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19.9.08

Il Matrimonio di Lorna (Le Silence de Lorna, 2008)
di Jean Pierre e Luc Dardenne

POSTATO SU

Lo dico subito: a me lo stile molto marcato e radicale dei Dardenne piace, il loro modo minimale eppur estremamente complesso e raffinato di mettere sullo schermo storie di uomini e donne per un motivo o per l'altro ai margini e alle prese con qualche piega legale che si abbatte sulla loro vita già derelitta mi avvince e i loro film che raccontano di esseri umani più che di fatti mi affascina.

Dunque dovrei suonare abbastanza veritiero quando dico che Il Matrimonio di Lorna, che rispetto al passato è molto più parlato e che ha un intreccio e una scrittura decisamente più complessi, è solo leggermente inferiore al resto della produzione.

Il silenzio di Lorna del titolo originale è quello delle cose che Lorna sa e non dice, è quello che pensa di fare e non dichiara ed è quello che nasconde a se stessa. In mezzo ci sono una serie di colpi di scena non inusuali a chi conosce i fratelli belga e la solita dose di melanconia mascherata da vita quotidiana. In più però c'è Lorna (impossibile non pensare a Russ Meyer ogni volta che la si nomina...) che, come in Rosetta, è il film. La seguiamo ovunque, stiamo indubitabilmente con lei e anzi cerchiamo di capirla.

Si potrebbe infatti dire che tutto il film non segue la protagonista ma cerca di capirla nelle sue scelte e nei suoi repentini cambi di opinione e di obiettivo. Ed è questa la principale differenza zon il passato. I Dardenne sembrano sorpresi quanto gli spettatori quando la loro protagonista presentata con fiera freddezza mostra (senza cambiare mai espressione del volto (che è il vero marchio dardenniano)) di essere invece insospettabilmente preda dei sentimenti come gli altri, (tanto da mentire anche a se stessa) e questa volta decidono di cercare di capire come mai, cosa le si agiti dentro.

Da antologia il cammero di Olivier Gourmet. La definizione stessa di immancabile.

21 commenti:

Giangidoe ha detto...

Quello dei Dardenne è un cinema un pò estremo, soprattutto se guardato in sala. A me piace il loro stile, e credo siano importanti i riconoscimenti dati ai loro film.
Tuttavia non posso dimenticare quella polemichetta fra Goffredo Fofi e Morando Morandini, tenutasi fra le pagine di FilmTv, sull'impossibilità -o meglio inopportunità- di suggerire provocatoriamente che i due fratelli girino sempre lo stesso film. La sola idea, a prescindere dalla condivisibilità o meno del pensiero di Fofi, sembrò sbagliata a priori per il solo fatto di aver attaccato criticamente un soggetto così debole e fragile come la coppia Dardenne e il loro stile così minimale e socialmente utile.
Nel frattempo il mio rispetto per i Dardenne è anche aumentato, ma la mia giustificazione del loro stile "riconoscibile" è bonariamente ammiccante.
Ad ogni modo, aspetto con impazienza di andare a vedere quest'ultimo lavoro.


Anonimo ha detto...

Bè sicuramente il cinema dei fratelli Dardenne è un cinema diverso, molto più aggressivo. Comunque non ho visto il film ma ho letto qualche recensione.


gparker ha detto...

Purtroppo non ricordo la polemica che citi, e me ne rammarico perchè mi avrebbe appassionato.

"Tutti i grandi registi girano sempre lo stesso film" è una massima vecchissima e (lo ammetto) non sempre vera. Tuttavia secondo me è vero che girare sempre lo stesso film in sè non sia male (nè bene). I dardenne hanno un punto di vista sul mondo che a me piace molto e lo mettono in scena con un'abilità cinematografica rara.
Loro hanno dato via ad una lunga schiera di emuli e loro incrociano davvero finzione e documentarismo.

Secondo me il loro è un cinema purissimo solo mascherato da "improvvisazione", non hanno nulla a che vedere con il Dogma e applicano tantissime regole di narrazione.

Comunque nonostante anche io lo ritenga un cinema estremo, penso che in sala abbia il suo vero perchè.

Come dice Pietruccio (che ogni tanto qui bazzica) "Se quando tutto quello che va veramente male può ancora peggiorare allora è un film dei Dardenne".


gparker ha detto...

Si aggressivo lo è di sicuro, se ne sta lì "attaccato" ai personaggi, invadente e spietato nel suo mostrarti la tragedia nel suo svolgersi. Però io apprezzo tantissimo queste caratteristiche.


Giangidoe ha detto...

Vero, è proprio l'invadenza nervosa della presa diretta a restituire quel senso di realismo e quella claustrofobia così caratteristici del loro stile.
In realtà il problema della visione dei loro film in sala è squisitamente fisico, non tanto ideologico o emotivo: io personalmente -come molti altri- ho purtroppo qualche problema di nausea con visioni così "mosse", e film come IL FIGLIO (ma anche Cloverfield, per dire), o persino vari videogame in soggettiva, sono stati un'esperienza mooolto impegnativa e talvolta devastante.
In casi simili, quindi, per far si che il ricordo di un disturbo fisico non si sovrapponga indelebilmente ai meriti e al valore cinematografico reali di opere con quelle caratteristiche tecniche, guardarle fuori dalla sala potrebbe essere l'unico compromesso.
Anche se mi rendo conto che moltissimi film -innegabilmente a ragione- abbiano il loro vero perchè nella loro dimensione cinematografica (Dardenne compresi).


gparker ha detto...

Ah beh se il problema è di "stomaco" chiaramente è un altro paio di maniche...


Anonimo ha detto...

Rospi Smeraldini, Vipere Cornute e Burropardi. Scusate non centra niente ma volevo dirlo.


gparker ha detto...

'sti anonimi.........


Unknown ha detto...

stanno preparando una pozione magica per farti innamorare di franco parker?


gparker ha detto...

Pensa che svolta per questo blog....


Anonimo ha detto...

ma l'andrea che fa il commento sul cinema dei dardenne è chi penso io?

No, ho abbandonato l'idea di comandare il blog. La gente non mi seguirebbe, questo è il gregge di parker. Io mi limito a fare la pecora nera.


gparker ha detto...

E lo credo. Anche perchè da quando il boss è di nuovo a casa si ritorna all'ancien régime!


Anonimo ha detto...

Ma che state a dì? Era un commento finto, ma chi li conosce sti Dardenne? Ho cercato de fare il colto, ma non me viene.


gparker ha detto...

Io ci ero cascato.
Anche se i rospi smeraldini mi avevano messo sulla giusta strada...


Anonimo ha detto...

quelli dell'ancien regime sono stati tutti decapitati. Ricordalo, tiranno.

E tu "andrea" ormai sei senza vergogna. Ti sei calato nelle brache di un personaggio che non ti apparterrà mai.


Anonimo ha detto...

Ma no, ma no, il vero me è Andrea.
Il Compatto è finto, è un Andrea costretto ad essere maligno, mentre io sono un bonaccione.


Anonimo ha detto...

Parker tienimelo lontano. Questo è il classico commento "take it easy man" che non sopporto. Sto giro gli metto le mani addosso.


Anonimo ha detto...

Ma in\questo film dei Dardenne c'è una svolta,nell'ultima parte diciamo cosi', per semplificare, "metafisica" che è senz'altro il maggior pregio del film anche se puo' spazzare e che cmq mi auguro che prefiguri un'evoluzione di un cinema che rischia davvero di essere trooppo sempre uguale.


gparker ha detto...

Non capisco che intendi per metafisica se il colpo di scena che riguarda la maternità di cui si parla dall'inizio o proprio come finisce.
Comunque si ci sono delle evoluzioni che loro hanno attribuito alla necessità data dal trattare una storia di un personaggio molto lontano da loro del cui universo capiscono poco.


Anonimo ha detto...

Alludo al fatto che dopo 3/4 di film nella consueta cifra dei fratelli, si cambia registro dalla gravidanza immaginata in poi, fino a quel finale allucinato e poetico.Come se per raccontare Lorna, non fosse più sufficiente il racconto realistico e allora si prova a volare più in alto.....


gparker ha detto...

ah si il colpo di scena della gravidanza immaginata.
A me non è sembrato più irrealistico quanto più complesso, più "intrecciato", più finzionale ecco.

Gli intrecci dei Dardenne sono sempre stati minimali e in questo realistici, Lorna invece ha una sceneggiatura tipica da film, tipica da fatto finzionale che è metafora dei fatti reali e che quindi a sua volta dentro di sè incorpora più simoboli "tradizionali" come ad esempio è la fuga.

si ovviamente anche io spero in un cammino evoluzionista...


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