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13.10.11

Amici di letto (Friends with benenfits, 2011)
di Will Gluck

Dopo essersi messo in luce con una delle commedie più interessanti e capaci della scorsa stagione, Easy girl, Will Gluck torna ad esplorare in forma di commedia i rapporti umani mediati dal sesso. Ancora una volta è uno stile di vita sessualmente più libero l'elemento perturbante rispetto all'ordine sociale alla base dell'intreccio del film. Mentre però in Easy girl la trasgressione era inesistente, solo una voce alimentata da continui gossip, in questo caso i due protagonisti si illudono di poter mettere in piedi il più vecchio tra i rapporti utopici, quello di un uomo e una donna che hanno rapporti sessuali svincolati da una relazione sentimentale. E se il tema non è il massimo dell'audacia, Gluck cerca di compensare con un racconto che deborda anche nei momenti in cui l'atto sessuale è in corso, solitamente un trionfo della banalità e dell'eccesso di piacere mentre in questa caso, segmenti in cui portare avanti la relazione tra i personaggi.

Il salto di qualità, budget, aspirazioni e pubblico non giova però al regista. Il contesto di alto profilo (New York, la location più abusata e per questo più difficile per una commedia romantica) l'esigenza di accontentare un pubblico più vasto di quello unicamente giovanile e probabilmente anche la voglia di concretizzare quel sogno di trasgressione che in Easy girl era solo una voce mandano in frantumi Amici di letto.
E di certo non giova al film il fatto di arrivare nelle sale pochi mesi dopo Amici, amanti e.... il film del veterano Ivan Reitman che di fatto affrontava lo stesso tema (ma con ancor meno verve), rivolgendosi al medesimo target.

Se infatti i momenti più intimi del film (le relazioni a due) paiono funzionare è la necessità di far convivere comprimari d'eccezione come Woddy Harrelson (un gay sopra ogni riga pensabile) e Richard Jenkins (padre malato del protagonista) con il filo principale della trama del film che nuoce ad Amici di letto. E con l'incedere del film sembra che ad ogni nuova scena regista, e spettatore, debbano scendere ad un nuovo compromesso, accettare una nuova contaminazione e l'ennesimo momento di tenerezza ostentata per poter andare avanti verso il più scontato dei finali, dimenticando quasi che lo spunto e l'impianto generale potevano regalare più d'una soddisfazione.

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