Di sicuro non si può accusare i fratelli Dardenne di incoerenza. Dei loro 4 film realizzati (due Palme d'Oro ed innumerevoli altri premi) non ce n'è uno che sia diverso dagli altri, non uno che non si occupi di tragedie quotidiane della miseria, non uno che non sia filmato con uno stile finto-documentaristico e finto-amatoriale, non uno infine che non sia un cazzotto nello stomaco.
Solitamente la struttura dei film dei Dardenne è semplice: c'è una situazione, dove un personaggio vive una vita di miseria, questa viene descritta per quasi tutta la durata del film senza enfasi e senza eventi rischiando di sfiorare la noia, fino a poco dal termine, quando un evento inaspettato esplode e negli ultimi minuti succede di tutto, in un crescendo di emozioni che si fa forte di tutta la costruzione del personaggio avvenuta fino a quel momento.
Sono il massimo dell'artifico e della tecnica cinematografica pura i fratelli Dardenne anche se si nascondono dietro uno stile apparentemente scarno, basta guardare anche le immagini qui sotto, meticolosamente costruite. Non c'è colonna sonora, non c'è neanche un effetto cinematografico (non una dissolvenza, non un'ellissi, un flashback...), ma c'è cinema: quando Bruno scippa una donna per strada (donna non certo ricca) e scappa due uomini lo inseguono per recuperare i soldi della derubata e lo seguono dovunque senza mai mollarlo in un inseguimento meraviglioso nel quale non si può non odiare quei due poveri cristi che si comportano da civilissimi cittadini, perchè perseguitano il "povero" Bruno che ha scippato una signora dopo aver venduto un bambino. Questo è cinema, mille artifici che ti fanno addirittura parteggiare con i malviventi con cui non parteggeresti mai.
L'Enfant non fa eccezione. Per me è bellissimo. Non arriva alle punte di rarefazione e sensibilità di Rosetta, ma è bellissimo. Come sempre quello che viene inquadrato è un momento della vita dei due protagonisti, si capisce chiaramente che quello è solo un momento di un'esistenza più complessa. Un momento nemmeno troppo significativo, perchè non sono gli eventi che importano ma i personaggi, la storia infatti non è sul bambino venduto come si legge in giro, la storia è su Bruno, il padre, e la sua vita disperata, il suo senso di paternità e di responsabilità. Inizia di botto e finisce di botto l'Enfant e tocca punte incredibili di sensibilità grazie anche ad una recitazione sofisticatissima che è stata giustamente premiata, milioni di piccoli gesti, sguardi e delicatezze altamente cinematografiche. E' grande cinema, capace di mettere un piccolo aspetto della realtà sotto la lente d'ingrandimento e descrivere a fondo personaggi, sentimenti e sensazioni.
Per quello che ho visto fin'ora è una Palma d'Oro meritatissima.
Solitamente la struttura dei film dei Dardenne è semplice: c'è una situazione, dove un personaggio vive una vita di miseria, questa viene descritta per quasi tutta la durata del film senza enfasi e senza eventi rischiando di sfiorare la noia, fino a poco dal termine, quando un evento inaspettato esplode e negli ultimi minuti succede di tutto, in un crescendo di emozioni che si fa forte di tutta la costruzione del personaggio avvenuta fino a quel momento.
Sono il massimo dell'artifico e della tecnica cinematografica pura i fratelli Dardenne anche se si nascondono dietro uno stile apparentemente scarno, basta guardare anche le immagini qui sotto, meticolosamente costruite. Non c'è colonna sonora, non c'è neanche un effetto cinematografico (non una dissolvenza, non un'ellissi, un flashback...), ma c'è cinema: quando Bruno scippa una donna per strada (donna non certo ricca) e scappa due uomini lo inseguono per recuperare i soldi della derubata e lo seguono dovunque senza mai mollarlo in un inseguimento meraviglioso nel quale non si può non odiare quei due poveri cristi che si comportano da civilissimi cittadini, perchè perseguitano il "povero" Bruno che ha scippato una signora dopo aver venduto un bambino. Questo è cinema, mille artifici che ti fanno addirittura parteggiare con i malviventi con cui non parteggeresti mai.
L'Enfant non fa eccezione. Per me è bellissimo. Non arriva alle punte di rarefazione e sensibilità di Rosetta, ma è bellissimo. Come sempre quello che viene inquadrato è un momento della vita dei due protagonisti, si capisce chiaramente che quello è solo un momento di un'esistenza più complessa. Un momento nemmeno troppo significativo, perchè non sono gli eventi che importano ma i personaggi, la storia infatti non è sul bambino venduto come si legge in giro, la storia è su Bruno, il padre, e la sua vita disperata, il suo senso di paternità e di responsabilità. Inizia di botto e finisce di botto l'Enfant e tocca punte incredibili di sensibilità grazie anche ad una recitazione sofisticatissima che è stata giustamente premiata, milioni di piccoli gesti, sguardi e delicatezze altamente cinematografiche. E' grande cinema, capace di mettere un piccolo aspetto della realtà sotto la lente d'ingrandimento e descrivere a fondo personaggi, sentimenti e sensazioni.
Per quello che ho visto fin'ora è una Palma d'Oro meritatissima.
10 commenti:
Di questo film (che non vedrei nemmeno se mi pagassero) mi ero innamorato della locandina. La faccia di lui era spettacolare.
Quale locandina? Solitamente quella usata è la prima foto a sinistra.
Io adoro la foto centrale.
No, scherzi? E' quesra qui (e qui era tappezzata ovunque). Io l'adoro:
http://theothea.com.free.fr/enfant2.gif
Ah si è vero usano anche quella, in Italia però solitamente si veda l'altra.
Finalmente!!! I critici! Non vedevo l'ora dell'arrivo dei nemici, sempre troppo pochi, ma sempre i più costruttivi.
Allora:
Se è per questo ne hanno fatti pure più di 6, solo IMDB gliene accredita 14 ma se si vogliono contare tutti i documentari si arriva a cifre ben più grosse, ma 4 sono i lungometraggi di finzione prodotti in maniera non indipendente e distribuiti regolarmente in tutte le nazioni. Del resto pure se parliamo di Spielberg cominciamo a contare i suoi film da Duel in poi anche se prima ce ne sono tantissimi ma autoprodotti o non distribuiti nel mondo ecc. ecc.
Per momento non straordinario voglio dire che non c'è enfasi sul momento ma sul personaggio, non sui fatti ma sui sentimenti. Se proprio ci dobbiamo mettere a fare elucubrazioni sulla vita di Bruno chissà quante ne ha viste pure peggio di aver venduto un figlio ed esserne uscito quasi incolume, ma di certo nella sua vita è stato unico il pentimento interiore che lo ha portato a confessare. Ma queste sono cose non provabili, mi interessa più sostenere che il film si concentra sui personaggi e non sui fatti.
Infine la definizione effetto cinematografico in effetti è un po' del cazzo, e in effetti meriterebbe un post a parte (attenzione non lo escludo). Il punto è che non conosco altri termini adatti. Per effetto cinematografico intendo quegli stratagemmi tipici della grammatica cinefilmica che consentono con un artificio tecnico di spiegare qualcosa, chairamente tutta roba che c'è da prima del '90 in gran parte introdotta da Griffith. Per esempio inquadri il primo piano di un uomo che pensa, la macchina sfoca e immediatamente tutti capiscono che stanno per vedere un flashback, oppure riprendo una persona sola in una stanza poi faccio una dissolvenza verso il nero e ritorno di nuovo sulla persona nella stanza, tutti sanno che è passato parecchio tempo. Questo intendo per effetto cinematografico, stratagemmi tipici. Cosa che i Dardenne non usano mai. Una scelta ben precisa.
Quanto alla presunzione, chiunque frequenti questo blog ti confermerà che la presunzione è il mio difetto più caro. Me lo tengo stretto come un gioiello prezioso. Bello e presuntuoso.
Ma edward Crane è o no lo spaventapasseri di Batman?
Bravo! Fai scappare pure chi ti odia....
Che ci posso fare se gettano il sasso e poi si cagano sotto della mia talentuosa autorità????
Mi dispiace... Deve essere difficile per te... Ormai ti temono tutti...
n.b. ma l' espressione "gettare il sasso"
l' hai inventata sul momento? Non sarebbe stato + adatto qualcosa tipo "gettare l' amo" o "l' esca"?
no viene da gettare il sasso e nascondere la mano.
non la capisco benissimo...
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