CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008
FESTIVAL DEL FILM 2008
Con un andamento molto molto rilassato Zhang Lu vuole mettere in scena un mondo e un modo di intendere i rapporti Cina/Corea Del Sud in accordo con la memoria personale e con quella di un popolo (che non è il suo visto che è cinese e il film si svolge tutt in Corea) attraverso complesse metafore e situazioni criptiche.
Non che non sia abile, molte cose non si scordano facilmente (anche se è meglio non dire perchè), però la sensazione è che stavolta la metafora sia andata troppo in là e che il film esageri nelle sue evoluzioni (o involuzioni), almeno per lo spettatore occidentale.
Il già detto rapporto con la Cina, misurato attraverso la storia dei rapporti delle due nazioni e attraverso il diverso uso che si fa delle due lingue nel film, sono solo due degli elementi più incomprensibili per chi non provenga o non abbia approfondito la cultura asiatica.
Non che questo pregiudichi ogni cosa, ma sicuramente appesantisce e complica una visione già di per sè non facile, organizzata attorno ad una trama che, come spesso capita per film simili, è un pretesto.
Il solo motivo percui non si grida alla "bufala" o all'attentato verso il sonno dello spettatore è perchè Zhang Lu nonostante miri altissimo sembra capace e dotato di cose da dire.
Pur non conoscendo i particolari dell'attentato alla stazione di Iri, che è il presupposto fondamentale del film, lo stesso si percepisce un'eredità non facile e come il regista voglia fare di tale avvenimento una porta per qualcosa di più universale. Ma è tutto molto vago, molto incerto e molto, molto noioso.
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