Le ultime prove di Paolo Virzì erano state parecchio deludenti. Tutti tentativi mancati di uscire da quel provincialismo che aveva contraddistinto le sue prime opere (con Ovosodo chiaramente in testa) che sconfinavano solo nei luoghi comuni.
Però non si può negare che anche negli exploit peggiori è sempre rimasto uno dei migliori narratori del nostro cinema, forse al momento il più bravo a mettere in scena personaggi complessi, figure ambigue e quello dotato della visione di mondo più interessante.
Tutta La Vita Davanti soffre del medesimo provincialismo degli altri film, quello per il quale l'ignorante lo si distingue per il fatto che guarda il Grande Fratello e l'acculturato invece racconta i miti platoniani (come già il protagonista di Ovosodo raccontava la grande letteratura ai compagni di fabbrica) e dove non ci sono mezze misure, tutti i personaggi sono estremi nel loro essere caratteri.
Però quello di Marta è forse uno dei personaggi più belli che il cinema italiano ci abbia saputo regalare negli ultimi anni (assieme ad Accio, il fratello figlio unico di Manrico). Merito sicuramente del fatto che Virzì è bravissimo a dirigere gli attori (anche Sabrina Ferilli recita!), ma soprattutto di una scrittura che dota Marta della complessità reale degli esseri umani.
Come spesso capita per i protagonisti di Virzì è una ragazza dalla vita non facile che però non si lamenta nè si dà mai pervinta, contornata da un'umanità grottesca e strana lei è quella forse messa peggio ma si trova sempre a dover aiutare qualcuno e proprio per il suo non arrendersi mai sembra che stia messa meglio degli altri.
Ancora come sempre in Virzì Marta è quasi disumana per come apparentemente sembri non provare sentimenti. Se ne intuisce una natura sensibile ma non esita a fregare i suoi clienti, non si cura più di tanto delle disavventure della compagna di casa, non ha una compassione troppo forte per il compagno di lavoro (Elio Germano) e non è nemmeno troppo ferita quando scopre che l'uomo in cui riponeva speranze romantiche è sposato e comunque va con un'altra. Ma tutto questo anzi che essere un difetto è un pregio.
Si era detto dei personaggi troppo estremi di Virzì, ecco Marta se ne distacca totalmente riassumendo in sè la complessità del film e del mondo che Virzì vuole raccontare. Un mondo di precari ma finalmente non appellato al facile sinistrismo o alla provvidenza delle unioni lavoratori, anzi pervaso di umanesimo che come lo stesso regista sottolinea "fa amare anche il più negativo dei personaggi", che è il tratto migliore della pellicola.
Certo per il resto ci sono mille cadute di stile. A fronte di tante belle trovate utili a rendere in maniera molto sottile le emozioni di Marta ci sono invece espedienti facilissimi e banalissimi usati per gli altri personaggi. In più Tutta La Vita Davanti non va più in là di Ovosodo e tutte le cose migliori che si possono dire per il primo sono quelle che già furono dette per il secondo. La poetica degli ultimi, quelli con l'uovo sodo incastrato in gola che non va nè su nè giù e con il quale gli tocca convivere tutta la vita è ancora la stessa, ma è ancora efficace.
Perchè nonostante tutto, nonostante il fastidio delle trovate facili, di certa retorica, del provincialismo e di una visione troppo radicale delle cose Paolo Virzì con Tutta La Vita Davanti ha vinto, confermandosi ancora il miglior narratore del nostro cinema.
Però non si può negare che anche negli exploit peggiori è sempre rimasto uno dei migliori narratori del nostro cinema, forse al momento il più bravo a mettere in scena personaggi complessi, figure ambigue e quello dotato della visione di mondo più interessante.
Tutta La Vita Davanti soffre del medesimo provincialismo degli altri film, quello per il quale l'ignorante lo si distingue per il fatto che guarda il Grande Fratello e l'acculturato invece racconta i miti platoniani (come già il protagonista di Ovosodo raccontava la grande letteratura ai compagni di fabbrica) e dove non ci sono mezze misure, tutti i personaggi sono estremi nel loro essere caratteri.
Però quello di Marta è forse uno dei personaggi più belli che il cinema italiano ci abbia saputo regalare negli ultimi anni (assieme ad Accio, il fratello figlio unico di Manrico). Merito sicuramente del fatto che Virzì è bravissimo a dirigere gli attori (anche Sabrina Ferilli recita!), ma soprattutto di una scrittura che dota Marta della complessità reale degli esseri umani.
Come spesso capita per i protagonisti di Virzì è una ragazza dalla vita non facile che però non si lamenta nè si dà mai pervinta, contornata da un'umanità grottesca e strana lei è quella forse messa peggio ma si trova sempre a dover aiutare qualcuno e proprio per il suo non arrendersi mai sembra che stia messa meglio degli altri.
Ancora come sempre in Virzì Marta è quasi disumana per come apparentemente sembri non provare sentimenti. Se ne intuisce una natura sensibile ma non esita a fregare i suoi clienti, non si cura più di tanto delle disavventure della compagna di casa, non ha una compassione troppo forte per il compagno di lavoro (Elio Germano) e non è nemmeno troppo ferita quando scopre che l'uomo in cui riponeva speranze romantiche è sposato e comunque va con un'altra. Ma tutto questo anzi che essere un difetto è un pregio.
Si era detto dei personaggi troppo estremi di Virzì, ecco Marta se ne distacca totalmente riassumendo in sè la complessità del film e del mondo che Virzì vuole raccontare. Un mondo di precari ma finalmente non appellato al facile sinistrismo o alla provvidenza delle unioni lavoratori, anzi pervaso di umanesimo che come lo stesso regista sottolinea "fa amare anche il più negativo dei personaggi", che è il tratto migliore della pellicola.
Certo per il resto ci sono mille cadute di stile. A fronte di tante belle trovate utili a rendere in maniera molto sottile le emozioni di Marta ci sono invece espedienti facilissimi e banalissimi usati per gli altri personaggi. In più Tutta La Vita Davanti non va più in là di Ovosodo e tutte le cose migliori che si possono dire per il primo sono quelle che già furono dette per il secondo. La poetica degli ultimi, quelli con l'uovo sodo incastrato in gola che non va nè su nè giù e con il quale gli tocca convivere tutta la vita è ancora la stessa, ma è ancora efficace.
Perchè nonostante tutto, nonostante il fastidio delle trovate facili, di certa retorica, del provincialismo e di una visione troppo radicale delle cose Paolo Virzì con Tutta La Vita Davanti ha vinto, confermandosi ancora il miglior narratore del nostro cinema.
3 commenti:
Non ho visto Ovosodo, però sono curiosa di vedere questo suo ultimo film...
Ale55andra
Peccato Ovosodo è il suo migliore a mio parere, contiene tutta la sua poetica, riduce al minimo i danni del provincialismo e ha un'idea di mondo e di cinema bellissime.
Comunque rimedialo se ti piace questo, la linea è quella.
ovosodo non è per nulla male in effetti...anche questo mi ispira...sarà per elio germano
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