Guardando Codice Genesi si è preda come niente dell’istinto di rifiutare qualsiasi cosa proponga per mere ragioni ideologiche e tale volontà è così forte da passare sopra anche ad un’atmosfera intrigante per quanto nota e risaputa, ad una trama che cerca nel futuro le fascinazioni del passato (l’ossessione della carta in un’era post tecnologica) e ad alcuni spunti buoni. Il problema però non è tanto il fatto che Codice Genesi sia un film profondamente e radicalmente cristiano (cristiano anglicano per la precisione) quanto il fatto che sia un film paradossalmente evangelizzante in cui l’azione o il delirio distopico postatomico è solo uno specchietto per le allodole.
Credere in qualcosa è stimabile e gli ottimi cineasti cristiani o cattolici si sprecano (da Rossellini a Sokurov a Gibson, in ordine di ortodossia), il problema semmai è concepire scriteriatamente un mondo creazionista in cui il resto non esista, in cui cioè una minoranza si percepisce come una maggioranza. E’ la stessa cosa che si critica a Moccia quando non tiene conto degli altri strati di popolazione a parte quello narrato.
Le suggestioni di Codice Genesi e il rapporto che che si instaura con la Bibbia in quel futuro post atomico sarebbero anche interessanti. Che il buono cerchi l’applicazione virtuosa del testo sacro e il cattivo della situazione ne cerchi esclusivamente il potere di persuasore occulto, di oppio dei popoli (finendo entrambi per volere la stessa cosa: fondare una nuova civiltà utilizzando quel testo per imporre regole morali e stili di vita) è anche interessante e addirittura in alcuni momenti la lettura o la citazione di alcuni passaggi (i soliti e i più noti) risulta anche innovativa. In una contingenza storico-geografica in cui l’umanità è in uno stadio da far west i discorsi su verdi pascoli come metafora paradisiaca e di fari di salvezza nell’oscurità che si scorgono in molti passaggi del testo sacro ritrovano una plausibilità e un valore difficile da rintracciare nell’era moderna.
Quello che però fa piombare a terra il film è come sia totalmente fallace e implausibile rispetto allo scenario in cui si inserisce. Tra western di bassa lega, mito del superuomo un tanto al chilo e suggestioni ovviamente madmaxiane Codice Genesi precipita lentamente verso un finale sbracato ed esagerato come pochi, dove il colpo di scena finale (anche carino) viene soffocato da pretese spirituali fuori da ogni misura.
Credere in qualcosa è stimabile e gli ottimi cineasti cristiani o cattolici si sprecano (da Rossellini a Sokurov a Gibson, in ordine di ortodossia), il problema semmai è concepire scriteriatamente un mondo creazionista in cui il resto non esista, in cui cioè una minoranza si percepisce come una maggioranza. E’ la stessa cosa che si critica a Moccia quando non tiene conto degli altri strati di popolazione a parte quello narrato.
Le suggestioni di Codice Genesi e il rapporto che che si instaura con la Bibbia in quel futuro post atomico sarebbero anche interessanti. Che il buono cerchi l’applicazione virtuosa del testo sacro e il cattivo della situazione ne cerchi esclusivamente il potere di persuasore occulto, di oppio dei popoli (finendo entrambi per volere la stessa cosa: fondare una nuova civiltà utilizzando quel testo per imporre regole morali e stili di vita) è anche interessante e addirittura in alcuni momenti la lettura o la citazione di alcuni passaggi (i soliti e i più noti) risulta anche innovativa. In una contingenza storico-geografica in cui l’umanità è in uno stadio da far west i discorsi su verdi pascoli come metafora paradisiaca e di fari di salvezza nell’oscurità che si scorgono in molti passaggi del testo sacro ritrovano una plausibilità e un valore difficile da rintracciare nell’era moderna.
Quello che però fa piombare a terra il film è come sia totalmente fallace e implausibile rispetto allo scenario in cui si inserisce. Tra western di bassa lega, mito del superuomo un tanto al chilo e suggestioni ovviamente madmaxiane Codice Genesi precipita lentamente verso un finale sbracato ed esagerato come pochi, dove il colpo di scena finale (anche carino) viene soffocato da pretese spirituali fuori da ogni misura.
10 commenti:
Ma vogliamo parlare della fotografia?
"delirio distopico postatomico"....hai vinto tu....
a momenti manco con vichipedia sono riuscito a chiarirmi le idee....
geims: però poi rendeva eh!?
thomas: quella non mi è dispiaciuta, però un sacco di CG buttata là...
a voja....ora uso distopico per ogni cosa....e mi si stanno aprendo un sacco di porte...
cavolo in tre post hai stroncato 3 dei più grossi film stagionali.
non sei dell'umore eh?
e dimenticavo Shutter Island!
deve essere una cosa tipo we were soldiers......quanto mi ha fatto incazzare quel film
non sono io che stronco, sono loro che lo meritano!
Questo dovrei riuscire ad andare a vederlo stasera. Chissà...
Su Scorsese mi confermo, grandissimo film!!!
Ale55andra
non so se hai una passione particolare per i fratelli hughes o per denzel washington, ma se la risposta è no ad entrambe forse puoi pure lasciar perdere.
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