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6.2.12

Com'è bello far l'amore 3D (2012)
di Fausto Brizzi

Con il passare del tempo Fausto Brizzi si sta rivelando sempre di più regista dalla mano pesante e dalle caratteristiche decise, tutto il contrario del "puntatore di macchina da presa sui soggetti parlanti" che sembrava nei primi film.
Com'è bello far l'amore 3D, radicalizza un'estetica che già intravista in Ex (ma qui più sensata perchè più decisa), cioè una fotografia a saturazione molto alta che si accompagna ad una scenografia iperbolicamente fumettistica. Ma il fumetto di Brizzi non è quello solitamente più ricalcato dal cinema, quello autoriale europeo o raffinato americano, è proprio quello italiano seriale. E' Topolino. E per quanto possa sembrare assurda come scelta (un film sul sesso ambientato in una Topolinia reale) il risultato ha il fascino delle scelte perseguite con coerenza.

In più questo nuovo film è il primo a caratterizzarsi per una scrittura non solo ritmata (su quello non c'è mai stato dubbio) ma anche molto più sagace della media nel giocare con la comicità e l'invenzione di gag che non siano solo verbali (ce n'è una basata sul fatto che nessuno parli che probabilmente è la migliore del film).
Proprio per questo, per tutti gli elementi interessanti, per l'indubbia sapienza della confezione e per la lungimiranza del progetto produttivo, non si capisce come mai poi il cinema di Fausto Brizzi continui ad essere flagellato da momenti e scelte di quart'ordine. Come fosse scritto o diretto a 4 mani, come se esistessero due Fausto Brizzi, uno votato al cinema d'intrattenimento ma molto smaliziato, scaltro e abile nel maneggiare gli stereotipi del proprio mondo (tutte le gag sui film d'autore sono ben riuscite) e uno "da cinepanettone" in grado di fare sempre la scelta più bassa e svilente, che utilizza la colonna sonora più inascoltabile del mondo nella maniera più banale possibile (con un abbinamento musica triste-silenzio espressivo dei personaggi che così smaccato lo si era visto solo nei film romantici dei Vanzina).

Com'è bello far l'amore 3D quindi, a differenza dei film precedenti (più livellati verso il basso), saltella da momenti più riusciti (il prologo dei fratelli Lumiere e tutto il doppio livello di lettura sul cinema in un film in 3D) a tonfi inenarrabili (effetti sonori da Looney Tunes), tra scelte più radicali che mai (i protagonisti vivono in 3, più donna di servizio, in una villa mostruosa a tre piani e appaiono, tranne pochissimi istanti, privi di lavoro come i personaggi dei fumetti) e altre che sembrano uscire da una fiction televisiva di quart'ordine.
Poteva essere una commedia d'incasso con un animo smaliziato e capace di parlare a due pubblici diversi  (uno più di rapido consumo e uno leggermente più esigente) e invece è un fumettino scemo e lungo.

Si conferma infine la "teoria-Timi". Se non lo si sa controllare (e molto bene, con forza) sbanda per tutto il film regalando danni in egual misura alle chicche.

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