A me Milk non è piaciuto. In giro ha raccolto recensioni molto positive quasi da tutti ma sinceramente non mi ha convinto per nulla.
Nel raccontare la storia vera di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato a ricoprire una carica politica negli Stati Uniti d'America, Gus Van Sant si lascia andare a tutto il possibile lato oscuro della regia.
Fazioso e tendente all'apologia senza riserve Milk punta moltissimo sulla larga condivisione e partecipazione nella storia che la maggior parte (se non totalità) del pubblico condivide. Il racconto è di quelli che si fondano sulla dinamica di liberazione e conquista di diritti civili (un classico hollywoodiano) e purtroppo lo fa non lesinando in retorica all'americana. Quelle cose che Gus Van Sant aveva sempre evitato conquistandosi la stima di tutti.
Milk è senza macchia e il suo rivale è peggio dell'assassino di Lincoln.
Gus Van Sant ci aveva abituato a ritratti più complessi e pieni di idee. Anche accantonando gli ultimi film stilisticamente stupendi e molto più "difficili", pure le opere precedenti erano solo fintamente tradizionali.
Will Hunting aveva moltissimo da dire in più rispetto alle dinamiche di nuova paternità e maestro/allievo che metteva in campo e allo stesso modo (pur se un po' meno) anche Scoprendo Forrester.
Milk invece dà al pubblico ciò che vuole, gli presta il fianco, mette in scena un'interpretazione mimetica dando grande libertà a Sean Penn (una cosa che piace sempre e per la quale tutti possono sentirsi in diritto di dire "Che grande prestazione!") ma senza profondere complessità in quel personaggio, alla fine ne fà un'imitazione. Anche per questo ho trovato molto più interessante e bravo Josh Brolin, che mi sorprende ogni film.
E piccole microsequenze magistrali come quella del discorso da fare con una minaccia di morte pendente sulla testa sono solo piccoli contentini.
Alla fine Milk, dato l'apprezzamento condiviso, si avvia ad essere il classico film ordinario da elevare a straordinario dando a Van Sant tutto ciò che si è meritato in passato.
In fondo un po' tutti i grandi registi ce l'hanno avuto un film così.
Nel raccontare la storia vera di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato a ricoprire una carica politica negli Stati Uniti d'America, Gus Van Sant si lascia andare a tutto il possibile lato oscuro della regia.
Fazioso e tendente all'apologia senza riserve Milk punta moltissimo sulla larga condivisione e partecipazione nella storia che la maggior parte (se non totalità) del pubblico condivide. Il racconto è di quelli che si fondano sulla dinamica di liberazione e conquista di diritti civili (un classico hollywoodiano) e purtroppo lo fa non lesinando in retorica all'americana. Quelle cose che Gus Van Sant aveva sempre evitato conquistandosi la stima di tutti.
Milk è senza macchia e il suo rivale è peggio dell'assassino di Lincoln.
Gus Van Sant ci aveva abituato a ritratti più complessi e pieni di idee. Anche accantonando gli ultimi film stilisticamente stupendi e molto più "difficili", pure le opere precedenti erano solo fintamente tradizionali.
Will Hunting aveva moltissimo da dire in più rispetto alle dinamiche di nuova paternità e maestro/allievo che metteva in campo e allo stesso modo (pur se un po' meno) anche Scoprendo Forrester.
Milk invece dà al pubblico ciò che vuole, gli presta il fianco, mette in scena un'interpretazione mimetica dando grande libertà a Sean Penn (una cosa che piace sempre e per la quale tutti possono sentirsi in diritto di dire "Che grande prestazione!") ma senza profondere complessità in quel personaggio, alla fine ne fà un'imitazione. Anche per questo ho trovato molto più interessante e bravo Josh Brolin, che mi sorprende ogni film.
E piccole microsequenze magistrali come quella del discorso da fare con una minaccia di morte pendente sulla testa sono solo piccoli contentini.
Alla fine Milk, dato l'apprezzamento condiviso, si avvia ad essere il classico film ordinario da elevare a straordinario dando a Van Sant tutto ciò che si è meritato in passato.
In fondo un po' tutti i grandi registi ce l'hanno avuto un film così.
25 commenti:
Il trailer italiano di questo film è irritante a dir poco. Io ho già deciso che non mi piace.
e troverai conferma qualora dovessi mai vederlo
nooo!!! aspettavo con ansia il tuo parere su questo film, avevo letto lodi spropositate e attendevo conferma. Andrò comunque a vederlo, mi piace Sean Penn e mi incuriosisce...ammetto però che la tua opinione mi plagerà un po', in fondo tu ne sai e le tue critiche convincono sempre.
si è piaciuto molto ma a me sinceramente non ha convinto. E' anche molto il fatto che a me i temi di conquiste di diritti civili come i temi politici non mi comprano troppo...
le tue recensione bastiancontraesche (ma con argomenti) qui sono sempre ben accette.
E' il beppegrillismo al potere!
"Whatever it is I'm against it!"
Veramente una bella critica, complimenti, asciutta e scorretta (ma non "tanto per", in realtá, questo non mi pare tanto beppegrillismo, quanto semplice indipendenza di giudizio, é che ormai ci siamo disabituati a cosa significa questa forma di commentare); hai colto nel segno su tutti i fronti (che la gente si esalta per le interpretazioni mimetiche degli attori nei "biopic" -e "che bella interpretazione!" é la classica frase che si puó tirar fuori durante una partita a canasta tra donne a monti parioli, magari facendola seguire da un commento gay-friendly con tanto di farlocco "sono una post-cattolica? e allora sí, sono-una-post-cattolica, mi spiace" scandito á la monica scattini in simpatici&antipatici; che Van Sant puó sfoderare armi piú sofisticate che la retorica americana; che le battaglie per i diritti civili sul grande schermo spesso sbrodolano in fatua pompositá; che con questo film attribuiranno a Van Sant ora tutto il credito accumulato con i film precedenti; etc.). E che sia cosí -la bontá della tua critica, dico- lo dice il fatto che sono d'accordo pur non avendo ancora visto il film, e che lo saró anche dopo.
ps prima che mi dimentico, due settimane fa, dopo aver letto un'ottima recensione sul gironale, ho visto nell'unica sala madrileña che lo proiettava un film che per racchiudere in due parole direi "veramente carino", una delizia per iniziare l'anno, anche se -senza dubbio- un po' strizzante l'occhio allo spettatore indie: nell'originale inglese si chiama "Son of Rambow", é un misto tra il racconto di formazione di un'amicizia tra due ragazzini inglesi nei bigotti anni '80 e un omaggio al cinema do-it-yourself á la Gondry; mi domandavo se ne é prevista l'uscita in Italia, e in tal caso lo consiglio apertamente.
el señor dionigi sti parioli proprio non ti vanno giù.
Comunque, anche se ancora non l'ho visto, temo che potrei essere una di quelle da "che bella interpretazione!".
Però io a canasta a monte parioli non ci gioco.
elisabetta: a canasta a monti parioli non "ti ci fanno" giocare :)
dionigi: si sul beppegrillismo chiaramente scherzavo, ma onestamente comprendo poco perchè chi lavora in questo settore e quindi è un po' più smaliziato si lasci avvincere da queste cose anche a fronte di film così medi...
Un punto a favore delle donne di monti parioli :)
elisabetta cara, vuoi dire che sono una post-pariolino? e allora sí, mi spiace, sono-un-post-pariolino! :)
l'altro discorso é complesso e opaco, é vero, si comprende poco il comportamente di certi critici al momento di scrivere le proprie recensioni, potrebbero esserci vari fattori, (ora diró delle banalitá), alcuni critici saranno prezzolati, altri missionari (nel senso che si impegnano per portare la gente al cinema quando si rendono conto di avere di fronte un film "ordinario di buon livello", ma non credono fino in fondo a quello che scrivono), altri scriveranno ormai di maniera, altri ancora ragioneranno per registi/attori, qualcuno non avrá visto proprio il film, altri saranno veramente convinti che si tratta di "una grande interpretazione" e via dicendo. A meno che non ci sia proprio un disegno sotto, ma in fondo quello di svelare cosa spinge un critico a scrivere certe cose e non altre é un compito che spetta a te, che "er settore" lo frequenti. Attendiamo con ansia, senza fretta, le tue riflessioni sul tema (possibile titolo: CRITICOPOLI).
Beh, vogliamo fare un po' di sano populismo?
Allora quello che vorrei sapere è:
ma Vincenzo Mollica chi lo manda, che mi rappresenta, perché esiste?
Dionigi hai già elencato tutte le possibilità! Cosa resta al povero parker da inventarsi?! Forse che certi critici ci capiscono di cinema quanto una donna che gioca a canasta a monte parioli?
Io più che altro direi che c'è molta pigrizia e che, come per molti altri lavori, in tanti lo fanno per comodità. Per quanto non sia un lavoro semplice da raggiungere per molti magari è l'opzione più facile (dipende dall'ambiente e dal tipo di persone che frequenti).
In tanti ci si trovano a fare questo lavoro, alcuni semplicemente perchè all'interno di una redazione sono quelli che hanno visto più film degli altri e quindi se ne occupano loro.
L'ipotesi del critico "prezzolato" non esiste, è una leggenda metropolitana. Nessuno paga nessuno, neanche i datori di lavoro. Esistono semmai scambi di favore ma non con Milk che è un'opera che si promuove da sola (Gus Van sant, Sean Penn candidato all'oscar, diritti civili...).
il "critico prezzolato" eh? Tu guarda che mi tocca leggere... Perchè non racconti al blog quella storiaccia con Matteo Garrone a Roma sud?
Il compatto ha ancora la cicatrice della coltellata...
abbiamo tutti il coraggio di ignorarla quella storia.
Noooooo! Io mi aspetto grandi cose!!!
Alla fine ho visto il film, sabato, e una cosa, a parziale rettifica, la devo dire: seppure si tratta di pura mimesi di un personaggio reale, dunque molto meno complessa dell'operazione che consiste nell'interpretare e dare corpo a un personaggio di finzione, quella di Sean Penn mi é parsa davvero una bella interpretazione, soprattutto per l'uso della voce (ovviamente mi riferisco alla versione originale; dico ovviamente perché nessun film si puó vedere doppiato in spagnolo, pena pensare sempre di trovarsi di fronte a "Topazio" con Grecia Colmenares); e per quel ghigno simpatico, che dá una forte tenerezza e ingenuitá al personaggio, che spesso tira fuori quando le cose gli vanno bene. Voglio dire, non che io mi ricordi tutti i suoi film, ma mi é parso uno Sean Penn inedito, quasi un altro (solare, allegro, intelligente).
Detto questo, condivido tutto quanto ho detto ed é stato detto finora, e soprattutto la brillante recensione del film da parte del Nostro; e mi permetto solo di notare alcuni dettagli:
- gparker, che ne pensi dell'utilizzo che nel film fa van sant delle immagini di repertorio, delle foto sfocate, etc.? Niente di che, o apportano qualcosa?
- nella festa che segue la sua vittoria elettorale ad assessore, Sean Penn/Harvey Milk balla UGUALE a Buccirosso(credo)/Paolo Cirino Pomicino nella scena della festa (la piú divertende) de Il Divo (e direi che questo é l'unico punto di contatto tra i due biopic..);
- le recitazioni degli attori di contorno che interpretano gli amici omosessuali (ad eccezione di Scott, il primo fidanzato) mi sono sembrate terribili, sopra le righe oppure fuori luogo, soprattutto l'attore riccetto con gli occhiali (irritante) e Jack il fidanzato latino (quando peraltro Diego Luna é un ottimo attore). Solo Sean Penn é riuscito ad uscire in pieno dal pantano della figura omologata del ricchione che o é represso o é marchetta tout court, regalando alcune scene di libera e matura froceria arbasiniana (il meraviglioso abbordo iniziale nella metro) degne di fratelli d'italia.
- il finale: capisco che ci sono esigenze reali (le cose sono andate cosí, non é che si possono inventare), ma non si poteva finire con meno agiografia, con una metafora invece dell'abusatissima processione con candele, con qualche dubbio invece che col solito happy ending? Non c'era un altro modo di lasciare al pubblico la speranza che Harvey Milk aveva incarnato per tutta la sua vita?
l'uso delle immagini di repertorio mi è piaciuto molto poco, anche perchè tende a tirare fuori dal film. Certo la parte iniziale con tutte quelle foto di gente che si copre il volto è stupenda ed essendo appunto all'inizio non tira molto fuori dal film.
Riguardo Sean Penn e gli altri attori c'è da dire che, per quanto non ritenga queste operazioni di mimesi vere prove d'attore, Sean Penn è un grandissimo attore, lo sappiamo da tempo e probabilmente gli altri risultano meno credibili proprio per l'impossibile raffronto con lui che, in alcune parti, riesce con una sola minuscola smorfia a comunicare il senso d'orgoglio e di fiera indipendenza dell'essere omosessuale.
Riguardo il finale sono daccordissimo. E' proprio quell'agiografia retorica statunitense che non ci si aspetta da Van Sant. Un vero peccato perchè come sempre è il finale a tirare un po' le somme del film...
quanti commenti contrastanti su questo film, una cosa è certa: ha fatto parlare di se.
ely
Mi è parso un biopic molto convenzionale, verboso, lungo.Mi hanno irritato qualche punta di retorica e qualche clichè di troppo, come l' Opera Lirica, onnipresente quando c'è qualche personaggio gay e nella fattispecie l'ingenuo parallelo morte di Tosca- morte di Milk. L'interpretazione di Sean Penn e la valenza del " messaggio" possono salvare il film? boh
Al di là del "m'è piaciuto / non m'è piaciuto", credo che uno dei nuclei della pellicola sia proprio il carattere mimetico pervasivo, in tutti i registri ed in tutti gli elementi. Gli stessi luoghi comuni (come la presenza dell'Opera lirica) sono usati, a mio parere, come elemento mimetico, non solo gli attori. Ho visto il film come uno sviluppo del remake del 98 di Pyscho: lì il mimetico investiva una pellicola, qui investe la realtà sociale.
se da un lato quello che dici in un certo senso mi persuade, da un altro no.
La coerenza di mimesi di Milk tra attori, contenuti e forme. Quella attoriale è ovvia e lampante ma poi l'uso di un registro e di uno stile formale (che prevedono poi le operazioni retoriche come l'opera) non imita nulla, non si conforma e non si adagia su nulla di veramente funzionale (sia alla trama che ad una visione di realtà che non sia la solita utilizzata per i biografici).
Eh ma vedi che mi ha comprato.
Quando Milk ha detto "sono qui per reclutarvi" io avevo già sposato la causa da mo'.
Facile-facile.
Ah, JAMES FRANCO 4 ever. Magica Clauti ci aveva visto lungo.
ma come? e tutta la ruffianeria verso il pubblico??
Posta un commento