E' strano come alle volte un film girato non benissimo, scritto abbastanza male, recitato peggio e musicato banalmente riesca poi lo stesso a sortire un certo effetto.
Ambientato in un non-luogo isolato e disperato, un hotel dalla collocazione sicuramente provinciale o periferica ma non meglio precisata, Aspettando il Sole incrocia molte storie diverse (ad ognuna corrisponde una diversa stanza dell'hotel più la reception) raccontandole in parallelo per rendere conto di un'umanità disperata che non riesce a trovare senso in quello che fa, ma che lo stesso lo fa.
Ladri che confessano ingenuamente, amanti che parlano di uccidere e poi uccidono, maniaci dell'ordine pronti a loro volta ad uccidere, teppisti svogliati, mariti violenti e attori di un porno dai sentimenti nobili.
Il succo di Aspettando il Sole dovrebbe essere tutto nel rapporto tra realtà e finzione o meglio tra realtà e suo racconto mediato. A contrappuntare tutte le scene c'è sempre in ogni stanza un televisore acceso, un registratore, un telefono o comunque un medium in grado appunto di mediare i racconti, di replicarli, raddoppiarli e fare così un commento su ciò che accade.
Si vedono molti film (cioè i protagonisti guardano film) che anticipano alle volte ciò che accadrà in quella stanza (clamoroso il caso di Claudia Gerini e Detour), alle volte invece si tratta di interventi dei media nelle vite dei protagonisti (Gabriel Garko e la televendita), alle volte infine il racconto si fa mentre la storia procede (con le menzogne telefoniche di Raoul Bova) oppure viene esplicitato a parole (la vita sognata dagli attori porno).
Nonostante però tanto impegno la realizzazione è scarsa e più che avere autentiche riflessioni spesso ci si trova di fronte a banali riproposizioni di idee già viste e sentite (la pornoattrice di buoncuore, l'uomo preciso e quindi maniaco, la coltivazione selvaggia e maniacale di elementi distruttivi come le termiti e l'idea stessa del titolo che comprime tutto in una nottata identificando con l'alba la metafora liberatoria).
Eppure l'ambiente straniante, la messa in scena che guarda ad una certa corrente surreale moderna francese e l'idea di portare sempre tutto alle estreme conseguenze in un certo senso perverso finiscono per convincere.
Non è un bel film Aspettando il Sole, eppure indubitabilmente lascia stupiti.
Ambientato in un non-luogo isolato e disperato, un hotel dalla collocazione sicuramente provinciale o periferica ma non meglio precisata, Aspettando il Sole incrocia molte storie diverse (ad ognuna corrisponde una diversa stanza dell'hotel più la reception) raccontandole in parallelo per rendere conto di un'umanità disperata che non riesce a trovare senso in quello che fa, ma che lo stesso lo fa.
Ladri che confessano ingenuamente, amanti che parlano di uccidere e poi uccidono, maniaci dell'ordine pronti a loro volta ad uccidere, teppisti svogliati, mariti violenti e attori di un porno dai sentimenti nobili.
Il succo di Aspettando il Sole dovrebbe essere tutto nel rapporto tra realtà e finzione o meglio tra realtà e suo racconto mediato. A contrappuntare tutte le scene c'è sempre in ogni stanza un televisore acceso, un registratore, un telefono o comunque un medium in grado appunto di mediare i racconti, di replicarli, raddoppiarli e fare così un commento su ciò che accade.
Si vedono molti film (cioè i protagonisti guardano film) che anticipano alle volte ciò che accadrà in quella stanza (clamoroso il caso di Claudia Gerini e Detour), alle volte invece si tratta di interventi dei media nelle vite dei protagonisti (Gabriel Garko e la televendita), alle volte infine il racconto si fa mentre la storia procede (con le menzogne telefoniche di Raoul Bova) oppure viene esplicitato a parole (la vita sognata dagli attori porno).
Nonostante però tanto impegno la realizzazione è scarsa e più che avere autentiche riflessioni spesso ci si trova di fronte a banali riproposizioni di idee già viste e sentite (la pornoattrice di buoncuore, l'uomo preciso e quindi maniaco, la coltivazione selvaggia e maniacale di elementi distruttivi come le termiti e l'idea stessa del titolo che comprime tutto in una nottata identificando con l'alba la metafora liberatoria).
Eppure l'ambiente straniante, la messa in scena che guarda ad una certa corrente surreale moderna francese e l'idea di portare sempre tutto alle estreme conseguenze in un certo senso perverso finiscono per convincere.
Non è un bel film Aspettando il Sole, eppure indubitabilmente lascia stupiti.
4 commenti:
Mi stupisce l'utilizzo banale della musica per uno che è cresciuto professionalmente nei videoclip, mai realizzati in modo banale.
no è banalissimo davvero
è un utilizzo assolutamente convenzionale
ma supersottolineato
come se fosse in realtà decisivo
Com'è che non sei ancora andato a vedere Valchirie?
hanno dato l'anteprima quando ero al future film festival e ora non trovo il tempo....
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