Insolitamente movimentato per essere un film politico e insolitamente politico per essere un film d'azione, O' Jerusalem tenta di rendere accattivante ad un pubblico svogliato la spiegazione delle origine del conflitto israelo-palestinese proponendosi di non prendere nessuna delle due parti.
L'impianto romanzesco che si installa sulla realtà storica è il massimo del classico, tre uomini e una donna diventano amici in America nonostante tre siano ebrei e uno sia palestinese. Le differenti ideologie non contano fino a che sono lontani dalla patria, ma quando nel 1948 c'è la "chiamata alle armi" in terra santa tutti quanti prenderanno la propria parte.
Con un po' di freddezza e la volontaria mole di informazioni Chouraqui racconta la storia della primissima parte del conflitto cercando di mettere in mostra la problematicità della questione e l'impossibilità di giungere ad una soluzione. Ma se come impianto didascalico O' Jerusalem regge (anche se si sente un minimo di parteggiamento per la parte israeliana) è come film che fallisce.
La parte classica di intreccio (con annessa storia d'amore nel conflitto) fallisce su tutta la linea non coinvolgendo per niente, nemmeno quando si infiamma su toni melodrammatici, e la parte di amicizia virile superiore ad ogni guerra manca di fare breccia nel cuore dello spettatore.
Non si percepisce nè un umanesimo superiore ad ogni guerra, nè la presenza di piccoli uomini agiti da un destino o delle volontà che trascendono le singole.
I personaggi non vanno più in là della loro etichetta e la messa in scena non fa nulla per aiutare, l'impressione generale è che ci sia stata una certa abile sbrigatività di mestiere che ha consentito di liquidare con una certa esperienza la parte di trama per concentrarsi su come integrare le realtà storiche e quale visione (la più imparziale possibile) dare della problematicità del conflitto.
L'impianto romanzesco che si installa sulla realtà storica è il massimo del classico, tre uomini e una donna diventano amici in America nonostante tre siano ebrei e uno sia palestinese. Le differenti ideologie non contano fino a che sono lontani dalla patria, ma quando nel 1948 c'è la "chiamata alle armi" in terra santa tutti quanti prenderanno la propria parte.
Con un po' di freddezza e la volontaria mole di informazioni Chouraqui racconta la storia della primissima parte del conflitto cercando di mettere in mostra la problematicità della questione e l'impossibilità di giungere ad una soluzione. Ma se come impianto didascalico O' Jerusalem regge (anche se si sente un minimo di parteggiamento per la parte israeliana) è come film che fallisce.
La parte classica di intreccio (con annessa storia d'amore nel conflitto) fallisce su tutta la linea non coinvolgendo per niente, nemmeno quando si infiamma su toni melodrammatici, e la parte di amicizia virile superiore ad ogni guerra manca di fare breccia nel cuore dello spettatore.
Non si percepisce nè un umanesimo superiore ad ogni guerra, nè la presenza di piccoli uomini agiti da un destino o delle volontà che trascendono le singole.
I personaggi non vanno più in là della loro etichetta e la messa in scena non fa nulla per aiutare, l'impressione generale è che ci sia stata una certa abile sbrigatività di mestiere che ha consentito di liquidare con una certa esperienza la parte di trama per concentrarsi su come integrare le realtà storiche e quale visione (la più imparziale possibile) dare della problematicità del conflitto.
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