Il Vietnam portò ad una lunga serie di film poi diventati capisaldi del cinema perchè il periodo dell'elaborazione di quella guerra fortunosamente coincise con quello della new hollywood. E' stato circa ad un decennio dall'inizio di quella guerra che si è cominciato a pensare ad elaborarla per immagini e con il tempo sono sorti dei topoi di quel tipo di film di guerra.
Ecco da un po' di tempo è cominciata l'elaborazione del conflitto musulmano (per usare una parola che generalizzi a sufficienza) da parte degli americani e si è andato formando un nuovo genere di film bellico, che si distacca da quanto fatto fino ad ora in materia.
Difficile a memoria andare a guardare quale ne sia stato il capostipite, tuttavia ad oggi mi sembra che The Kingdom sia l'esponente più valevole di questa nuova categoria che personalmente non mi esalta molto.
Si tratta di un cinema di guerra molto strettamente correlato con il cinema politico e di spionaggio. Ad una guerra di posizione e molto mediatica sta cominciando a corrispondere un modo di rappresentarla molto "politico" e mediato (di cui con tutta probabilità Redacted sarà la punta), non tanto per come i film siano schierati ma per come scelgano di raccontare le storie.
Un esempio su tutti: il cinema hollywoodiano raramente utilizza la camera a mano, nei film di questo tipo invece sempre, per Hollywood la camera a mano è sinonimo di massimo realismo e la applicano quasi unicamente al cinema di guerra mediorientale. E' poi sempre presente un conflitto di culture come non c'era in Vietnam (dove il nemico era presente e vivo ma culturalmente lontano anni luce) e soprattutto sono presenti sempre piani e complotti superiori ai singoli protagonisti.
In Vietnam c'era l'uomo contro la natura, l'angheria degli ufficiali e l'ingiustizia di una guerra che manda i ragazzi a morire senza sapere perchè (oltre poi a tutto il tema del reducismo che sarà oggetto di un altro post). Qui invece c'è il tema delle grandi nazioni, tutto si sposta ad un livello superiore, c'è meno azione e più burocrazia, più protocollo e realismo che astrazione poetica.
In particolare The Kingdom mostra a tratti dell'ottima azione e un po' di suspence, pur avendo quei difetti che io sopporto poco. Potrei sostanzialmente riunirli tutti sotto l'etichetta "intrigo politico". Un modo un po' semplice e al tempo stesso confuso di mettere in scena i grandi movimenti internazionali e le macchinazioni dietro questa guerra attraverso i contrasti dei piccoli uomini.
Ecco da un po' di tempo è cominciata l'elaborazione del conflitto musulmano (per usare una parola che generalizzi a sufficienza) da parte degli americani e si è andato formando un nuovo genere di film bellico, che si distacca da quanto fatto fino ad ora in materia.
Difficile a memoria andare a guardare quale ne sia stato il capostipite, tuttavia ad oggi mi sembra che The Kingdom sia l'esponente più valevole di questa nuova categoria che personalmente non mi esalta molto.
Si tratta di un cinema di guerra molto strettamente correlato con il cinema politico e di spionaggio. Ad una guerra di posizione e molto mediatica sta cominciando a corrispondere un modo di rappresentarla molto "politico" e mediato (di cui con tutta probabilità Redacted sarà la punta), non tanto per come i film siano schierati ma per come scelgano di raccontare le storie.
Un esempio su tutti: il cinema hollywoodiano raramente utilizza la camera a mano, nei film di questo tipo invece sempre, per Hollywood la camera a mano è sinonimo di massimo realismo e la applicano quasi unicamente al cinema di guerra mediorientale. E' poi sempre presente un conflitto di culture come non c'era in Vietnam (dove il nemico era presente e vivo ma culturalmente lontano anni luce) e soprattutto sono presenti sempre piani e complotti superiori ai singoli protagonisti.
In Vietnam c'era l'uomo contro la natura, l'angheria degli ufficiali e l'ingiustizia di una guerra che manda i ragazzi a morire senza sapere perchè (oltre poi a tutto il tema del reducismo che sarà oggetto di un altro post). Qui invece c'è il tema delle grandi nazioni, tutto si sposta ad un livello superiore, c'è meno azione e più burocrazia, più protocollo e realismo che astrazione poetica.
In particolare The Kingdom mostra a tratti dell'ottima azione e un po' di suspence, pur avendo quei difetti che io sopporto poco. Potrei sostanzialmente riunirli tutti sotto l'etichetta "intrigo politico". Un modo un po' semplice e al tempo stesso confuso di mettere in scena i grandi movimenti internazionali e le macchinazioni dietro questa guerra attraverso i contrasti dei piccoli uomini.
3 commenti:
questo potrebbe essere interessante..come molto interessante è la tua analisi su questo genere di film..redacted da quello che ho sentito non è sta gran cosa ma aspetterò a giudicarlo..prima voglio vedere questo e poi chissà..l'unica cosa che non condivido è quel fortunosamente rispetto alla "nascita della new hollywood"..secondo me le due cose hanno strette relazioni e non sono nate per caso nello stesso periodo.
Non è da escludersi tuttavia non riesco a pensare come la New Hollywood sia potuta venire dal conflitto in Vietnam.
Premettendo che è chiaro che un movimento viene da molti fattori nei quali rientrerà pure quello come l'omicidio Kennedy, lo sbarco sulla Luna, il Watergate e tutti quei fatti di impatto nazionale.
più bel film sul conflitto musulmano:
Black Hawk Down (ma è piaciuto solo a me, ed era il mio periodo di esaltamento Ridley Scott. Ce l'ho in dvd NTSC, se vuoi lo rivedo volentieri), ma è piaciuto solo a me. Ma quanto meno, è l'unico che deriva dalla storia di Mogadiscio, ovvero un fatto realmente accaduto.
Mi convince molto la tua tesi iniziale, anche se fare cinema sui temi dell'attualità, mi sembra una cosa abbastanza normale...
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