GIORNATE DEGLI AUTORI
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2011
Ki è una ragazza madre. Giovane, bellissima e con un figlio a carico di due anni. Il padre biologico è meglio abbandonarlo ad inizio film e per mantenersi posa nuda di fronte ai pittori. Intanto è ospitata in una casa in cui c'è un ragazzo responsabile ma distante. Lei non si rassegna a smettere di vivere da ragazza e cominciare a fare la madre, nonostante il figlio Piotr sia l'unica cosa a cui si interessi.
Con uno sguardo che cerca di eclissarsi e che emerge unicamente quando manifesta un pudore inusuale per la nudità femminile, Dawid Ladzek sta nel bene e nel male con la sua Ki, anche quando lei è la prima ad agire contro i propri interessi. Lo stile è quello dell'autorialità europea degli anni duemila (pedinamenti, macchina a mano e inquadrature fisse sulla protagonista) e la trama è solo un momento nella vita della ragazza, non eccessivamente significativo per quel che succede ma rappresentativo di un modo di vivere.
Di tutta la furia e la leggerezza che Ki mette davanti alla macchina da presa, il suo agitarsi con il quale combina danni ma risolve anche situazioni, Ladzek tira le fila nell'ultima scena, come si conviene a questo tipo di cinema. La chiusa non lascia esaltati ma nemmeno delusi. E con il tempo il film e il personaggio di Ki, un po' ti crescono dentro.
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