Doveva essere la sorpresa di Natale e lo è, Piovono Polpette nonostante sia scritto da alcuni degli autori di Extreme Movie e nonostante sia diretto da chi già aveva firmato il terzo Shrek, lo stesso è un film dall'imprevedibile demenzialità, dalle pretese moderate (e quindi raggiunte) e soprattutto dal divertimento a più livelli.
Merito probabilmente del libro illustrato da cui è tratto, uno di quei rari casi di letteratura per l'infanzia che è meglio della letteratura per l'età adulta, in cui i due livelli dell'intreccio raccontato e dei significati veicolati sono curati alla stessa maniera e in cui si cerca anche una dimensione estetica di quel che si narra.
Se la storia è quella canonica del far emergere la propria speciale personalità nel caos del conformismo il modo in cui tutto questo è raccontato non cavalca nessun percorso già battuto, si prende beffe di molti stereotipi, canzonandoli e usandoli a scopi comici e non prende sul serio nemmeno il proprio protagonista.
C'è anche una storiella d'amore in Piovono Polpette, come si conviene, ma sembra che anche questa presenza forzata sia occasione per ridere delle convenzioni dello storytelling e rivoltarle mostrandone il lato ridicolo. Il ridicolo dell'esaltazione da cibo e da nuove possibilità economiche che svelano il grottesco.
Sembra uno Shrek epurato dei riferimenti pop e spinto sul versante del dissacrante senza voler a tutti costi conquistare lo spettatore nella maniera più facile questo film della Sony Pictures (che già aveva fatto buona impressione con Surf's Up) che fa ridere, e molto, con ritmo trovate originali e voglia di rivedere l'ovvio.
Ognuno ci leggerà quello che vorrà in questa storia di un inventore che riesce a far piovere cibo ma perde il controllo della sua invenzione causando delle tempeste di alimenti giganti e deve andare al centro della sua invenzione per riuscire a fermare tutto e salvare il mondo, ma sembra difficile non considerare una simile orgia di cibo che per lo più è junk food da un paese come l'America qualcosa di diverso da una riflessione sul loro squinternato sistema alimentare.
Non piovono di certo sedani e carote nel film nè le conseguenze di una tale abbondanza sono prive di attrattiva per lo spettatore (specie se il film è visto ad ora di cena) o di problemi per chi le mangia senza senno, tuttavia mai in nessun momento la morale è esplicita, raccontata o espressa ad alta voce, se valutazione c'è è solo nel modo in cui i singoli personaggi (anche quelli minori) si relazionano a questo cibo a volontà.
Merito probabilmente del libro illustrato da cui è tratto, uno di quei rari casi di letteratura per l'infanzia che è meglio della letteratura per l'età adulta, in cui i due livelli dell'intreccio raccontato e dei significati veicolati sono curati alla stessa maniera e in cui si cerca anche una dimensione estetica di quel che si narra.
Se la storia è quella canonica del far emergere la propria speciale personalità nel caos del conformismo il modo in cui tutto questo è raccontato non cavalca nessun percorso già battuto, si prende beffe di molti stereotipi, canzonandoli e usandoli a scopi comici e non prende sul serio nemmeno il proprio protagonista.
C'è anche una storiella d'amore in Piovono Polpette, come si conviene, ma sembra che anche questa presenza forzata sia occasione per ridere delle convenzioni dello storytelling e rivoltarle mostrandone il lato ridicolo. Il ridicolo dell'esaltazione da cibo e da nuove possibilità economiche che svelano il grottesco.
Sembra uno Shrek epurato dei riferimenti pop e spinto sul versante del dissacrante senza voler a tutti costi conquistare lo spettatore nella maniera più facile questo film della Sony Pictures (che già aveva fatto buona impressione con Surf's Up) che fa ridere, e molto, con ritmo trovate originali e voglia di rivedere l'ovvio.
Ognuno ci leggerà quello che vorrà in questa storia di un inventore che riesce a far piovere cibo ma perde il controllo della sua invenzione causando delle tempeste di alimenti giganti e deve andare al centro della sua invenzione per riuscire a fermare tutto e salvare il mondo, ma sembra difficile non considerare una simile orgia di cibo che per lo più è junk food da un paese come l'America qualcosa di diverso da una riflessione sul loro squinternato sistema alimentare.
Non piovono di certo sedani e carote nel film nè le conseguenze di una tale abbondanza sono prive di attrattiva per lo spettatore (specie se il film è visto ad ora di cena) o di problemi per chi le mangia senza senno, tuttavia mai in nessun momento la morale è esplicita, raccontata o espressa ad alta voce, se valutazione c'è è solo nel modo in cui i singoli personaggi (anche quelli minori) si relazionano a questo cibo a volontà.
2 commenti:
...e la riproduzione in CG dell'acqua, qui raggiunge vette impressionanti.
la boccia di vetro rotolante che si frantuma!
film serissimo
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