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21.10.10

Uomini di Dio (Des Hommes et Des Dieux, 2010)
di Xavier Beauvois

POSTATO SU
Gli ultimi anni hanno segnato una fioritura e anche un certo successo di film che avevano al loro centro i preti e la loro vita comunitaria. In memoria di me o anche Il grande silenzio sono esempi di film che ritraevano le comunità di religiosi (il primo centrato sul seminario il secondo su monaci di un'abazia dove si pratica il silenzio e la ripetizione), che senza prendere posizione alcuna sui temi della fede o dell'esistenza di Dio, si preoccupano di ritrarre con fare quasi documentaristico gli uomini dietro ai preti, mentre si dedicano ad attività di meditazione.

Con spirito decisamente più finzionale (sebbene curiosamente tratto da fatti veri) Uomini di Dio continua su questa strada. Si racconta di un'abazia in un punto imprecisato del Maghreb i cui monaci si trovano presi dentro una guerriglia tra esercito e quelli che l'esercito chiama terroristi. I monaci, sebbene spaventati e indecisi, rimangono dove sono, prestano aiuto a tutti e si rifiutano di cedere il loro stile di vita o la loro abbazia.
Dietro una trama che racconta, con i consueti tempi dilatati, di un assedio e delle decisioni di uomini che mettono davanti a tutto i loro principi, c'è anche quello che il titolo cerca di esprimere, cioè come uomini di Dio comunichino e intendano la vita.

Non sono solo i monaci le figure "di Dio", ma anche i cosìddetti terroristi del film che in più d'un momento, sebbene musulmani, si dimostrano sensibili alle argomentazioni e allo stile di vita dell'abazia. Di certo più dell'esercito, visto come laico e profittatore.
Contrariamente a In Memoria di Me e Il Grande Silenzio però Uomini di Dio sembra prendere posizione da una parte (la fede come forza salvifica a prescindere dalla religione praticata) e dall'altra si concede momenti di impennata melodrammatica. I monaci cantano durante un bombardamento e si commuovono sentendo Il lago dei Cigni.
Xavier Beauvois è bravo a rendere la tensione attraverso lunghe scene e costanti primi piani e alla fine l'idea che i principi religiosi non siano diversi al cambiare delle religioni, può conquistare anche un ateo.

2 commenti:

Fabio ha detto...

Secondo me ci si dovrebbe liberare da questa ossessione dei film religiosi che prendono o non prendono posizione.
Chi lo dice che un film sui religiosi deve mostrare eventi e personaggi paradigmatici?

Come i film sentimentali, non è che prendano posizione sul rapporto amoroso in generale (fiducia/sfiducia, costumi...); semplicemente sfruttano un ricco bacino di storie.
Anche la vita religiosa offre un bacino di storie a cui attingere, e se la devi raccontare non puoi sempre limitarti al taglio documentaristico perché qualcosa ti impone di farlo. Devi anche scendere nel lato emozionale, che nello specifico riguarda il sentimento del sacro.

Mi sembra in generale che sia un po' troppa fretta nel dovere "scaricare" ogni roba vagamente religiosa. Non è un atteggiamento equilibrato, anzi direi quasi fobico (parlo in generale qui).


gparker ha detto...

daccordo al 100% sia sul fatto che "se in una storia d'amore i personaggi si uccidono non vuol dire che gli innamorati di oggi soffrono, ma che quella è la storia di due che si uccidono" che sulla contingua questione della fede.
Anzi, i film migliori sulla fede sono quelli che non prendono questo tipo di posizioni ma riescono ad interrogarsi con imparzialità sulla vita degli uomini di fede. Da La messa è finita a L'ultima tentazione di Cristo.


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