Sull'uso e l'accezione che viene dato al termine "bamboccioni" nella titolazione di questo film ci sarebbe da scrivere un saggio di 500 pagine. Invece per gentilezza nei confronti del lettore non verrà spesa nemmeno una parola.
Grown Ups è l'ennesima collaborazione tra Adam Sandler (anche sceneggiatore) e Dennis Dugan (Vi dichiaro marito e marito, Zohan ma soprattutto il folgorante Happy Gilmore), coppia dai risultati talmente altalenanti che fa venire il sospetto di azzeccare il colpo solo per caso.
Se infatti Happy Gilmore era un esordio col botto, dinamico, esilarante e violento, Vi dichiaro marito e marito un'insopportabile pastrocchio maschilista e Zohan una satira divertente, estrema e audace nel suo (autentico) politicamente scorretto, Grown Ups è un film per famiglie nell'accezione più dispregiativa del termine. Un film che mette in scena famiglie e dinamiche da famiglia ad uso e consumo di un pubblico identico a chi viene rappresentato, che ne fruisce più in tv (in famglia) che al cinema. Ancora peggio il film dà libero sfogo alla piega peggiore dello stile-Sandler ovvero il passatismo "americana", cioè il ricordo e la nostalgia dei veri valori tradizionalmente bianchi e east coast.
Storia di un gruppo di amici affiatati che, una volta adulti, si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza a causa della morte del loro coach di pallacanestro. Il funerale è l'occasione per loro e per le loro famiglie di trascorrere di nuovo del tempo insieme in una baita nel bosco, luogo in cui si confronteranno, risolveranno i loro problemi (causati dalla vita di città) e riscopriranno una dimensione panica a contatto con la natura e tutti quei pregi dell'american way of life apertamente contrapposti alla frenesia di questa vita moderna.
La scarsità di spunti comici (nonostante il profluvio di attori interessanti) è forse l'aspetto meno irritante di questa lunga parabola buonista autoincensatoria, dove addirittura in chiusura i belli, ricchi e ora anche felici protagonisti concedono ai brutti, cattivi e stupidi outsider di provincia il privilegio di una vittoria a pallacanestro (l'unica vittoria della loro vita lascia intuire il film), perdendo appositamente. Anche quella vittoria per gli outsider dunque è un regalo pietoso di chi ha tutto nei confronti di chi non ha niente e non una conquista personale.
Grown Ups è l'ennesima collaborazione tra Adam Sandler (anche sceneggiatore) e Dennis Dugan (Vi dichiaro marito e marito, Zohan ma soprattutto il folgorante Happy Gilmore), coppia dai risultati talmente altalenanti che fa venire il sospetto di azzeccare il colpo solo per caso.
Se infatti Happy Gilmore era un esordio col botto, dinamico, esilarante e violento, Vi dichiaro marito e marito un'insopportabile pastrocchio maschilista e Zohan una satira divertente, estrema e audace nel suo (autentico) politicamente scorretto, Grown Ups è un film per famiglie nell'accezione più dispregiativa del termine. Un film che mette in scena famiglie e dinamiche da famiglia ad uso e consumo di un pubblico identico a chi viene rappresentato, che ne fruisce più in tv (in famglia) che al cinema. Ancora peggio il film dà libero sfogo alla piega peggiore dello stile-Sandler ovvero il passatismo "americana", cioè il ricordo e la nostalgia dei veri valori tradizionalmente bianchi e east coast.
Storia di un gruppo di amici affiatati che, una volta adulti, si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza a causa della morte del loro coach di pallacanestro. Il funerale è l'occasione per loro e per le loro famiglie di trascorrere di nuovo del tempo insieme in una baita nel bosco, luogo in cui si confronteranno, risolveranno i loro problemi (causati dalla vita di città) e riscopriranno una dimensione panica a contatto con la natura e tutti quei pregi dell'american way of life apertamente contrapposti alla frenesia di questa vita moderna.
La scarsità di spunti comici (nonostante il profluvio di attori interessanti) è forse l'aspetto meno irritante di questa lunga parabola buonista autoincensatoria, dove addirittura in chiusura i belli, ricchi e ora anche felici protagonisti concedono ai brutti, cattivi e stupidi outsider di provincia il privilegio di una vittoria a pallacanestro (l'unica vittoria della loro vita lascia intuire il film), perdendo appositamente. Anche quella vittoria per gli outsider dunque è un regalo pietoso di chi ha tutto nei confronti di chi non ha niente e non una conquista personale.
Già non mi era piaciuto Zohan, questo mi faceva arricciare il naso sin dal trailer. Stendiamo un velo pietoso sul titolo, ovviamente. Detto questo, molto probabilmente, come sempre, lo giuarderò.
RispondiEliminaAle55andra