Un grazie moderato al comune di Roma.
Di Xiaoshuai conoscevo solo Le biciclette di Pechino, e non mi era dispiaciuto, per quanto solitamente mi infastidiscano i film nei quali i personaggi: si barricano dietro un muro di silenzio, agiscono in maniera sconsiderata e non rispondono alle domande che gli vengono fatte (niente io sono fatto così, mi innervosisco e li odio. Però quanto ho amato la protagonista di Non uno di meno... Che contraddizioni!). Mi appresto così a vedere il vincitore del Premio Della Giuria con animo speranzoso. Cosa trovo? Uno squallido film italiano.
Shanghai Dreams sembra uno di quei filmetti italiani anni '80/'90 sulla vita in provincia negli anni '60. C'è una ragazza indipendente, sensibile e attenta per quanto può alle convenzioni che cerca di barcamenarsi tra un padre padrone prepotente, autoritario e cocciuto, una madre che la capisce ma è vittima dell'autorità paterna, un'amica con genitori libertari ed un ragazzo un po' sfigato ma dolce che in fondo le piace. Il tutto come ho detto è condito da silenzi non espressivi ma di rottura e da uno sfondo sociale da film inglese sui minatori negli anni '80.
Xiaoshuai cerca di far emergere il dramma di una condizione ai margini sia del paese che dell'esistenza, dove tutto è difficile e dove si vive aggrappati al un sogno disperato di una vita migliore (a Shanghai magari), mentre la realtà della vita è fatta di un regime dispotico e tarpante in casa (il padre) e fuori casa (il comunismo). Nulla di nuovo, inoltre il dramma stenta ad emergere e la vicenda, oltre ad annoiare, coinvolge ben poco... Qualche colpo di scena verso la fine ma ormai è inutile.
Da apprezzare comunque le scelte estetiche: i costumi occidentali contrapposti alla realtà popolar-rurale dell'ambientazione, le inquadrature strette che compiono movimenti lentissimi tendenti ad abbracciare i personaggi per creare coinvolgimento (e ogni tanto ci riescono, come nella scena delle due amiche a letto) e l'intermezzo comico del coattone cinese che balla.
Di Xiaoshuai conoscevo solo Le biciclette di Pechino, e non mi era dispiaciuto, per quanto solitamente mi infastidiscano i film nei quali i personaggi: si barricano dietro un muro di silenzio, agiscono in maniera sconsiderata e non rispondono alle domande che gli vengono fatte (niente io sono fatto così, mi innervosisco e li odio. Però quanto ho amato la protagonista di Non uno di meno... Che contraddizioni!). Mi appresto così a vedere il vincitore del Premio Della Giuria con animo speranzoso. Cosa trovo? Uno squallido film italiano.
Shanghai Dreams sembra uno di quei filmetti italiani anni '80/'90 sulla vita in provincia negli anni '60. C'è una ragazza indipendente, sensibile e attenta per quanto può alle convenzioni che cerca di barcamenarsi tra un padre padrone prepotente, autoritario e cocciuto, una madre che la capisce ma è vittima dell'autorità paterna, un'amica con genitori libertari ed un ragazzo un po' sfigato ma dolce che in fondo le piace. Il tutto come ho detto è condito da silenzi non espressivi ma di rottura e da uno sfondo sociale da film inglese sui minatori negli anni '80.
Xiaoshuai cerca di far emergere il dramma di una condizione ai margini sia del paese che dell'esistenza, dove tutto è difficile e dove si vive aggrappati al un sogno disperato di una vita migliore (a Shanghai magari), mentre la realtà della vita è fatta di un regime dispotico e tarpante in casa (il padre) e fuori casa (il comunismo). Nulla di nuovo, inoltre il dramma stenta ad emergere e la vicenda, oltre ad annoiare, coinvolge ben poco... Qualche colpo di scena verso la fine ma ormai è inutile.
Da apprezzare comunque le scelte estetiche: i costumi occidentali contrapposti alla realtà popolar-rurale dell'ambientazione, le inquadrature strette che compiono movimenti lentissimi tendenti ad abbracciare i personaggi per creare coinvolgimento (e ogni tanto ci riescono, come nella scena delle due amiche a letto) e l'intermezzo comico del coattone cinese che balla.
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