Simon Pegg e Nick Frost sono il volto più interessante della comicità contemporanea assieme a Zack Galifianakis (anch'egli nelle sale italiane in questo periodo). Ma se loro sono il volto un altro 50% del merito dei loro exploit migliori (L'alba dei morti dementi, Hot Fuzz) va a chi muoveva i fili dietro le quinte, Edgar Wright. Paul mostra proprio questo: come la forza di Frost & Pegg non sia più così dirompente nel momento in cui sono lasciati eccessivamente liberi.
Dal punto di vista del soggetto Paul non è troppo lontano dai due film britannici che li hanno resi noti, si tratta di un modo particolare di parodiare (ma con serietà) un genere ben specifico, il film di fantascienza spielberghiano. A differenza del passato però stavolta al timone non c'è Wright bensì Greg Mottola, regista interessantissimo che si era fatto notare con SuperBad ma soprattutto con il bellissimo Adventureland.
Il risultato però è deludente considerati i presupposti. Perchè Paul è una commediola rassicurante e carina che liscia il pelo al popolo nerd, fa un'immane pubblicità al ComiCon, afferma che tutti i desideri si possono avverare e rigira ogni elemento della trama verso il bene e il lieto fine. Bigotti che si convertono in un attimo, agenti brutali che diventano agnellini.
Certo si ride in Paul, l'idea di un alieno (doppiato da Seth Rogen in originale e da Elio in italiano con i consueti risultati stranianti), che da anni vive sulla Terra, anche lui un po' nerd e che ha contribuito a molta fantascienza dando consigli a grandi autori (cammeo vocale per Spielberg) funziona, ma non si va più in là di quella "carineria" che non sembrava parte del repertorio Frost & Pegg. Soprattutto si avverte un eccesso di citazionismo alla buona, dalle musiche nel bar (che sono quelle del bar di Guerre Stellari), al luogo da cui Paul dà indicazioni a Spielberg, fino alla montagna finale, tutto mette in mostra dettagli di altri film senza mai trovarne lo spirito.
Se dunque i due attori devono giocare su meccanismi diversi dal solito, perchè la partita non è più a due ma a tre grazie all'aggiunta dell'alieno, Frost rinuncia al personaggio dello stupido comico che faceva benissimo (gli idioti in questo caso sono entrambi) e dall'altra parte della macchina da presa Mottola imprime una virata fortissima verso il sentimentalismo maschile.
Nè gli attori/sceneggiatori nè il regista però riescono a raggiungere in pieno i rispettivi obiettivi.
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