John Davis, già autore di Jimmy Neutron, continua sulla linea del cartone animato classico (anche se disegnato in 3D) dove lo spettacolo e l'intrattenimento non ammiccano allo spettatore, dove non ci sono riferimenti che vanno più in profondità del primo livello di lettura e dove l'intento didascalico sembra l'unica preoccupazione. La facile e stucchevole morale della forza del gruppo rispetto all'individualismo viene presentata come un dogma, una regola da accettare in toto.
Con Ant Bully Davis non cerca in alcun modo una dimensione "adulta" del cartone animato e usa la tecnologia del disegno in tre dimensioni per narrare una storia come si faceva e si fa con il disegno a due dimensioni. Ma là dove il disegno bidimensionale operava una ricerca estetica scovando, nei casi migliori, la poesia nella semplicità, qui c'è solo una storia narrata in fretta e seguendo i binari classici.
L'unica concessione a una dimensione cinematografica di più ampio respiro è la sequenza del volo con i petali di rosa, esempio di quello che questo film poteva cercare di essere.
Con Ant Bully Davis non cerca in alcun modo una dimensione "adulta" del cartone animato e usa la tecnologia del disegno in tre dimensioni per narrare una storia come si faceva e si fa con il disegno a due dimensioni. Ma là dove il disegno bidimensionale operava una ricerca estetica scovando, nei casi migliori, la poesia nella semplicità, qui c'è solo una storia narrata in fretta e seguendo i binari classici.
L'unica concessione a una dimensione cinematografica di più ampio respiro è la sequenza del volo con i petali di rosa, esempio di quello che questo film poteva cercare di essere.
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