Fine Pena: Mai decisamente non rimarrà negli annali della storia del cinema, nè si distinguerà in quest'annata di cinema italiano (o almeno lo spero), tuttavia va sottolineato che nonostante una scrittura sotto la media della decenza e la solita recitazione iperbolica e caricata, che sempre di più sembra un rimedio alla pochezza delle idee di scena, ci sono alcune trovate estetiche da non trascurare.
Il duo Barletti e Conte, non lo si può negare, mostra qualcosa di diverso. Non serve illudersi, il film è in linea di massima la brutta exploitation di Romanzo Criminale che ci si attende, ma nelle pieghe (a cercar bene) ci sono delle cose che vale la pena notare.
Innanzitutto il punto di vista. La figura ritratta è un boss mafioso, di piccolo taglio e un po' cretino, ma comunque un boss mafioso responsabile di crimini gravi, morti ecc. ecc. Eppure il suo stato è vissuto con empatia (cosa rara nel nostro cinema). Fin dal titolo si sottolinea la sua condizione attuale di condannato ad un quasi ergastolo (49 anni di carcere) e il film (raccontato in flashback) non manca di rimarcare spesso la vita derelitta di chi è costretto a stare in un regime di semi-isolamento.
Messaggi contraddittori sono mandati di continuo. Prima l'inumanità della sua condizione e poi il racconto della sua efferatezza e delle sue orrende ed incondivisibili velleità di scalata social-mafiosa. Cosa che io personalmente apprezzo.
E poi bisogna considerare che il film ha il coraggio di fare delle scelte estetiche. Ridicolo che si debba parlare di "coraggio di fare scelte estetiche", ma tant'è... A parte una che ricordo bene dei due protagonisti nudi presi dall'alto mentre sono uniti in un campo di papaveri per spiegare i sogni erotici del carcerato, poi ce ne sono altre magari meno d'impatto (le pecore intorno alla macchina in un momento significativo) ma comunque forti come per esempio quella finale della cattura.
Il film insomma non si vergogna (ogni tanto) di mentire dichiaratamente, di mettere in scena le cose in una maniera nella quale di sicuro non si sono svolte, e di farlo perchè E' MEGLIO, perchè è più bello, perchè rende meglio un concetto o un significato o per mille altri motivi.
Nulla di cui strapparsi i capelli, ma un po' di ossigeno in un'ora e mezza del solito cinema nostrano dove tutto sembra dover passare dalla recitazione, dove ogni cosa sembra possa essere spiegata con le parole e dove raramente c'è spazio per la deviazione o qualche idea di cinema tout court.
Il duo Barletti e Conte, non lo si può negare, mostra qualcosa di diverso. Non serve illudersi, il film è in linea di massima la brutta exploitation di Romanzo Criminale che ci si attende, ma nelle pieghe (a cercar bene) ci sono delle cose che vale la pena notare.
Innanzitutto il punto di vista. La figura ritratta è un boss mafioso, di piccolo taglio e un po' cretino, ma comunque un boss mafioso responsabile di crimini gravi, morti ecc. ecc. Eppure il suo stato è vissuto con empatia (cosa rara nel nostro cinema). Fin dal titolo si sottolinea la sua condizione attuale di condannato ad un quasi ergastolo (49 anni di carcere) e il film (raccontato in flashback) non manca di rimarcare spesso la vita derelitta di chi è costretto a stare in un regime di semi-isolamento.
Messaggi contraddittori sono mandati di continuo. Prima l'inumanità della sua condizione e poi il racconto della sua efferatezza e delle sue orrende ed incondivisibili velleità di scalata social-mafiosa. Cosa che io personalmente apprezzo.
E poi bisogna considerare che il film ha il coraggio di fare delle scelte estetiche. Ridicolo che si debba parlare di "coraggio di fare scelte estetiche", ma tant'è... A parte una che ricordo bene dei due protagonisti nudi presi dall'alto mentre sono uniti in un campo di papaveri per spiegare i sogni erotici del carcerato, poi ce ne sono altre magari meno d'impatto (le pecore intorno alla macchina in un momento significativo) ma comunque forti come per esempio quella finale della cattura.
Il film insomma non si vergogna (ogni tanto) di mentire dichiaratamente, di mettere in scena le cose in una maniera nella quale di sicuro non si sono svolte, e di farlo perchè E' MEGLIO, perchè è più bello, perchè rende meglio un concetto o un significato o per mille altri motivi.
Nulla di cui strapparsi i capelli, ma un po' di ossigeno in un'ora e mezza del solito cinema nostrano dove tutto sembra dover passare dalla recitazione, dove ogni cosa sembra possa essere spiegata con le parole e dove raramente c'è spazio per la deviazione o qualche idea di cinema tout court.
2 commenti:
il titolo fine pena mai si riferisce al pubblico che non n può più di vedere il cinema italiano ridotto ad una schifezza.
ma che avete visto?
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