FUORI CONCORSO
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2011
Se già le storie di nazisti e/o neonazisti non sono granchè interessanti per il loro essere tutte uguali, tutte ruffiane e concentrate a condannare qualcosa che tanto tutti quelli che vedranno il film già condannano ampiamente, ora sembra il turno del cinema anti-estremismo islamico.
La Desintegration racconta della discesa nel vortice dell'islam armato di un ragazzo francese di origini nordafricane, proprio con il piglio con il quale spesso si racconta di normali ragazzi che vengono catturati e affascinati dai gruppi ideologicamente estremi: si parte da una totale estraneità, si passa attraverso alcune disavventure personali che spingono nelle braccia dell'estremismo, si fa qualcosa di brutto a qualcuno cui si vuole bene e infine c'è l'atto estremo.
Applicato al contesto nordafricano-francese questo schema calza perfettamente e per quanto Faucon si sforzi di mostrare, con la sua messa in scena sobria e apparentemente distaccata, accanto all'islam dei terroristi anche quello più radicato e autentico delle generazioni precedenti (quello che predica tolleranza e pace) lo stesso l'idea che quel tipo di religione che sfocia in un'ideologia politica sia trattata come il nazismo rimane. E l'equivalenza tra movimento politico e religione è solo uno dei semplicismi che invece che aiutare la comprensione, semplificano la riflessione.
Peccato. Perchè l'idea di partenza espressa dal titolo, cioè che accanto e dopo l'integrazione possa esistere anche una de-integrazione, cioè un processo uguale e contrario di separazione delle singole etnie o religioni all'interno di una comunità, poteva meritare più dignità.
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