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6.9.11

Amore Carne (2011)
di Pippo Delbono

ORIZZONTI
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2011

Il non-cinema ha un nuovo simbolo.
Pretenzioso, pomposo, vuoto, "poetico" (nel senso più dispregiativo che le virgolette possono dare), insulso, personale, ombelicale, vanesio, autoindulgente, passatista, retrogrado, ininfluente, delirante, malconcio, precario, privo di stile, privo di idee vere, privo di qualsivoglia pulsione comunicativa seria e in ultima analisi superfluo oltre ogni dire.
Tutto quello che il cinema non dovrebbe essere mai. Uno solo dei momenti di Amore Carne rovinerebbe inevitabilmente anche il miglior film di Scorsese.

Io lo vidi, blogger me lo pubblicò, google spero lo indicizzi. Voi lo sapete, se lo vedete è a vostro rischio e comunque mai in una sala dalla quale non possiate fuggire o su un televisore non vostro che non possiate spegnere.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

non sono d'accordo! Il film è molto bello! Molta attenzione anche alla scelta musicale, a mio avviso i brani che accompagnano il film sono meravigliosi,emozionanti! Secondo me tu hai voluto solo dar sfoggio al tuo virtuosismo lessicale, usando paroloni da intellettualoide! Anyx


Anonimo ha detto...

Ma stai scherzando??
Per me è una delle cose migliori che è passata a Venezia quest'anno!


Anonimo ha detto...

Credo che a Scorsese il film di Pippo piacerebbe ,
riconoscerebbe senz'altro il suo il talento visionario mentre la tua rec parla molto della tua frustrazione e zero del film. Auguri


gparker ha detto...

Riposta unica: no, non è un modo di fare virtuosismi lessicali (non è che ci siano chissà quali parole ricercate) ma di cercare di rendere le mille possibili ragioni per le quali questo film, che così tanto pretende e così poco da, non andrebbe nemmeno considerato cinema.

Ognuno chiaramente ha la visione che crede di cosa debba essere e cosa debba fare un film, per quanto mi riguarda il lavoro di Delbono per Amore Carne è (quello sì) un virtuosismo sterile che ha velleità intellettuali ma non comunica nulla.

Non c'è un'immagine che abbia dignità, senso o anche semplicemente un rapporto dialettico con quella che segue e quella che precede. Questo film senza struttura non si fa vantaggio della scelta di non averne ma la subisce, dal suo caos non emerge empatia o anche solo ragionamento, solo autoreferenzialità.

Pippo Delbono ha scelto il modo più difficile in assoluto di fare un film oltre al linguaggio più ostico e il risultato non è assolutamente all'altezza delle aspirazioni.

Dove sta la mia frustrazione? E frustrato da cosa?


Anonimo ha detto...

A me non interessa "cosa debba essere e cosa debba fare un film" (c'è forse un modo univoco di fare film??), mi interessa invece la potenza comunicativa del mezzo cinematografico. Se una pellicola mi fa uscire dalla sala diverso da come ci sono entrato, vuol dire che l'obiettivo è stato raggiunto.
Non vogliamo chiamarlo cinema? Poco importa. Io lo chiamo emozione, espressività, profondissimo lirismo. E questo mi basta.


gparker ha detto...

Io rispetto il tuo punto di vista, specie se motivato da uno stato emotivo. Sei tu che non rispetti il mio.

Non vogliamo chiamarlo cinema? Mi fai contento.


Vanina ha detto...

Condivido pienamente il commento di gparker, gli aggettivi da lui usati, anche. La musica ossessiva, fastidiosa e nient'altro, pare essere stata scelta per aiutare il film in qualche modo ma riesce solo a renderlo piu' banale di quanto gia' sia. Pessima qualita' in tutti i sensi.


Vanina ha detto...

Mi sa che "anonimo" ha una strettissima conoscenza del regista in questione....!


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