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16.10.09

Up (id., 2009)
di Pete Docter e Bob Peterson

POSTATO SU
Cosa dire ancora della Pixar? Che anche questo film, anche quest'anno per l'ennesima volta è un capolavoro? E non si deve pensare che questo abuso del termine lo svilisca. Nonostante ogni anno si ripeta la medesima solfa la verità è che sono tutti capolavori. Per davvero. E questo non è normale.
A questo punto la sconfitta vera della Pixar, per lo stato cui è arrivata, sembra essere quella di non riuscire ad attirare anche i più adulti (il segmento 40-60) in sala. Ma forse ce la faranno prima o poi...

Intanto tutti gli altri con Up si divertono e stavolta davvero si commuovono. Non come negli altri film dove si può anche piangere, qui si piange proprio e di felicità, come nei migliori Miyazaki. Up è il primo film smaccatamente sentimentale della Pixar, un film sull'amore nel senso più canonico e vecchio stampo che si possa pensare e che svetta come sempre nelle sue parti mute (a quando un film tutto muto? Sarebbe divino...) cioè in quell'inizio che non solo racconta la storia della coppia intorno alla quale girerà tutta la storia, ma getta anche le basi per lacrime del resto del film, poichè da quel racconto si comprende come e quanto Carl tenga ai palloncini, al suo obiettivo, alle poltrone, ai soldi, i quadri e tutto quanto. Senza quell'inizio il film avrebbe la metà del senso.
Certo c'è anche azione, altrimenti il pubblico infantile non lo si tiene avvinto e nelle parti d'avventura Up sembra essere ricalcato su Indiana Jones, specie le parti sul dirigibile (e poi Carl sembra vestito come Sean Connery).

Ancora una volta siamo di fronte ad un viaggio, un tema che è il grande filo rosso di questo studio composto da 5 registi che però girano spesso intorno al tema dello spostamento. In particolare di solito è Andrew Stanton a insistere sulle odissee d'amore ma in quasi tutti i film c'è quest'idea.
Qui il viaggio è centrale e, una volta tanto, fortemente voluto e non subito dai protagonisti. Lo schema è semplicissimo, quello della strana coppia e l'impianto favolistico (geniale che il cane parlante nella favola Pixar non parla per magia ma per tecnologia!), cioè la plausibilità è ai minimi storici e non c'è eccessiva coerenza interna ma ogni concessione è una licenza poetica, una metafora e una scusa per far arte. Ogni buco è divino.

Il 3D è sostanzialmente innocuo e perciò godibile, il doppiaggio italiano di assoluto livello (no sarcasmo).

26 commenti:

Alberto Di Felice ha detto...

"Ogni buco è divino" t'è venuta in un momento d'euforia eccessiva, di' la verità.


gparker ha detto...

cazzo, la devo smettere di scrivere ubriaco.


frankie666 ha detto...

Dio come vorrei averlo scoperto io...


Fabio ha detto...

Questo Pixar non mi ispira molto. Mi sa di roba studiata e costruita freddamente, una roba da Home-Video (lo so, sto bestemmiando... ma che ci volete fare, il film non l'ho visto).

Sarà che dopo Wall-e mi sembra inevitabile una discesa nel manierismo. Sarà che pensavo fosse brutto pure gli Incredibili e invece non era vero...


gparker ha detto...

Fabio sei un pazzo.
Scherzi a parte è vero che la comunicazione intorno a questo film larga e grossa (anche dato il vistoso ritardo con cui esce da noi) lo veicola monodimensionalmente quando invece vedendolo noti non solo come sia sfaccettato quanto gli altri film pixar ma soprattutto come cose apparentemente senza significato (su tutte la casa che vola con i palloncini) lo abbiano invece e fortissimo.


Christian ha detto...

Visto ieri, molto bello. ^^
La sequenza della casa che vola tra i grattacieli sospinta dai palloncini colorati evoca sia Miyazaki ("Il castello errante di Howl") sia Gilliam ("Il senso della vita").
Sono d'accordo su quasi tutto quello che scrivi, tranne che secondo me il filo rosso dei film Pixar non è tanto il viaggio quanto l'elogio dell'amicizia (onnipresente sin dal primo "Toy story"). E il 3D continuo a ritenerlo superfluo. Per evitare che mi distraesse dalla storia e dai personaggi (durante la visione di "Coraline" avevo mentalmente espresso più volte il desiderio che fosse possibile "spegnerlo"), stavolta ho scelto di andare a vedere il film direttamente in 2D (e curiosamente ho scoperto che mezza dozzina di amici, che mi hanno accompagnato, la pensavano come me).


Thomas Morton ha detto...

Bello, ma secondo me non all'altezza dei migliori (come Wall-E).

Comunque ho finalmente provato il 3d, constatando che lo posso godere anche col mio occhio malandato. In questo film in effetti mi pare abbastanza superfluo, ma quando nei trailer prima del film è apparso lo stregatto di Tim Burton, è stato fantastico.


Noodles ha detto...

Be' in Wall*E, la prima parte era in effetti quasi un film muto... con i robottini né antropomorfi nè parlanti.


gparker ha detto...

Io come trailer avevo christmas carol. Mi sono fomentato tantissimo.

Secondo me è un buon 3D quello di Up, invisibile per la maggior parte del tempo e utile quando serve. Nulla di virtuoso e non dannoso.

Un film muto Pixar è un sogno.


Giangidoe ha detto...

Concordo sul fatto che la parte più lirica sia la sequenza musicale "muta" della vita matrimoniale all'inizio.
E che UP sia decisamente un film sentimentale e commovente. Nonchè indubbiamente un capolavoro, come quasi tutti i film Pixar.
Ma Wall-E, almeno per me, ha segnato una frontiera che sarà difficile superare in futuro, sia per profondità che per commozione.


Thomas Morton ha detto...

Se posso dire il mio inutile parere, il montaggio è nemico del 3d. Se lo scopo è quello di farci vedere le cose come attraverso una finestra, come se fossero davvero lì, è un'illusione che viene continuamente interrotta dal montaggio tradizionale e dagli stacchi. Ci vorrebbe un cinema fatto quasi tutto di piani-sequenza per gustarlo al meglio, altrimenti è un effetto relegato a quei trucchetti tipo gli oggetti che escono fuori dallo schermo per venire incontro allo spettatore. Cose che lasciano il tempo che trovano.


Christian ha detto...

Sono d'accordissimo su questa osservazione sul montaggio. "Arca russa" in 3D sarebbe splendido... ^^


gparker ha detto...

no non credo. Io non lo vedo come un tentativo di convincerci che quello che vediamo è reale ma come un nuovo strumento di messa in scena, e la messa in scena è e rimane finzione.


Fabio ha detto...

Il montaggio è nemico del 3D ma è amico del cinema. Per me non c'è niente di peggio che volere enfatizzare una "meraviglia" tecnica: i film ne risentirebbero e a distanza di anni probabilmente sembrerebbero pure brutti, ed è un po' quello che è successo a molti film dei primordi della CG.


el señor dionigi ha detto...

Perfetto, bello questo scambio di messaggi tecnici, le amicizie del 3D, le inutilità del 3D, ok, ma facciamoci La Domanda: il 3D è amico o no delle pomiciate in ultima fila? Voglio dire, si può pomiciare con gli occhiali 3D addosso? E cambia qualcosa rispotta alla pomiciata classica, diciamo in 2d?
Gparker ti preghiamo di fare questa prova per noi.


Thomas Morton ha detto...

Pomiciare durante un film? Ma scherziamo? Poi mi toccherebbe rimanere in sala per rivedere le scene perdute.


gparker ha detto...

A dire il vero già ci ho provato ma l'altra metà della pomiciata è stata riluttante.
Escludendo la possibilità che lo fosse per la mia presenza (splendida come al solito) di sicuro la colpa è da imputarsi agli occhialetti.


frankie666 ha detto...

madonna thomas hai fatto una battuta che sono convinto che sei gparker mascherato... Ha il ™ la tua battuta..


Gegenschlag ha detto...

Una domanda: nessuno ha letto il film come una grande metafora della crisi immobiliare americana?
Il vecchio è il classico subprimer e l'immagine della casa trainata come un fardello è l'iconografica rappresentazione della situazione di molti americani prigionieri della loro abitazione oramai impossibile da pagare. Il confronto vecchi giovani pare poi una costante del recente cinema a stelle e strisce (Gran torino docet). Del resto il simbolismo finale è fin troppo facile: uccidere il proprio mito giovanile (rectius i propri sogni) per assecondare le esigenze dei giovani (sempre figli senza padre, topos disney)vuole chiaramente dare il messaggio agli americani maturi che l'epoca dei tanti privilegi è finita. La battuta finale "in fondo è solo una casa" rende l'interpretazione un'ovvietà


gparker ha detto...

Sinceramente non credo ci sia una metafora della situazione immobiliare. Ma è solo quello che credo io.
E' forte tuttavia come i film importino non per quello che i loro autori vogliono che siano ma per quello che ci vediamo noi, e se alla fine non dovesse essere per nulla una metafora del settore immobiliare ma comunque funzioni molto in questo senso, beh allora lo diventa. Che alla Pixar lo vogliano o meno.


Gegenschlag ha detto...

Vuoi dire che forse gli autori si sono impregnati inconsciamente della situazione americana?
Al di la dell'interpretazione autentica caro Gparker mi sembra che il film sia totalmente orientato in quel senso, in una maniera palese. Del resto è il potere del cinema: la sua capacità descrittiva e il suo lassez-faire in tema di interpretazione. Non è un caso che molti "filosofi" si dedichino al cinema come campo di indagine prediletto, sbagliando crassamente, a mio giudizio.
Heidegger diceva che la tecnica era il destino della metafisica, mi pare che alcuni tuoi giudizi confermino questa massima, sovrapponendo l'uno sull'altro i due piani. Per come va il mondo oggi hai ragione tu.

Io sono un fruitore scarso di cinematografia, ma sono convinto che bisogna abbandonare l'immagine per accedere alla visione.


gparker ha detto...

Non dico che ci sia un lavoro inconscio, dico che secondo me non c'è proprio, ma questo non impedisce che tu (o chiunque altro) non ci veda quella cosa, e che dato che ce la vedi ci possa stare. I film hanno una vita loro indipendente da quella che gli autori hanno previsto.


Fabio ha detto...

Dopo anni vedo questo film. Ritiro tutti i vecchi commenti: è un capolavoro ed è uno dei più bei Pixar di sempre.
Mi sembra anche uno dei loro film più simbolici: forse in nessun altro si attribuisce tutto questo valore agli oggetti. Sono molte le scene in cui il salvataggio, la distruzione o la separazione da un oggetto stanno lì a spiegare tutta una serie di passaggi sentimentali dei protagonisti.

Davvero bella la sequenza iniziale.

Geniali i cani che parlano per tecnologia e che proprio per questo hanno pur sempre l'intelligenza dei cani.


gparker ha detto...

Più lo vedi meglio è.


Fabio ha detto...

L'ho visto ora per la prima volta, eh? All'epoca parlavo così per pregiudizio.
Credo che sia semplicemente un film poco "appealing" (prima di vederlo).


gparker ha detto...

Si io lo dicevo in generale. Io l'ho rivisto varie volte in tv e ognuna era migliore della precedente


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