Oggetto decisamente non convenzionale Il Destino Nel Nome, storia di mescolanza di culture, di abbandono e di ritrovo della propria identità e di rapporti familiari raccontata senza il minimo intreccio.
Una trama c'è, ma manca volutamente l'intreccio, manca cioè quella componente che rompe un equilibrio iniziale scatenando l'attenzione dello spettatore e che attende di essere sciolto alla fine del racconto. Il Destino Nel Nome invece racconta un susseguirsi di eventi in una famiglia, come un film biografico (privo quindi di un centro focale), collegati fra loro unicamente dal fatto che riguardano il rapporto della generazione dei nati in America da genitori indiani con il loro paese d'origine.
Nonostante la mancanza di un intreccio il film tiene comunque sempre viva l'attenzione dello spettatore con una messa in scena sobria ma creativa, che con variazioni di colore, intensità, vicinanza e profondità di campo racconta di più che con le parole degli attori.
Manca la scena madre, mancano le agnizioni e gli svelamenti e anche i topoi, tuttavia Il Destino Nel Nome riesce a cogliere più di un obiettivo parlando di un universo non certo inedito (le seconde generazioni di immigrati) e contemporaneamente dei rapporti familiari (a questo proposito è un peccato che non sia approfondita la relazione tra i fratelli) indugiando molto sulle espressioni e sulle emozioni ma senza mai esagerare o sfociare nel ruffiano.
Una trama c'è, ma manca volutamente l'intreccio, manca cioè quella componente che rompe un equilibrio iniziale scatenando l'attenzione dello spettatore e che attende di essere sciolto alla fine del racconto. Il Destino Nel Nome invece racconta un susseguirsi di eventi in una famiglia, come un film biografico (privo quindi di un centro focale), collegati fra loro unicamente dal fatto che riguardano il rapporto della generazione dei nati in America da genitori indiani con il loro paese d'origine.
Nonostante la mancanza di un intreccio il film tiene comunque sempre viva l'attenzione dello spettatore con una messa in scena sobria ma creativa, che con variazioni di colore, intensità, vicinanza e profondità di campo racconta di più che con le parole degli attori.
Manca la scena madre, mancano le agnizioni e gli svelamenti e anche i topoi, tuttavia Il Destino Nel Nome riesce a cogliere più di un obiettivo parlando di un universo non certo inedito (le seconde generazioni di immigrati) e contemporaneamente dei rapporti familiari (a questo proposito è un peccato che non sia approfondita la relazione tra i fratelli) indugiando molto sulle espressioni e sulle emozioni ma senza mai esagerare o sfociare nel ruffiano.
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