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31.1.08

Il Falsario - Operazione Bernhard (Die Fälscher, 2007)
di Stefan Ruzowitzky

Storia vera, protagonista ancora in vita, nazismo, campi di concentramento, lotta per la vita in uno scenario di morte. La continua rielaborazione del proprio passato da parte dei tedeschi pende sempre di più verso Hollywood, verso quelle strutture espressive, quei modi di mettere in scena e soprattutto quel modo di rappresentare l'olocausto.
Ogni fenomeno, ogni evento e ogni epoca può essere messa in scena in vari modi. A seconda della sensibilità del regista si possono scegliere diversi elementi da mettere a fuoco o da rendere importanti nel film, e questa scelta (insieme a molte altre) fa il film, gli dà (o gli leva) personalità e originalità.
Il Falsario, come molti altri film tedeschi degli ultimi anni, rinuncia a cercare una via personale e pur con molta abilità e bravura (decisamente superiore alla media) mette in scena una storia guardando ad Hollywood e dimenticandosi di essere europeo.
La cosa in sè poi non sarebbe nemmeno troppo male, certo non è il massimo, ma neanche il peggio possibile, se non fosse che l'Olocausto hollywoodiano è uno dei temi più abusati in assoluto e che andrebbe bandito dal cinema per almeno un decennio per disintossicarsi. Solo Schindler's List con tutta probabilità è riuscito in tempi recenti a dare una prospettiva diversa, solo Spielberg è stato capace di parlare di nuovo di campi di concentramento ma in una maniera nuova.
C'è davvero bisogno allora di Il Falsario, dell'ennesima storia vera raccontata come tutte le altre? L'ennesima storia che mette su due fronti figure piatte, nazisti che fanno i nazisti e ebrei umani e vittime. Non che voglia negare i drammi di quell'epoca, per carità! Io qui parlo di cinema e molto spesso al cinema per raggiungere il massimo del realismo occorre il massimo della menzogna, sullo schermo le cose non funzionano come nella realtà, per parlare di sentimenti e uomini in maniera reale spesso occorre forzare le cose, sono i meccanismi narrativi. E personalmente quest'ennesima rappresentazione manichea a senso unico mi annoia.
Per fare un esempio virtuoso cito Godard il quale sosteneva che l'unica maniera accettabile di filmare il nazismo per renderne la barbaria e l'atrocità era concentrarsi sulla burocrazia: quanti ebrei entrano in un vagone? Quanto costa trasportarli? Quanta legna occorre per bruciarne uno? Quanto gas va predisposto per una "doccia"?

10 commenti:

Anonimo ha detto...

No, Spielberg, no.
No.
Il suo film sull'olocausto è retorico e come aggravante lo è soprattutto nella forma. Io che sono di parte ho trovato ne Il Pianista la migliore trasposizione cinematografica dell'argomento.
E comunque parliamo di un filone che non si esaurirà per molto altro tempo. E' perfetto: facile, sentimentalista, in costume, più vero del vero, agghiacciante e per questo affascinante. Meglio degli horror d'estate.


gparker ha detto...

Chiaramente non posso essere daccordo su Spielberg, sperimentalissimo anche a confronto con un tema abusato come l'Olocausto. E non parlo dell'abusato uso della colorazione di solo alcuni elementi, ma di tutto il modo freddo e distaccato (che non gli appartiene) con cui ha deciso di filmare la storia, il tono che fino a poco dalla fine si tiene lontanissimo da qualunque melodrammaticità e che richiama il cinema dell'epoca in cui si svolgono i fatti.
La cura dei particolari e al solito le incredibili invenzioni che costellano tutto il film. Schindler's List è un vero Spielberg.


Anonimo ha detto...

Siamo lontani sui nostri ebrei preferiti. Io Polanski e tu Spielberg. Ma tu non adoravi Allen? Ciao GParker


gparker ha detto...

Ma Spielberg non annulla Allen. Anzi!
A proposito Polanski fa una partecipazione specialissima e a totale sorpresa in Caos Calmo che mi ha veramente lasciato di sasso per quanto non me l'aspettassi.


Anonimo ha detto...

Ma caro "Peter" Parker fermo restando la tua dichiarata propensione per Spielberg prima citi Godard che giustamente si riferisce a la meticolosità e precisione nazista e poi si parla di Spielberg in Schindler's List (film bellissimo che io apprezzo molto) che mette la bambina con il vestito rosso, un Ralph Fiennes decadente, crudele, spregevole, reincarnazione dello stereotipo del gerarca nazista genio e malignità....dai Peter qui si cade in contraddizione....tuttavia sul tema Olocausto trovo importante che il Falsario sia girato da un austriaco (anche se il film parla di fatti avvenuti in Germania)...qualcuno con un pò di autocoscienza in un paese che sul tema del nazismo ha molti lati oscuri vedere il film "Meine Liebe Republik" di Florian Klenk , uscito a settembre 2007...probabilmente solo in Austria..

Drie La Rochelle


gparker ha detto...

Io parlavo dei modi originali, diversi e personali di mettere in scena il nazismo. Non credo ne esista uno solo ma diversi. Condanno l'uguaglianza.
Godard aveva un'idea particolare e interessante, mentre Spielberg è riuscito a fare un'opera ottima su presupposti anche più commerciali e in certi punti più melodrammatici. Non devono stare nel medesimo insieme ma sono due esempi di modi non banali di affrontare un tema.


Alessio Gianni ha detto...

Ciao,

"molto spesso al cinema per raggiungere il massimo del realismo occorre il massimo della menzogna"

io direi "sempre". Come diceva Hitchcock: il cinema non deve essere verosimile.

"Il Falsario" l'ho visto ieri sera e l'ho trovato poco interessante, prevedibile e supponenete.

PS: Wall-E non l'hai ancora visto?


gparker ha detto...

su questo "sempre" non so se essere daccordo. Non dico di no e al momento non mi vengono in mente esempi che impediscano di usare la parola "sempre". Anche io credo nella finzione prima di tutto, nella metafora e nella preminenza del racconto, tuttavia non riesco ad essere così netto. Il cinema è così vasto.....

Wall-E ancora no, e non sto più nella pelle.


Alessio Gianni ha detto...

Io cito sempre una scena di C'era Una Volta in America, quando Noodles gira lentamente il cucchiaino nella tazza. Il din-din del cucchiaino, cioè un rumore, rappresenta il silenzio glaciale e la tensione che caratterizza la scena.

Sì, "sempre" è un termine troppo netto, non andrebbe quasi "mai" usato.

Wall-E vedilo presto, che se ne deve parlare.


gparker ha detto...

Muoio dalla voglia ma mi rifiuto di vederlo scaricato. Preferisco rosolare nell'attesa e vederlo come merita, cioè raramente hai la fortuna di andare a vedere un film sapendo prima che con tutta probabilità è uno dei capolavori del tuo tempo e perdere la possibilità di vederlo al cinema sarebbe impensabile per me.


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