Che invece poi è proprio carino Once...
Non è la "rivoluzione dei musical" di cui si parla ma è un film che parla attraverso la musica in maniera molto intelligente. Era più rivoluzionario a livello di musical Dancer In The Dark se vogliamo...
Once è in realtà un film indipendente incentrato su un musicista e una ragazza che conosce, c'è dunque molta musica poichè la creazione di una demo è al centro della trama ma soprattutto a livello di rapporto tra i personaggi questi nel suonare assieme e nell'aiutarsi a fare musica riescono a comunicare meglio che a parole, e questo è reso davvero bene.
Cioè in Once la musica è una parte importante nella strutturazione del rapporto in un modo in cui si era già tentato di fare ma non si era in fondo mai riusciti. Le canzoni sono una vera narrazione in parallelo. E non è l'unico pregio del film!
Parte dunque alla grande mettendo in mostra una storia di autentica disperazione ma senza disperazione, con qualche tono sundance (l'aspirapolvere portato in giro) e molta cura per il racconto.
Poi il film non diventa ciò che promette e vira per un momento diventando un racconto di formazione di una band, per sfociare infine in un finale molto bello e per nulla scontato sia per trama che per girato (con uno dei dolly meglio usati da molto tempo a questa parte).
E' un'opera piccola, più piccola anche dei soliti film indipendenti, volutamente girata in fretta e d'istinto, illuminata moltissimo con luci naturali (di giorno) e provenienti dal set (di notte), girata in un digitale povero ma operato molto bene. Nonostante infatti i colori siano quelli da video amatoriale (dato anche il tipo di illuminazione) John Carney sia per colori che per composizione dell'inquadratura non rinuncia assolutamente ad una dimensione estetica, anzi!
La storia tra i due protagonisti segue percorsi poco banali e non punta a soddisfare gli spettatori, che è un gran bene, e non rinuncia ad una dimensione intimista, anzi cerca a tutti i costi la complessità dei sentimenti e non la loro semplicità, tirando in ballo la solitudine, l'attrazione, il ricordo e l'orgoglio.
E' un film piccolo, bello e complesso davvero Once, con il pregio di musiche da rock indipendente sentimentale un po' stile Radiohead, un po' Damien Rice.
Non sto qui a illustrare tutti i legami tra il regista e il protagonista, cantante della band che ha composto i pezzi (e vinto l'Oscar per la miglior canzone). Quelli li trovate su Wikipedia.
Non è la "rivoluzione dei musical" di cui si parla ma è un film che parla attraverso la musica in maniera molto intelligente. Era più rivoluzionario a livello di musical Dancer In The Dark se vogliamo...
Once è in realtà un film indipendente incentrato su un musicista e una ragazza che conosce, c'è dunque molta musica poichè la creazione di una demo è al centro della trama ma soprattutto a livello di rapporto tra i personaggi questi nel suonare assieme e nell'aiutarsi a fare musica riescono a comunicare meglio che a parole, e questo è reso davvero bene.
Cioè in Once la musica è una parte importante nella strutturazione del rapporto in un modo in cui si era già tentato di fare ma non si era in fondo mai riusciti. Le canzoni sono una vera narrazione in parallelo. E non è l'unico pregio del film!
Parte dunque alla grande mettendo in mostra una storia di autentica disperazione ma senza disperazione, con qualche tono sundance (l'aspirapolvere portato in giro) e molta cura per il racconto.
Poi il film non diventa ciò che promette e vira per un momento diventando un racconto di formazione di una band, per sfociare infine in un finale molto bello e per nulla scontato sia per trama che per girato (con uno dei dolly meglio usati da molto tempo a questa parte).
E' un'opera piccola, più piccola anche dei soliti film indipendenti, volutamente girata in fretta e d'istinto, illuminata moltissimo con luci naturali (di giorno) e provenienti dal set (di notte), girata in un digitale povero ma operato molto bene. Nonostante infatti i colori siano quelli da video amatoriale (dato anche il tipo di illuminazione) John Carney sia per colori che per composizione dell'inquadratura non rinuncia assolutamente ad una dimensione estetica, anzi!
La storia tra i due protagonisti segue percorsi poco banali e non punta a soddisfare gli spettatori, che è un gran bene, e non rinuncia ad una dimensione intimista, anzi cerca a tutti i costi la complessità dei sentimenti e non la loro semplicità, tirando in ballo la solitudine, l'attrazione, il ricordo e l'orgoglio.
E' un film piccolo, bello e complesso davvero Once, con il pregio di musiche da rock indipendente sentimentale un po' stile Radiohead, un po' Damien Rice.
Non sto qui a illustrare tutti i legami tra il regista e il protagonista, cantante della band che ha composto i pezzi (e vinto l'Oscar per la miglior canzone). Quelli li trovate su Wikipedia.
3 commenti:
"La storia (...)non rinuncia ad una dimensione intimista, anzi cerca a tutti i costi la complessità dei sentimenti e non la loro semplicità, tirando in ballo la solitudine, l'attrazione, il ricordo e l'orgoglio."
io ti adoro.chiaramente lo vedrò.
Once è molto più che carino! Detto questo, non c'è una singola cosa che hai scritto sulla quale possa essere in benché minimo disaccordo ;)
E questo mi preoccupa.
Ad ogni modo discordiamo sul "molto più", io lo ritengo molto carino e interessante, non di più.
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