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7.2.12

40 carati (Man on the ledge, 2012)
di Asger Leth

Storia di riconquista della giustizia, di uomini, padri, fratelli e poliziotti traditi. C'è molta carne al fuoco in 40 carati, tutta messa ad abbrustolire attorno a due fuochi che lentamente convergono in uno. Il primo è quello di un uomo in piedi sul cornicione di un grattacielo, apparentemente pronto a buttarsi ma in realtà (lo capiamo subito) intenzionato ad attirare l'attenzione, l'altra è quella della più classica delle grandi rapine, un colpo audace e meticolosamente preparato, perpetrato però da due neofiti.

40 carati riunisce in un'unica confezione più tipologie di film diversi affiancando due storie parallele dalla medesima base. Il poliziotto sul cornicione in cerca di una redenzione dall'accusa che sostiene essere falsa (avrebbe rubato un diamante dalla caratura indicata nel titolo) e la battaglia dei sessi dei due fidanzati che cercano di portare a termine un furto ai danni di un dei maggiori magnati della città.
Con una blanda idea di critica sociale che cavalchi l'attualità (crisi economica e lotta dei poveri contro i grandi della finanza), 40 Carati non perde tempo in chiacchiere e va dritto al punto. Più della complessità quello che interessa al film è la tensione e il ritmo, unica possibile pausa concedibile è quella per mettere in mostra il fisico di Genesis Rodriguez.

Sull'altare del passo svelto vengono così sacrificate motivazioni, sfumature o possibili originalità. Ed Harris è un cattivo dalla risata malvagia che brinda alla perfidia davanti ad un plastico della sua prossima costruzione aggressiva, Sam Worthington ha previsto tutto l'imprevedibile, Elizabeth Banks è la negoziatrice che avrà la sua seconda occasione dopo un caso andato male e Jamie Bell con Genesis Rodriguez sono i rapinatori imbranati ma funzionali che stabiliscono battibecchi degni di una commedia romantica.
Dunque alla fine ci si diverte in 40 Carati, senza dubbio, a patto di non pretendere niente.

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