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24.5.10

Illegal (id., 2010)
di Olivier Masset-Depasse

FESTIVAL DI CANNES 2010
QUINZAINE DES REALISATEURS

L'ultimo post sul festival di Cannes è per il film che più mi ha colpito.
Già qualche anno fa avevo avuto modo di incontrare il cinema di Olivier Masset-Depasse, quando al festival di Roma passò la sua opera prima Cages. Già in quell'occasione ero rimasto stupito di come riuscisse a fare un racconto nel quale le emozioni dei brevi momenti e dei piccoli gesti prendessero vita e in cui i sentimenti dei personaggi in ogni singolo momento fossero chiari come essi fossero fatti di vetro.

Illegal replica quella visione di mondo e quel modo di girare una storia che, stavolta si occupa di immigrazione clandestina in Francia.
C'è sempre un incidente all'inizio e una donna che deve lottare per recuperare un uomo, solo che adesso è un figlio. Infine ancora una volta la protagonista si batte contro una barriera, non più fisica come il mutismo di Cages, ma concreta come le mura del luogo dove è reclusa.
Seguendo la classica dinamica di frustrazione e poi soddisfazione dello spettatore (talmente bene che nel momento topico è anche scattato l'applauso) Illegal racconta per microinquadrature, minuscoli stacchi di montaggio e punti di vista nascosti l'ansia e l'ingiustizia dello stato di clandestinità della protagonista.

Non manca di tagliare con l'accetta buoni e cattivi Masset-Depasse, sia chiaro, come non manca di concedere allo spettatore in certi casi, quello che vuole vedere. Ma il suo racconto a tratti ruffiano riesce ad essere vero più nei dettagli (una telefonata che non si riesce a fare, un messaggio che non arriva) che nel grande disegno globale, perchè, nonostante il tema impegnato, davvero ancora una volta ciò che interessa al regista è il lottare senza tregua contro barriere apparentemente insormontabili.
Allo stesso modo di Cages i momenti topici sono molti e tutti legati a sguardi e sensazioni, per costringere lo spettatore a calarsi in quei panni e riconoscere le proprie esitazioni e le proprie difficoltà in quelle della protagonista.
Essendo un film che racconta di un'impresa da compiere e di barriere da scavalcare ad ogni piccolo passo il regista non manca di sottolineare, in maniera sempre diversa, sempre originale e sempre comunicativa quanto fare questo progresso sia duro e costi al personaggio.

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