FESTIVAL DI CANNES 2010
FUORI CONCORSO
Si inizia con una voce fuoricampo che, citando Shakespeare, afferma che la vita e' un inferno di grida ed affanni ma in ultima analisi senza senso. L'ennesima variazione sul pensiero caustico, ateo e fondamentalmente materialista di Woody Allen. Non siamo ne' dalle parti delle sue commedie scoppiettanti ne' da quelle dei drammi, You Will Meet a Tall Dark Stranger e' un altro viaggio nell'universo dell'autore tra truffe medianiche, rapporti che non funzionano, paura della morte e svolte inattese.
In particolare da Match Point in poi sembra che Allen sia ossessionato dal possibile criminale che alberga in ognuno. Alle volte e' possibile assassino altre, come in questo caso, possibile truffatore, ma sempre l'istinto di uscire dai canoni della legge viene dal contingenza, dal caso per l'appunto.
Si racconta di due coppie, la prima Naomi Watts e Josh Brolin sono in crisi perche' mentre lei lavora lui cerca di diventare uno scrittore ma non guadagna e la seconda, il padre di Naomi Watts e una ex prostituta che lui ha sposato (separandosi dalla moglie) per sentirsi vivo hanno a che fare con i tradimenti da parte di lei.
Questa volta non e' l'intreccio (come in Match Point), ne' l'umorismo (come in gran parte dei suoi film), ne' infine il tema ad avvincere, questa volta ad essere straordinario e' semplicemente il modo in cui Woody Allen racconta l'animo umano. Con semplicita' e pochi gesti conduce questo viaggio nelle vite semplici (sebbene piene di svolte) dei suoi personaggi, lasciando il pubblico libero di notare e soffermarsi su un'infinita' di piccoli particolari.
La grandezza straordinaria di questo regista e' di non porsi nemmeno piu' il problema di fare un buon film, ma solo di cosa voler mostrare stavolta. Le piccole avventure di piccoli borghesi londinesi tra ironia e impossibilita' di trovare la propria felicita', lo vedrete, sono guardate co bonaria partecipazione e senza gli strali che lo caratterizzavano decenni fa, in piu' sono anche condotte con un'abilita' narrativa senza pari, superiore anche a quella sempre giustamente celebrata di Eastwood, l'unico altro cineasta d'altri tempi e fuori da questo tempo che ancora scrive e dirige i film con il gusto e la tecnica dei favolosi anni '50 hollywoodiani.
In particolare da Match Point in poi sembra che Allen sia ossessionato dal possibile criminale che alberga in ognuno. Alle volte e' possibile assassino altre, come in questo caso, possibile truffatore, ma sempre l'istinto di uscire dai canoni della legge viene dal contingenza, dal caso per l'appunto.
Si racconta di due coppie, la prima Naomi Watts e Josh Brolin sono in crisi perche' mentre lei lavora lui cerca di diventare uno scrittore ma non guadagna e la seconda, il padre di Naomi Watts e una ex prostituta che lui ha sposato (separandosi dalla moglie) per sentirsi vivo hanno a che fare con i tradimenti da parte di lei.
Questa volta non e' l'intreccio (come in Match Point), ne' l'umorismo (come in gran parte dei suoi film), ne' infine il tema ad avvincere, questa volta ad essere straordinario e' semplicemente il modo in cui Woody Allen racconta l'animo umano. Con semplicita' e pochi gesti conduce questo viaggio nelle vite semplici (sebbene piene di svolte) dei suoi personaggi, lasciando il pubblico libero di notare e soffermarsi su un'infinita' di piccoli particolari.
La grandezza straordinaria di questo regista e' di non porsi nemmeno piu' il problema di fare un buon film, ma solo di cosa voler mostrare stavolta. Le piccole avventure di piccoli borghesi londinesi tra ironia e impossibilita' di trovare la propria felicita', lo vedrete, sono guardate co bonaria partecipazione e senza gli strali che lo caratterizzavano decenni fa, in piu' sono anche condotte con un'abilita' narrativa senza pari, superiore anche a quella sempre giustamente celebrata di Eastwood, l'unico altro cineasta d'altri tempi e fuori da questo tempo che ancora scrive e dirige i film con il gusto e la tecnica dei favolosi anni '50 hollywoodiani.
6 commenti:
Non vedo l'ora veramente. Poi se ne parli anche così bene...
Ale55andra
A quanto ricordo, Parker non hai mai parlato men che benissimo di qualunque film di Woody Allen...
Solo casualita' sia ben inteso......
Mi pare che questa volta Woody abbia firmato più che altro un cinepanettone.
Mi vedo costretto a dirlo, con la morte nel cuore, dopo aver passato due ore a contemplare "un'infinità di piccoli particolari" che però non compongono nulla.
I personaggi davvero da bozzetto, di una superficialità indecorosa (anziani che vogliono fare i giovani, donne inotorno agli "anta" che si innamorano come ragazzine e non sanno gestire la situazione, scrittori falliti.. roba da film di muccino).
Mi pare manchi un'idea forte, una spina dorsale, stavolta l'assenza di ritmo concede troppo terreno alla tendenziale spinta centrifuga del film...
Nei suoi ultimi lavori allen invece di "mostrare" "dimostrava", il suo cinema era ascetico, filosofico, un cinema dei concetti, ma stavolta manca l'idea di fondo.. a parte che tutte le realtà che pensiamo di vivere sono immaginarie (salvo condannare sempre chi si abbandona candidamente ad un occulto posticcio).. Ma per questo non vale la pena vedere questo film basta conoscere, anche per sommi capi, ciò che dice l'advaita vedanta.
Bello, però cristo quel finale..
Non suoni talebano ma mi sembra che qualsiasi critica si muova al cinema di Woody Allen non possa concentrarsi su "un" film. Nel senso che la produzione è tale e tanta, e talmente continuativa, come una catena di montaggio del cinema, che fa passare in secondo piano un finale meno risolto o un film dai personaggi meno originali. E' l'idea stessa del cinema e dell'intrattenimento che ha Woody Allen a valere il prezzo del biglietto e se stavolta è meno godibile ci sarà quella dopo e quella dopo ancora.
Il corpus di Woody Allen, proprio perchè così vasto e proprio perchè così attaccato a certi temi e stilemi non si può non giudicare tutto assieme o quantomeno per "fasi", considerando come unità minima almeno 3-4 film.
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