
In alcuni momenti sembra di assistere ad un film americano tanto è precisa la messa in scena di Camerini, in altri invece (come la sequenza muta del pensiero di suicidio) le soluzioni visive comunicano da sole senza bisogno di parole ricordando il miglior cinema europeo. Tutto però fatto con uno stile fortemente italiano (dell'epoca).
Solo vedendo questo cinema (di cui comunque i film di Camerini fin'ora sono gli unici veramente interessanti) si può capire a fondo la profonda rivoluzione portata dalla commedia all'italiana degli anni '50 (rivoluzione della quale portiamo ancora i segni perchè non abbiamo poi saputo andare oltre), quanto e come quei registi (e Monicelli in particolare) abbiano saputo staccarsi da un modo di fare cinema diametralmente opposto, fatto di una forte presenza della regia e di sceneggiature lontane da ogni campanilismo, da ogni regionalismo e da qualsiasi visione critica dell'italianità.
E poi mi è sempre sembrato altamente significativo che la grande star di questo cinema fosse proprio Vittorio De Sica, il ponte ideale di quei due mondi pre e post guerra. Un uomo che ha messo la sua firma in maniera decisiva sul cinema dei telefoni bianchi, sul cinema della liberazione, sulla commedia all'italiana, sul neorealismo rosa e infine anche sul cinema degli anni '70.
Scevro da qualsiasi allusione politica o condanna morale il film si fa portatore della classica visione dell'Italia come di un paese moderno e giusto, dove l'amore e i sani valori familiari trionfano non senza l'aiuto di un po' di scaltrezza individuale. La medesima visione di mondo che contemporaneamente proponeva hollywood, il mito dell'individualismo incastonato in una società che consente a chiunque lo voglia e ne sia capace di realizzare i propri sogni. Propaganda di regime sottilissima e rassicurante.
Ma al di là di tutto questo come sempre Camerini propone una visione di cinema modernissima e sperimentatrice, personale e piena di idee, dove le inquadrature non sono mai scontate e dove si fa un uso fisso delle carrellate.
Il grande magazzino è ripreso da mille diverse angolature per esaltarne la grandezza e l'architettura (impagabile la ripresa iniziale), bellissime le riprese particolarmente ravvicinate come quelle iniziali nell'ascensore o quelle in macchina o ancora quella della colluttazione finale.
In alcuni momenti sembra di assistere ad un film americano tanto è precisa la messa in scena di Camerini, in altri invece (come la sequenza muta del pensiero di suicidio) le soluzioni visive comunicano da sole senza bisogno di parole ricordando il miglior cinema europeo. Tutto però fatto con uno stile fortemente italiano (dell'epoca).
Solo vedendo questo cinema (di cui comunque i film di Camerini fin'ora sono gli unici veramente interessanti) si può capire a fondo la profonda rivoluzione portata dalla commedia all'italiana degli anni '50 (rivoluzione della quale portiamo ancora i segni perchè non abbiamo poi saputo andare oltre), quanto e come quei registi (e Monicelli in particolare) abbiano saputo staccarsi da un modo di fare cinema diametralmente opposto, fatto di una forte presenza della regia e di sceneggiature lontane da ogni campanilismo, da ogni regionalismo e da qualsiasi visione critica dell'italianità.
E poi mi è sempre sembrato altamente significativo che la grande star di questo cinema fosse proprio Vittorio De Sica, il ponte ideale di quei due mondi pre e post guerra. Un uomo che ha messo la sua firma in maniera decisiva sul cinema dei telefoni bianchi, sul cinema della liberazione, sulla commedia all'italiana, sul neorealismo rosa e infine anche sul cinema degli anni '70.
Io mi ricordo un film con Paolo Villaggio, Diego Abatantuono, Renato Pozzetto a cazzi vari con lo stesso titolo...
RispondiEliminaChi ha copiato chi?
Credo che questa domanda resterà senza risposta.
RispondiEliminadimmi quello che ti pare ma il film citato da franco è un capolavoro....del tuo non ne avevo mai sentito parlare
RispondiEliminaE' solo uno dei più grandi successi commerciali cinematografici del cinema del ventennio...
RispondiEliminasi però sono sicuro che se chiedi in giro tutti pensano subito a lino banfi che canta:"ci stavi tu a timbuctu? e non ti incazzere più!!!!"
RispondiEliminala tesi di mariolone è decisamente più convincente.
RispondiEliminaE non t'incazzere.
Ho letto il post prima ancora di visualizzsre il resto delle pagine (e le foto alla fine del post). Mi aspettavo anch'io -lo confesso- Abatantuono che diceva "certo che volo, so' maCo"
RispondiEliminaEsimio Tony,non vorrei essere pedante ma quella frase è di Grand hotel excelsior
RispondiElimina"Scevro da qualsiasi allusione politica o condanna morale il film si fa portatore della classica visione dell'Italia come di un paese moderno e giusto, dove l'amore e i sani valori familiari trionfano non senza l'aiuto di un po' di scaltrezza individuale"
RispondiElimina"Ma al di là di tutto questo come sempre Camerini propone una visione di cinema modernissima e sperimentatrice, personale e piena di idee, dove le inquadrature non sono mai scontate e dove si fa un uso fisso delle carrellate."
E hai davvero pensato che fosse il film con pozzetto, banfi, villaggio e christian de sica?
@Lele: Abatantuono che lievita mi sembrava un ottimo esempio di scaltrezza individuale
RispondiElimina@Mariolone: c'hai ragione pure tu, è la memoria che mi gioca brutti scherzi, e con l'età non migliora
E vero la tua recensione è decisamente ambigua.
RispondiEliminaspecialmente qui: "Solo vedendo questo cinema (di cui comunque i film di Camerini fin'ora sono gli unici veramente interessanti) si può capire a fondo la profonda rivoluzione portata dalla commedia all'italiana degli anni '50 (rivoluzione della quale portiamo ancora i segni perchè non abbiamo poi saputo andare oltre), quanto e come quei registi (e Monicelli in particolare) abbiano saputo staccarsi da un modo di fare cinema diametralmente opposto, fatto di una forte presenza della regia e di sceneggiature lontane da ogni campanilismo, da ogni regionalismo e da qualsiasi visione critica dell'italianità."
RispondiEliminapotrebbe essere qualsiasi film
E vabbè, l'avrò letta con un pò di leggerezza. Te lo dico Lele stai comunque abusando di autocitazionismo. Fra un pò parlerai di te in 3a persona.
RispondiEliminasono cose che solo gparker può permettersi.
RispondiEliminaEh già. "stai comunque abusando di autocitazionismo", infatti lo diceva Tony.
RispondiEliminaUsa il plurale maiestatis.
RispondiEliminaTrasforma questo blog in una qualche forma di monarchia assoluta ti prego.
PErchè? non lo è già?
RispondiEliminagparker,
RispondiEliminain una monarchia assoluta chi osa soltanto parlare in un modo che non piace al Re viene ghigliottinato.
inoltre tale monarchia si fonda sul culto del re DIO, esso va ADORATO qualunque cosa faccia, dai discorsi politici, alle abluzioni mattutine.
E io non ricordo di averti mai fatto i complimenti per come usi il bagno.