Tentare di paragonare questo film ai vecchi Disney sarebbe ingiusto e sbagliato, come si può fare un paragone tra qualcosa di moderno e un pezzo di infanzia? La principessa e il ranocchio semmai si può paragonare alle opere degli anni '90 e rispetto ad esse, alle migliori tra quelle come Aladdin, La Sirenetta, La Bella e La Bestia o Il Re Leone, regge il confronto.
Se manca del tutto il carisma dei personaggi (specie al cattivo che storicamente deve essere il più interessante), manca una visione univoca (è un road movie ma non si punta su quello, è un film musicale come Gli Aristogatti o Il Libro della Giungla ma nemmeno quello è un elemento su cui puntare) e manca l'ironia raffinata di certe opere il nuovo Disney di sicuro ha un gran ritmo e una godibilità immediata forte. Diverte, non impegna e rassicura pescando dal calderone di morali che la Disney fa ruotare nelle sue opere (stavolta tocca a "i soldi non fanno la felicità, almeno se non si accompagnano all'amore").
La cosa più importante che La principessa e il ranocchio ci dice però è che la Pixar vuole stare per conto proprio e la Disney fa e farà cose diverse che non prende minimamente in considerazione il pubblico adulto. E anche a livello tecnico il film manca di tutte quelle contaminazioni con la CG che avevano regnato negli anni '90, nè ha il design grafico o le velleità di somigliare al cinema dal vero che si respiravano ad un certo punto. Siamo più dalle parti della pastosità dei cartoni anni '50. Scelta ragionevole che giova alla pellicola.
Le uniche differenze rispetto al passato sono per appassionati e cultori della materia, non certo per il target prediletto del film. C'è un modo di concepire la "narrazione" internamente alla trama come unico vero veicolo di conoscenza e verità che è una costante pixariana (tutti i personaggi imparano quello che sanno leggendo o sentendo racconti) come anche il tema di dover tornare in un certo luogo, nonchè un modo di giocare con le consuetudini favolistiche (continuamente nel film c'è il wish upon a star, cioè l'esprimere un desiderio guardando una stella) lontano dalle parodie della CG e vicino al divertimento narrativo. Nel primo caso si mettono in mostra gli stereotipi per canzonarli, nel secondo li si utilizza fingendo di metterli in discussione solo per ribadirli una volta di più. Come fanno le favole vere.
Se manca del tutto il carisma dei personaggi (specie al cattivo che storicamente deve essere il più interessante), manca una visione univoca (è un road movie ma non si punta su quello, è un film musicale come Gli Aristogatti o Il Libro della Giungla ma nemmeno quello è un elemento su cui puntare) e manca l'ironia raffinata di certe opere il nuovo Disney di sicuro ha un gran ritmo e una godibilità immediata forte. Diverte, non impegna e rassicura pescando dal calderone di morali che la Disney fa ruotare nelle sue opere (stavolta tocca a "i soldi non fanno la felicità, almeno se non si accompagnano all'amore").
La cosa più importante che La principessa e il ranocchio ci dice però è che la Pixar vuole stare per conto proprio e la Disney fa e farà cose diverse che non prende minimamente in considerazione il pubblico adulto. E anche a livello tecnico il film manca di tutte quelle contaminazioni con la CG che avevano regnato negli anni '90, nè ha il design grafico o le velleità di somigliare al cinema dal vero che si respiravano ad un certo punto. Siamo più dalle parti della pastosità dei cartoni anni '50. Scelta ragionevole che giova alla pellicola.
Le uniche differenze rispetto al passato sono per appassionati e cultori della materia, non certo per il target prediletto del film. C'è un modo di concepire la "narrazione" internamente alla trama come unico vero veicolo di conoscenza e verità che è una costante pixariana (tutti i personaggi imparano quello che sanno leggendo o sentendo racconti) come anche il tema di dover tornare in un certo luogo, nonchè un modo di giocare con le consuetudini favolistiche (continuamente nel film c'è il wish upon a star, cioè l'esprimere un desiderio guardando una stella) lontano dalle parodie della CG e vicino al divertimento narrativo. Nel primo caso si mettono in mostra gli stereotipi per canzonarli, nel secondo li si utilizza fingendo di metterli in discussione solo per ribadirli una volta di più. Come fanno le favole vere.
5 commenti:
L'idea che la Disney continui a fare la Disney e la Pixar a fare la Pixar in qualche modo mi rassicura. Anche perchè, insomma, per quanto io adori - letteralmente - i film della Pixar (e non solo nella categoria "animazione", ma proprio a livello "cinema" in generale), credo che i classici disney abbiano sempre avuto un loro perchè.
E se già mi dici che quest'ultimo prodotto regge anche solo un pò il confronto con i classici anni 90, per me è già un ottimo risultato.
Strano che non hai detto che questa è la prima protagonista di colore in casa Disney grazie all'era Obama...
Meno male GParker è immune all'ovvietà!!!
^^
Cmq i Disney degli anni '90 sono capolavori assoluti!
Detti la "Golden Age" della Disney e se mi dici che regge il confronto vuol dire che è davvero buono!
E poi diciamolo, anche se le storie della Pixar sono molto più belle, il disegno fatto a mano ha tutto un altro sapore!
(ecco dai, la banalità l'ho detta io!)
Un saluto!
si anche io sono contento che Pixar e disney si dividano i compiti
ma la Golden Age non erano gli anni '30 e '50??
Boh io ho visto uno speciale sulla disney dove dicevano che la Golden Age è quella degli anni '90 (Sirenetta, Bella e la bestia Aladdine e Re Leone).
Poi secondo me in effetti i migliori in assoluto sono quelli anni '50-'60: Alice nel paese delle meraviglie, la spada nella roccia, la bella addormentata nel bosco...
Anche se la Sirenetta spacca di brutto!
^^
Gli anni '90 sono quelli della cosidetta Disney Renaissance, non della Golden Age:
http://en.wikipedia.org/wiki/Disney_Renaissance
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